L’altra sera a casa di amici facemmo
un gioco: : bisognava esporre in tre minuti le ragioni del SI o del NO al
referendum di “ riforma” ( l’ho
virgoletto apposta) costituzionale del 4 dicembre prossimo. Io impiegai un
minuto e mezzo per motivare le mie ragioni del NO. Però ora in forma scritta
vorrei definire meglio ciò che ho esternato per video e che dissi quella sera. Dunque,
vediamo un po’: allora le ragioni di quelli che andranno a votare per il SI,
girerebbero intorno al fatto che questa riforma è necessaria, perché con essa
si andrebbero a risparmiare un sacco di soldi e di tempo; i soldi perché si
ridurrebbero il numero dei senatori il tempo perché si andrebbe a “snellire” (
anche qui le virgolette hanno un senso) il processo di promulgazione
legislativa a detta dei politici nostrani di ora, troppo farraginoso e lungo. Si andrebbe a
modificare la bicamerale, ovvero, le Commissioni parlamentari istituite e
composte dai due rami del Parlamento della Repubblica Italiana: Camera e Senato:
Questa operazione viene chiamata dai sostenitori del si, modernizzazione, un
termine che viene usato dagli anni ottanta e che spesso nasconde intenti
completamente diversi da quelli che si prefigge. Non voglio però entrare in
dispute troppo giuridiche perché non ne ho le competenze, come non le hanno i
molti che si attivano come sostenitori del SI. Dirò solo in maniera elementare
quello che ho capito e sul quale dissento. Dunque, in questo caso, mi sembra di
capire che il Senato perderà gran parte dei suoi poteri e molti dei suoi membri
e che esso sarebbe sostituito dai membri dei vari Consigli Regionali: In questo
momento Camera e Senato hanno uguali poteri Il bicameralismo nel diritto costituzionale, è
una pratica della rappresentanza parlamentare che consiste nella divisione in due camere dell'organo
legislativo il parlamento. Il modo di praticarlo è il sistema del bicameralismo
perfetto ovvero: La Camera propone una legge, la articola, la definisce e la
invia al Senato, il Senato la riesamina, la modifica e la rinvia alla Camera,
attraverso questo confronto la legge prende corpo e forma fino a trovare un
accordo sostanziale. Non è una perdita di tempo, ma l’unico modo per
controllare l’operato del Governo, benché in questi ultimi anni abbiamo
assistito a dei veri e propri stravolgimenti di questa pratica. Essa tuttavia a
mio avviso è necessaria. Se dovesse vincere il SI, il Senato perderà questa
funzione e non avrebbe più voce in capitolo e se anche la dovesse avere, essa
non sarebbe l’ultima parola, la quale sarebbe sempre quella del Governo, ovvero
del Presidente del Consiglio. Dico subito che le leggi di questi ultimi anni
varate da questi governi sono andate tutte nella direzioni di togliere diritti
ai cittadini con la motivazione di dover ubbidire ad una modernizzazione ( il
termine ritorna) imposta dall’Europa: abolizione dell’art:18 dello statuto dei
lavoratori, manomissioni violente e arbitrarie sul sistema pensionistico,
queste per citarne solo due. Paradossalmente, da quando è caduto il governo
Berlusconi, l’ultimo eletto veramente con elezioni dai cittadini, i governi che
si sono succeduti sono stati tutti chiamati “governi tecnici”, ovvero
operazioni di accordi sostenuti da manovre politiche senza passare per le
elezioni, attraverso anche la figura del Presidente della Repubblica, ma anche
attraverso forti condizionamenti imposti da Bruxelles. Questi governi, che
hanno approvato leggi liberticide e ingiuste non SONO STATI ELETTI DA
NESSUNO! Anche quello che sta proponendo
questo Referendum. Questo governo Renzi, come già quello Letta e come prima
di questi quello di Monti sono e sono stati completamente proni ai dicktat dell’Unione
Europea e da una Commissione Europea composta da persone che noi non abbiamo
mai né votato, né elette e che siedono al Parlamento Europeo. Se dovesse vincere
il SI, questo senato “riformato”, si occuperebbe di politiche comunitarie, di
enti locali e di Europa, ma sempre solo e dopo che lo avrà deciso il Governo. Allora perché voterò NO :
intanto per un fatto che la dice lunga sulla onestà di questa operazione. Per
questo Referendum non occorrerà
raggiungere il quorum ovvero: fino a l’altro ieri occorreva per rendere
valido il referendum che andasse a votare il 50% degli elettori, più uno.
Ovvero, siamo sessanta milioni di italiani aventi diritto al voto, per far si
che il Referendum fosse valido dovevano votare trenta milioni più uno,
altrimenti il referendum veniva invalidato. Per questo referendum invece basta
che su dieci persone sei votano SI e quattro votano NO il referendum è valido,
ecco perché, pur non avendo votato a molte elezioni, questa volta andrò a
votare NO. Voto NO, perché si sono
volutamente resi lunghi ed incomprensibili molti articoli della Costituzione,
che invece sono brevissimi e comprensibili e spiegabilissimi a tutti. La volontà dei Padri Costituenti fu
improntata alla scelta che la Costituzione dovesse essere compresa da tutti. Un
esempio fra tutti il controverso art.70 che recita “ La funzione legislativa è
esercitata collettivamente dalle due camere”, ovvero appena nove parole,
diventa una lunghissima e incomprensibile trattazione suscettibile di
interpretazioni sempre diverse per adattamenti sempre diversi. Non lo riporto
tutto perché non entrerebbe in quattro cartelle. Poi voto NO e lo ripeto, perché questo governo non lo abbiamo votato
noi cittadini, perché esso fa parte di disegni già pensati e sperimentati
altrove secondo i parametri delle cosiddette TECNOCRAZIE sovranazionali, non a caso vengono definiti governi
tecnici. Per questi governi sono prioritari gli interessi economici e
finanziari e la salute dei mercati, piuttosto che quella dei cittadini. Attraverso una parità monetaria fasulla che
ha impoverito l’Italia, le politiche economiche e gli interessi dei paesi forti
in Europa hanno condizionato gravemente le nostre vite allargando in maniera
paurosa le fasce di povertà estrema anche ai ceti medi. Voto NO perché non si fa una riforma dicendo che si vogliono
ridurre i parlamentari, quando abbiamo un debito pubblico, a mio avviso fatto
di carta straccia, di 255 e passa miliardi di euro, cosa volte che sia qualche
senatore in meno. Una riforma dovrebbe pensare prima di tutto alla qualità
della vita dei cittadini e poi al
benessere delle banche e dei mercati, come infatti stanno facendo già i governi
europei che hanno deciso per il salvataggio dei mercati. Voto NO perché sono stati stabiliti nuovi impedimenti per le
petizioni popolari aumentando il numero delle firme da raccogliere da 50 mila a
150 mila, una chiara volontà di zittire definitivamente i cittadini. Se dovesse
vincere il SI, avremo un sistema governato dalla finanza internazionale, con un
pensiero unico, con un partito unico che è quello democratico. Ma avremo
soprattutto lo svuotamento degli organi di controllo intermedi, perché le
decisioni finali saranno prese solo dal governo rafforzando la figura del
Presidente del Consiglio, che somiglierebbe sempre di più ad un primo ministro:
Quel che resterebbe del Senato, sarebbe solo una conventicola di nominati dalle
segreterie dei partiti o dai gruppi di potere al loro interno. Voto NO anche se a farlo sarà Massimo
D’Alema che è stato il primo a manomettere la Costituzione, voto NO anche se a farlo sarà Silvio
Berlusconi che pure ci ha provato insieme a D’Alema. Ma voto NO perché a farlo ci sono anche grandi giuristi come Gustavo Zagrebelsky già Presidente
della Corte Costituzionale e Stefano
Rodotà giurista e già vice presidente della camera dei deputati. Voto NO, perché
questa Costituzione è stata il frutto del pensiero di grandi menti, mentre
quello che si sta facendo ora è l’espressione di uomini e donne che
appartengono a quella che Rodotà stesso ha definito << la democrazia dell’appropriazione>>
o anche la democrazia degli autoeletti. Voto
NO, e concludo, perché con questa legge elettorale che abbiamo, manomettere
la Costituzione sarebbe veramente rischioso per la libertà di tutti. Voto NO anche se penso che se dovesse
vincere il NO ci saranno ancora tentativi per cambiarla, ma al momento il NO è
l’unica scelta che mi sento di praticare.
Franco Cuomo VAS Verde Ambiente e Società
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