“ Caro Luigi, perché te la prendi tanto? Tuo padre non è rimasto
comunista? E tu non lo sei diventato? E io? Ci siamo cascati e non possiamo prendercela
con nessuno se siamo finiti in quel fosso. Ma forse cadere non è stato inutile se
poi ne siamo usciti”
Questa la breve risposta che il
direttore ha dato a Luigi Nespoli che rifletteva, nella pagina di opinioni & commenti sul Corriere del
Mezzogiorno di martedì 10 gennaio 2011, sul mito dell’ottobre rosso, sul mito
di Kennedy che “ ha tanto entusiasmato lo
sprovveduto Veltroni” sui silenzi del filosofo Biagio De Giovanni, chiamato
il Suslof partenopeo. La domanda che vorrei fare al direttore Marco De Marco è
questa: una volta usciti dal fosso, gentile direttore, potrei sapere dove lei
ritiene che siamo finiti? Tralascio lo sprovveduto Veltroni” e tutto quello che
ne è derivato compreso il pataracchio Margherita – DS che ha originato un
soggetto politico insignificante e non rappresentativo di niente e di nessuno come
il PD, ma dove siamo finiti ora? Se i
miti sono pericolosi, perché se ne continua a coltivare ancora uno con tutta la
pervicacia e la protervia che conosciamo? Sto parlando naturalmente del mito
capitalista, in forza del quale i ceti più disagiati del paese stanno continuando
a pagare lo scotto di una crisi
finanziaria prevista e addirittura programmata dalle banche, producendo una
disuguaglianza sociale tra ceti poveri e ceti ricchi mai così vistosa come
oggi? Sembrerebbe che questo sia l’unico mito che non sia sottoposto a critica
o verifica. Sembrerebbe che quando si parla di comunismo le uniche figure che
riusciamo a farci venire alla mente siano solo i carri armati cecoslovacchi o
le purghe staliniane e il totalitarismo statalista. Perché non ricordare le
lucide analisi di Gramsci, le raffinate interpretazioni di Karl Marx, quelle
che il professore De Giovanni amava chiosare in interminabili ed ormai
irripetibili lezioni, oggi che se ne riscopre l’attualità di inediti conservati
ad Amsterdam? Perché non si ricordano le battaglie di civiltà e di lotta fatte
per la dignità degli uomini e dei lavoratori? Perché non si ricordano gli
ideali di fratellanza universale e di solidarietà? Sono mitologie pericolose
queste? La mitologia dello spread è forse più umana? Ma è poi vero che
democrazia parlamentare e capitalismo non confliggono, quando i poteri dell’alta finanza fanno
volentieri e spesso a meno di ciò che la
gente ha espresso nella cabina elettorale indipendentemente da ciò che è stato
espresso? Era solo il comunismo che creava totalitarismi statolatrici? E che
dire delle raffinate forme di controllo mediatico contemporanee per le quali il
sistema capitalistico è l’unica forma politico-economica che si riconosce? Un’idea
che ormai passa quasi come imperativo naturale su tutti gli organi di
informazione. In Miseria della Filosofia Karl
Marx scrisse che l’ideologia borghese ( finanziaria n.d.r.) ama storicizzare
ogni forma sociale, religiosa e culturale che dunque diventa storica,
contingente e relativa – ogni forma, tranne la propria. Una volta c’era la
storia, oggi non c’è più nessuna storia, ma solo l’unica realtà “naturalmente”
possibile: quella capitalistica, l’unica forma che la borghesia finanziaria riconosce
come naturale agli uomini. Dunque gentile direttore di cosa stiamo parlando? E’
stato utile per cosa o per chi uscire dal fosso? Per quanto mi riguarda, io non
ci sono cascato, ma ci sono sempre stato dentro consapevolmente, ammettendo che
di fosso si trattasse. Ma pur essendo stato e continuando ad essere
profondamente critico, continuo a conservare un patrimonio culturale
inestimabile per lucidità e raffinatezza di pensiero e ne sono molto fiero, mi
creda.
Franco Cuomo
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