Lei, se non fosse stato un opportunista, visto che si permette di dare del
cieco a me, avrebbe dovuto avere il coraggio di pubblicare la lettera
precedente, che rinvio a Lei e a tutti, ma purtroppo, come ho sostenuto il
dibattito teorico in questa città è morto. Lei il suo prezzo lo ha pagato , ma
in questo paese ce ne sono tanti come Lei. Il mondo vi appartiene è questa la
tragedia di questo paese . Il PCI, ma anche Lotta Continua, Il Movimento per i
Lavoratori, per tanta gente come Lei sono stati il trampolino di lancio per
brillanti carriere giornalistiche e televisive e ora, Lei si permette di dare
del cieco a me! Racconti a chi a meno di 50 anni queste baggianate non a che ne
ha più di 60! Onestà ci vuole, onestà morale ed intellettuale! Purtroppo latita
da tempo in questo paese!
Franco Cuomo
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Questa è La lettera che il Direttore ha
preferito non pubblicare, forse perchè non era troppo carrarmata, o statolatrica, ve
la ripropongo. Saluti a tutti.
Alcune domande in margine ad una risposta di Marco De Marco a Luigi Nespoli. Dall’ottobre rosso alla rivoluzione arancione: attenti ai miti.
“ Caro Luigi, perché te la
prendi tanto? Tuo padre non è rimasto comunista? E tu non lo sei diventato? E
io? Ci siamo cascati e non possiamo prendercela con nessuno se siamo finiti in
quel fosso. Ma forse cadere non è stato inutile se poi ne siamo
usciti”
Questa
la breve risposta che il direttore ha dato a Luigi Nespoli che rifletteva, nella
pagina di opinioni
& commenti sul
Corriere del Mezzogiorno di martedì 10 gennaio 2011, sul mito dell’ottobre
rosso, sul mito di Kennedy che “ ha tanto entusiasmato lo
sprovveduto Veltroni” sui silenzi del filosofo Biagio De Giovanni, chiamato
il Suslof partenopeo. La domanda che vorrei fare al direttore Marco De Marco è
questa: una volta usciti dal fosso, gentile direttore, potrei sapere dove lei
ritiene che siamo finiti? Tralascio lo sprovveduto Veltroni” e tutto quello che
ne è derivato compreso il pataracchio Margherita – DS che ha originato un
soggetto politico insignificante e non rappresentativo di niente e di nessuno
come il PD, ma dove siamo finiti ora? Se i miti sono pericolosi, perché se ne
continua a coltivare ancora uno con tutta la pervicacia e la protervia che
conosciamo? Sto parlando naturalmente del mito capitalista, in forza del quale i
ceti più disagiati del paese stanno continuando a pagare lo scotto di una crisi
finanziaria prevista e addirittura programmata dalle banche, producendo una
disuguaglianza sociale tra ceti poveri e ceti ricchi mai così vistosa come oggi?
Sembrerebbe che questo sia l’unico mito che non sia sottoposto a critica o
verifica. Sembrerebbe che quando si parla di comunismo le uniche figure che
riusciamo a farci venire alla mente siano solo i carri armati cecoslovacchi o le
purghe staliniane e il totalitarismo statalista. Perché non ricordare le lucide
analisi di Gramsci, le raffinate interpretazioni di Karl Marx, quelle che il
professore De Giovanni amava chiosare in interminabili ed ormai irripetibili
lezioni, oggi che se ne riscopre l’attualità di inediti conservati ad Amsterdam?
Perché non si ricordano le battaglie di civiltà e di lotta fatte per la dignità
degli uomini e dei lavoratori? Perché non si ricordano gli ideali di fratellanza
universale e di solidarietà? Sono mitologie pericolose queste? La mitologia
dello spread è forse più umana? Ma è poi vero che democrazia parlamentare e
capitalismo non confliggono, quando i poteri dell’alta finanza fanno volentieri
e spesso a meno di ciò che la gente ha espresso nella cabina elettorale
indipendentemente da ciò che è stato espresso? Era solo il comunismo che creava
totalitarismi statolatrici? E che dire delle raffinate forme di controllo
mediatico contemporanee per le quali il sistema capitalistico è l’unica forma
politico-economica che si riconosce? Un’idea che ormai passa quasi come
imperativo naturale su tutti gli organi di informazione. In Miseria della Filosofia Karl Marx scrisse che
l’ideologia borghese ( finanziaria n.d.r.) ama storicizzare ogni forma sociale,
religiosa e culturale che dunque diventa storica, contingente e relativa – ogni
forma, tranne la propria. Una volta c’era la storia, oggi non c’è più nessuna
storia, ma solo l’unica realtà “naturalmente” possibile: quella capitalistica,
l’unica forma che la borghesia finanziaria riconosce come naturale agli uomini.
Dunque gentile direttore di cosa stiamo parlando? E’ stato utile per cosa o per
chi uscire dal fosso? Per quanto mi riguarda, io non ci sono cascato, ma ci sono
sempre stato dentro consapevolmente, ammettendo che di fosso si trattasse. Ma
pur essendo stato e continuando ad essere profondamente critico, continuo a
conservare un patrimonio culturale inestimabile per lucidità e raffinatezza di
pensiero e ne sono molto fiero, mi creda.
Franco
Cuomo
Caro Franco,
RispondiEliminala tua capacità di polemizzare con chiunque è diabolico, oltre che dannoso alla tua salute.
La tua polemica con chi si vanta di essere uscito dal fosso , omettendo per saltare sul carro del politico di turno , la trovo un perditempo, un inutile esercizio intelettivo.
Concludo con una frase di un giovane 94anne Stehane Hessel, partigiano, supersiste del campo di concetramento di Buchenwald : “ Distolgo lo sguardo da coloro che si rassegnano, quello che mi fanno vedere non mi interessa”
Ciao
Silvio
caro Silvio,
RispondiEliminaanche beniamino Cuomo mi ha detto la stessa cosa, ma io non riesco a reggere questa gente che sputa sentenze è più forte di me