lunedì 12 dicembre 2016

Perché chi affronta questi temi è definito populista? La falsa coscienza di chi ormai ha affidato la sua ragione ai media main stream

Serge Latouche filosofo
Jurgen Habermas filosofo
Luciano Gallino sociologo
Il dominio apparentemente incontrastato del pensiero neo liberista e mercantilista, la diffusissima idea che tutto si riduca a danaro, il declino inarrestabile del livello culturale anche in settori importanti della società e della generalità dei cittadini, l’indifferenza della gente, gli effetti devastanti della disoccupazione, della distruzione delle risorse naturali, sono alla base del generale beotismo contemporaneo.

Quest post, tanto per spiegare, chiarire, informare; perché ormai qui ognuno dice la sua ad ogni piè sospinto, e ognuno si arroga il diritto di attribuire etichette, a meno che, queste etichette questi qualcuno, non le rivendichino con orgoglio pur trattandosi  di deprimenti  e pericolose derive politiche. 

Disprezzo profondamente la propaganda xenofoba e razzista di Salvini e Meloni , ma pure quella pseudo democratica della Serracchiani o della Boschi, per non parlare del devastante genericismo e ignoranza ( ma questi sono estendibilì a tutti i rappresentanti dei gruppi parlamentari)  dei 5 Stelle. Mi deprime il clima di superficialità teorica che anima i cosiddetti dibattiti televisivi e di rete e mi deprime leggere post insulsi nei quali si irride o disprezza chi vorrebbe affrontare problematiche più ampie, più profonde, in un contesto dove il profondo di oggi sarebbe rintracciabile nell’idiozia di trasmissioni che si fregiano di fare informazione politica: il range va da Rai 3 a La 7

Premessa fatta e necessaria, per dire che a ben vedere, l’errore di fondo del capitalismo che impera oggi, ma che non è diverso da quello dei tempi di Dickens, è che esso funziona sulla base di un meccanismo, tanto necessario agli interessi dello sviluppo, quanto fragile e pericoloso nel suo protrarsi nel tempo. Sto parlando del meccanismo della “crescita illimitata”, di ciò che Marx, ma anche Adam Smith, chiamavano “accumulo del capitale” e che costituisce il nucleo essenziale del pensiero neo liberista che sembra essere l’esercizio praticato con grande disinvoltura nel mondo di oggi da tutti, anche dalla cosiddetta sinistra contemporanea. 

E’ un meccanismo tragico e devastante, perché si disinteressa del fatto fondamentale che il capitale non può crescere senza l’apporto delle risorse  naturali ( che non sono illimitate), del lavoro dell’uomo ( anche se questo sta diventando sempre più immateriale in occidente), ma soprattutto, della redistribuzione della ricchezza, fra tutti i cittadini, un principio che è detto “dell’uguaglianza economica principio propugnato da Marx, ma ripreso anche da molti sociologi e filosofii contemporanei: Gallino, Habermas, Latouche ecc. ma pienamente inscritto anche nella nostra Costituzione, all’art.3,fortunatamente salvata ( si spera) dall’improvvido tentativo renziano e piddino di modificarla. 

Oggi, l’Europa, soprattutto paesi come la Germania e la sua politica monetaria, ci stanno imponendo una totale mercificazione e in questo meccanismo a mio avviso un elemento di resistenza e di lotta è la battaglia per la difesa e la tutela dell’ambiente. 

Una guerra contro il capitalismo a favore della terra. 

Allora, a chi fa le pulci ai molti populismi, senza però cambiare indirizzo e lasciando le reazioni a queste politiche monetarie devastanti in mano di elementi pericolosi, appunto xenofobi, razzisti e in fin dei conti filo capitalistici voglio dire che va denunciata e combattutta e avversata l’ossessiva rincora a dare un prezzo ad ogni cosa. “ Non ci basta ammirare le Dolomitì o l’Etna, vogliamo sapere quando valgono in moneta e quando producono. Ai Musei, alle cattedrali, alle spiagge, alla forza lavoro, alle foreste, ai bambini di una scuola agli ospedali, alle specie animali, appendiamo diligenti il cartellino del prezzo, calcolando il cosiddetto rapporto costi benefici e attraverso queste valutazioni si fa passare l’invincibile argomento che per godere di tutto questo, bisogna privatizzare ospedali, scuole, musei,, cartolarizzare montagne, cementificare litorali, devastare l’ambiente, consegnare ai palazzinari e centri storici, “snellire” e “sveltire” gli strumenti urbanistici e così via” ( S. Settis, Azione popolare. Cittadini per il bene comune, Einaudi, p.178).  

Allora oggi io non sono più europeista, perché questa Europa sta sostenendo tutto questo e a me non sta più bene, non voglio più l’euro perché attraverso questa moneta fittizia, si sta depredando l’ambiente e impoverendo nazioni intere. Credo più che mai che una resistenza a tutto ciò debba essere per forza di cose locale e partire dal basso, dalle reali esigenze di ognuno, ma soprattutto combatterò fino all’ultima parola chi, attraverso discorsi abusati dai sistemi di comunicazione main stream, tenterà di avversare queste argomentazioni relegandole nelle regioni dell’estremismo radicale o dell’utopismo. 


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