mercoledì 30 aprile 2014

Sul massacro degli alberi in città. I cittadini stanno aspettando ancora una risposta!


Villetta Paradiso Vico Equense

Su La Repubblica nazionale di stamattina 30 aprile 2014 a pag.23 un articolo sui troppi tagli selvaggi e sulle capitozza ture che si eseguono con troppa facilità e sulla battaglia per salvare gli alberi in città. Giusto un mese prima il sottoscritto chiedeva di conoscere i nomi dei responsabili dello scempio perpetrato sui lecci della Villetta Paradiso, chi aveva commissionato quel taglio, perchè in primavera, chi erano gli esperti giardinieri e che fine aveva fatto la legna tagliata. Naturalmente come è scostumata abitudine del sindaco Gennaro Cinque, non ho ricevuto nessuna risposta e non l’hanno ricevuta neanche tutti quei cittadini che nello stesso periodo si indignarono per quella barbara mutilazione inferta ad alberi sani. L’articolo si conclude con queste parole di Ermanno Casasco, professionista di fama internazionale e autore del libro Giardiniere errante: “ A New York  nevica più che a Milano, ma agli alberi di Central Park o al Village vengono portati via solo i rami più bassi o che sporgono troppo”. Mai sottovalutare le potature, ricorda poi : “ Un mio maestro diceva sempre che da lì si capisce se l’amministrazione di una città è corrotta o no…”. Sarebbe forse il caso di riflettere sull'accaduto, se un giornale nazionale dedica spazio ad episodi simili.

Franco Cuomo - VAS- Verde Ambiente e Società


lunedì 28 aprile 2014

VESUVIO


Vesuvio

L’altro giorno, il riccetto che controlla gli abbonamenti ha avuto un diverbio con un signore molto distinto: io avevo già notato qualche altra volta questo comportamento ma mi ero ripromesso di non intervenire anche perché stanco delle continue discussioni col personale e anche perché, come avrete capito, preferisco fantasticare sulla gente, osservare, ascoltare insomma distrarmi da quello che si presenta ogni mattina come un inferno quotidiano. Il riccetto puntualmente da Vico fino a diciamo Torre Annunziata chiede  - con fare molto poco garbato, come nello spirito di cui si parlava qualche pagina prima,- di verificare gli abbonamenti. Di solito fa scendere moltissimi studenti sprovvisti di biglietto e di abbonamento, ma anche attempati signori o signorine finto svagate che rovistando nella borsa alla fine dicono di aver smarrito un biglietto sicuramente mai fatto e questo fa parte del suo lavoro ed è giusto che sia fatto magari forse sarebbe preferibile un po’ più di educazione e modi più urbani. Arrivato ad un signore chiede:
“ favorisca biglietto o abbonamento”, il signore come se non avesse sentito, continua a leggere il giornale. Il riccetto ancora, questa volta in lingua locale, ovvero dialetto e visibilmente più villano del solito: “ bello! Nun ‘e sentuto? ‘O bigliett, sinnò scinn ‘a prossima!”. Il signore molto distinto, finalmente alza gli occhi dal giornale, si toglie lentamente gli occhiali e in maniera molto cortese, ma decisa, risponde: “ io le mostrerò il mio abbonamento solo quando lei lo avrà chiesto – negli stessi toni in cui lo ha chiesto a me e agli altri- a quei due signori che stanno seduti lì”, e indica due figuri corpulenti, con pesanti collane d’oro, pance debordanti e aria da bulli di periferia. Il riccetto si gira…guarda…soppesa tutta la situazione e, questa volta fingendo di non aver sentito la risposta, si allontana con aria di sufficienza come a dire “ ma che vo stu strunz?”: il signore però continua e lo invita, alzando però questa volta un po’ di più la voce, ad effettuare la verifica. A questo punto tutto il vagone comincia a protestare e a fare la stessa richiesta del signore. Il treno sferraglia in galleria: Pozzano, poi Castellammare Terme, ancora tratto in galleria poi Castellammare di Stabia. A Castellammare di Stabia il riccetto guardando minacciosamente il signore, scende e cambia vagone, qualcuno filma la scena col cellulare, qualche altro chiama i carabinieri perché tra le due gallerie era scoppiata quasi una rissa, io invio un articolo in simultanea al Corriere del Mezzogiorno. A via Nocera i due bulli sono spariti e il riccetto pure. Un inizio giornata di ordinaria follia. Quando succedono queste cose spesso ho invocato una catarsi divina, spesso ho pensato come i veronesi: Vesuvio pensaci tu. All'improvviso il Vesuvio che sonnecchia dal 1944 esploderà con una potenza mai vista. Una colonna di gas, cenere e lapilli s'innalzerà per duemila metri sopra il cratere. Valanghe di fuoco rotoleranno sui fianchi del vulcano alla velocità di 100 metri al secondo e una temperatura di 1000 gradi centigradi, distruggendo l'intero paesaggio in un raggio di 7 chilometri spazzando via case, bruciando alberi, asfissiando animale, uccidendo forse un milione di esseri umani. Io immaginato spesso di vedere la scena dal treno . Il tutto, in appena 15 minuti, i binari fonderanno e io con tutto il treno e tutta la disumanità che trasporta spariremmo in un batter di ciglia. Ah! Finalmente ! invece lui se ne sta li tranquillo come il bello addormentato.
Alla stazione di Leopardi, piccola e solitaria, lo puoi vedere in tutta la sua bellezza, nella sua maestosa e inquietante silhouette. E’ l’unico tratto che ha conservato in qualche modo la bellezza delle vecchie stazioni di una volta in un paesaggio ormai devastato da una speculazione brutta e cementizia, venuta su senza programmi e senza architettura. Case, case e ancora case, palazzoni che hanno soffocato la bellezza di antiche ville borboniche una volta circondate solo da pini ad ombrello e ginestre e macchia mediterranea. Oggi nascoste da palazzoni, raccordi autostradali,o visibili da sprazzi brulli e non coltivati, come in un tratto dove da una pavimentazione di cemento, non si capisce costruita per quale uso e poi abbandonata, in cui la natura si è presa la rivincita, spaccandolo in molti punti e facendo fuoriuscire arbusti o ceppi di agavi ma anche roveti e parietaria, quello che qualche urbanista oggi chiama, non senza provocazione- il terzo paesaggio . In quella stazioncina che ricorda la permanenza di Giacomo Leopardi, puoi ancora vedere una bella maiolica con la Madonna del Buon Consiglio sul muro di un convento con accanto un ortus conclusus con un aranceto verdissimo e ben curato. Ma la parte da leone nel paesaggio la fa lui: il Vesuvio, con ai piedi i pochi campi coltivati rimasti. Il versante vesuviano ovvero, quello che vedo io dal treno, l’altro, quello del monte Somma è nascosto, è più arido, in gran parte riforestato per impedire fenomeni franosi e presenta le caratteristiche successioni della macchia mediterranea. Sulle colate laviche più recenti licheni dal tipico aspetto grigio e filamentoso. Il lichene ricopre interamente la lava del 1944 e la colora di grigio facendole assumere riflessi argentati nelle notti di luna piena, ma anche nelle sere di autunno quando le giornate sono più corte. Sulle colate più antiche invece si affiancano le altre piante, tra cui l'Elicriso, l'Artemisia e la Romice rossa. Poi estesi ginestreti, che imprimono un aspetto caratteristico ai versanti del Vesuvio soprattutto durante le fioriture, poi ancora: lecceti, pinete e querceti. Avrò fotografato non so più quante volte quel monte per conservare sfumature diverse ogni volta di grigi o di verdi cupi, come fanno moltissimi turisti, che credendo di poterlo guardare per tutto il tratto, fotografano col treno in movimento e dunque appena si lascia Leopardi, la silhouette sparisce dietro i palazzoni brutti o dietro le pareti laviche grigio scuso della stazione di Torre del Greco. Una mattina, mentre tornavo a Vico, da Napoli, in un orario morto, con un treno stranamente vuoto mi imbattei in uno storico del paesaggio, un architetto che insegnava estetica del paesaggio a Ca’ Foscari, che si recava a Sorrento. Sembrava impazzito dal piacere di quei luoghi e di quello che lui chiamava “forza tellurica del paesaggio del golfo”. Cominciammo la nostra conversazione, proprio perché lui mi vide fotografare e, credendomi un turista per caso, cercò di spiegarmi la genesi di quel paesaggio. Grande fu la sua meraviglia, quando gli dissi che io da più di quarant’anni percorrevo quel tratto due volte al giorno e che ne conoscevo le trasformazioni nel tempo. Gli dissi che il paesaggio, in quel percorso che facevo da tanto tempo era stato assassinato e che dunque quello che noi due stavamo vedendo era il corpo in decomposizione di ciò che un tempo era stato vivo. L’italia e quel luogo preciso che noi due potevamo guardare dal finestrino era un luogo della memoria di un paesaggio violentato dall’indifferenza e dalla cupa ignoranza, quella stessa con la quale facevo i conti tutte le mattine su quei treni. Nel passato, nella storia, nella cultura, insomma: nelle profondità del tempo, è esistita una specie di macchina filatrice, che imbastiva segni e solchi. A volte si trattava di versi di poesia, di letteratura o magari della facciata di una villa  settecentesca, altre volte semplicemente di rughe. L’Italia per me è stata per anni tutto questo: il luogo che custodiva quella filatrice, ma che oggi qualcuno ha distrutto. Quali sono i linguaggi del Paesaggio? Quali sono i linguaggi con i quali il Paesaggio comunica con noi? E’ il linguaggio del Mito? Quello della ragione? E’ il linguaggio della nostalgia e della memoria? E’ il linguaggio del teatro ? I luoghi ed i paesaggi parlano attraverso quanto hanno incessantemente registrato, conosciuto e stratificato. Parlano attraverso la condivisione di identità o il riconoscimento e l’interazione con di identità altre. Quelle che ci scorrevano veloci davanti agli occhi erano solo trasformazioni e anche la mia nostalgia di un paesaggio antico era un puro e semplice estetismo, come lo era anche la sua meraviglia o il suo stupore nel verificare lo sconcerto di paesaggi sciatti e brutti venuti su la dove una volta c’era “ il paesaggio”, invenzione romantica del secolo del gran tour.  In fondo noi due stavamo sperimentando di persona che  comunicazione avveniva attraverso la percezione delle relazioni fra i vari segni riconoscibili nella scena visiva di quel  particolare paesaggio, mentre la nostra percezione di quel luogo o di quel paesaggio variava repentinamente se in esso scorgevamo un artefatto o un segno contemporaneo opera di un artista, oppure se mentre lo stavamo osservando ascoltavamo Bach oppure Wagner o i Rolling Stones. Ci lasciammo a Vico e la sera ci rivedemmo a cena a Sorrento per continuare la conversazione interrotta: complice il Vesuvio e il suo maestoso silenzio, ma anche un treno mezzo vuoto che restituiva interesse ad un tratto in cui per me non c’era più niente da scoprire.






lunedì 21 aprile 2014

La mostra di Warhol a Napoli

Lucio Amelio
Donna Summer


Mi può pure andare bene una mostra su Warhol in cui ci sono esposte opere già viste a Napoli ( la Mostra povera del Maschio Angioino), mi può pure stare bene la scarsa ricerca operata per la proposta delle opere esposte,serigrafie su carta ( buona parte), mi può pure stare bene la riproposta del grande Vesuvius ( serigrafia su tela con interventi manuali dell’artista) che si può vedere al terzo piano della Galleria Nazionale di Capodimonte . Mi rattrista però visitare una mostra che è stata presa d’assalto da giovanissimi e che non ci fosse nessuno e sottolineo nessuno che spiegasse, sui tre piani : le tecniche i periodi, la vita di Warhol, che alle pareti i quadri sono stati appesi come se si trattasse del soggiorno di casa propria senza didascalie accanto che ne illustrassero: l’anno di esecuzione, chi rappresentava, e la tecnica col quale è stato fatto. Erano interessanti le copertine della rivista Interwiew , ma chi guardava non ha capito né che si trattasse di copertine né cosa fosse o cosa abbia rappresentato Interwiew per la cultura pop e per lo star system  per la fine dei ’70 gli anni ’80, per Warhol era l’equivalente di ciò che era stata l’aristocrazia per gli europei. Una mostra povera di cose non esaltanti, una mostra in cui credo la faccia da padrone la collezione di Ernesto Esposito, di cui c’è anche il ritratto insieme ai due ritratti di Lucio Amelio, sulla cui didascalia, se ci fosse stata, si sarebbe dovuto spiegare che è stato il gallerista che ha portato Andy Warhol a Napoli nei primi anni ’70 e poi altre opere della collezione  Amelio Terremotus : i Fate Presto! Commissionati da Amelio a Warhol e donati dall’artista per il terribile sisma dell’80. Nella sala delle Marilyn – l’opera più conosciuta e inflazionata – qualcuno avrebbe potuto spiegare che di questo lavoro, l’opera oggi più rappresentativa è la Gold Marylin, ovvero una serigrafia con interventi materiali eseguiti su foglia d’oro . Insomma: la mostra è molto visitata ma manca di supporti audiovisivi e descrittivi che ne fanno una povera cosa e non rendono giustizia alla genialità creativa di questo grande artista del XX secolo. Si poteva proiettare un video che ripercorre tutta la vita di Warhol, da quando arriva a Pittsburgh dalla Cecoslovacchia fino al suo funerale nella cattedrale di S. Patrick a New York con gli amici della Factory che leggevano i necrologi . Un video che possiedo e che dunque credo sia rintracciabile e che comunque metterei a disposizione degli organizzatori se lo richiedono, come agli organizzatori offro gratuitamente il mio tempo per spiegare ai giovanissimi la mostra. Purtroppo siamo a Napoli e mi chiedo come sia stato possibile che Achille Bonito Oliva abbia potuto consentire un allestimento così sciatto.


Franco Cuomo 21 aprile 2014

mercoledì 16 aprile 2014

L'umiliazione di un luogo simbolo per Vico Equense, tra spiriti inferi e lecci barbaramente trucidati






Leggo su FB le proteste di molti cittadini relative alla capitozzatura dei lecci della Villetta Paradiso e alla installazione di quella finta stele di bronzo con le facce dei “cuccurucù” . Cosa c’entrano i “cuccurucù” con quel posto? Perché mettere delle figure ctonie, notturne e infere in un posto così solare che come aggettivo si chiama per giunta pure paradiso .  Bene perché non facciamo i nomi e cognomi invece di essere generici? Noto con piacere( si fa per dire) che vi siete accorti che la Villetta Paradiso è diventata inguardabile, distrutta da un'operazione vergognosa naturalisticamente parlando,ma perché non diamo un nome a questo scempio? Io il nome ce l'ho: Gennaro Cinque! Sindaco di un paese che non dovrebbe più chiamarsi Vico Equense ma Moiano 2 o Moiano marittima per l'incuria in cui è stato precipitato. Io non so se quei lecci si salveranno da una capitozzatura simile, fuori stagione per giunta e su alberi sani. Quelli che hanno fatto questa operazione chi sono? I nomi? da chi sono stati autorizzati? I nomi. Quali competenze naturalistiche avevano? da dove venivano? E quel legno tagliato che fine ha fatto lo hanno venduto? E il guadagno? E quella stele, sulla quale, ripeto, non voglio pronunciarmi né sull'estetica, né sull'artista che l'ha eseguita, chi l'ha commissionata? Perché? Chi ha autorizzato la Napoletana gas a sistemare uno sfiatatoio per regolare la pressione del gas metano per poi ricoprirla con un preservativo di bronzo proprio in quel posto e non altrove? Magari 50 metri più giù andava già bene. Ecco che allora vengono fuori un sacco di responsabilità: del Sindaco, della Soprintendenza, della napoletana gas, dei presunti giardinieri che hanno fatto lo scempio. A me sembra che questo sindaco abbia come progetto quello di umiliare Vico centro, di renderlo sempre più simile alla sciatta povertà di un comune senza regole dove ognuno fa quello che gli pare. Dove si affidano incarichi a conoscenti, magari chi ha tagliato le piante era amico di, parente di ecc. ecc. In mano alle scelte di gente rozza e ignorante che non ha vergogna né della sua ignoranza, né della sua rozzezza e ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale. Se ci siamo veramente stufati di tutto questo perché come cittadini di Vico centro non rialziamo la testa e difendiamo ancora quello che è rimasto del patrimonio di storia, di bellezze architettoniche, di verde, di antiche strade ora abbandonate, di marine distrutte e date in pasto a affaristi di piccolo cabotaggio? Rialziamo la testa se ci riusciamo e siamo seri e decisi nel dire basta con questo sindaco e con le sue discutibili "scelte ".

ITALIA il paese in cui la P2 rende liberi



«P2 macht frei». E allora?  Dove sta l’oscenità? La parafrasi della poesia Se questo è un uomo di Primo Levi e della frase sul cancello di Aushwitz, “il lavoro rende liberi” con “ la P2 rende liberi”, utilizzata da Beppe Grillo riesce a dare veramente la dimensione di ciò che è diventata l’Italia oggi. Le anime belle del giornalismo italiano al giogo dei poter super forti: i Severgnini con caschetto argentato, le Gruber siliconate, i Formigli scalmanati, i Floris morigerati,  e poi Mentana, tutte le sere a ogni ora del giorno e della notte a ricordarci che il Movimento 5 stelle è  un’accolita di nazifascisti squadristi. Che il loro leader è un guitto violento sostenuti da  La Repubblica e il Corriere della sera e Paolo Mieli, e Pier Luigi Battista, insomma tutto il regime mediatico di ballerini e ballerine, paludato da gotha intellettuale di sinistra democratica piddina, di mosche cocchiere, che ha scatenato un putiferio, con la sollecitata reazione, fuori luogo, di Renzo Gattegna il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane su questa centratissima parafrasi fatta da Grillo. Giustissima la reazione di Grillo di non fare le scuse a nessuno e di aver sottolineato l'inapproriatezza comunicativa di Gattegna. Vorrei solo ricordare per dovere di cronaca per chi ha la mia età, che quella foto con la scritta giusta è stata anche una copertina di un Lp del gruppo gli Area negli anni settanta, 1973 per  essere precisi  nonché il titolo dello stesso album e che allora non suscitò alcuna indignazione. Oggi, a 62 anni suonati mi vengono in mente le parole del mio amico comunista Gianni Arpino, scomparso da tempo ormai. Quando uscì La Repubblica, io giovane comunista  di allora, la acquistavo tutti i giorni e volevo commentare con lui le notizie e i fatti politici che vi leggevo e lui flemmatico mi rispondeva : “ io leggo solo  L’Unità, il tuo giornale è il giornale della loggia massonica P2 e dei padroni”. Credo che mai parole siano state più vere. Con l’avvento del quotidiano di Eugenio Scalfari cominciò lo sfaldamento del Partito Comunista, ma soprattutto iniziò l’avvento di una nuova forma di pensiero unico che sarebbe poi diventato il tratto ormai più vistoso di tutta l’informazione attuale. Sono andato a leggermi il post di Beppe Grillo e invito chiunque a farlo ebbene,  in quel post sul blog non c'è niente di offensivo verso nessuno, e la mastodontica e falsa '"operazione indignazione" messa su da giornali e  televisioni è stata fatta solo per cancellare e far dimenticare il contenuto del messaggio, ovvero quello che con elegante bravura, a mio avviso, è la reinterpretazione di Se questo è un uomo di Primo Levi e che poi è riassumibile nella constatazione che questo è un paese nato dalle morti di Falcone e Borsellino, dalla trattativa Stato mafia,schiavo della P2, comandato da un vecchio impaurito delle sue stesse azioni che ignora la Costituzione, un paese consegnato da vent'anni a Dell'Utri e a Berlusconi. Insomma un’operazione di indignazione  che e in Italia, chiaramente, funziona sempre, perché serve a distrarre da ciò su cui si dovrebbe realmente riflettere. Ormai difficilemente guardo i programmi macelleria fatti passare per informazione politica che si succedono a scacchiera sulle varie televisioni dal lunedi al venerdì, preferendo guardare un buon film. Preoccupa però che c’è ancora molta gente in giro che è convinta che quei programmi dicano la verità su questo sfortunato paese.
 Franco Cuomo


ALIMURI:Una poco credibile presa in giro!


Che pagliacciata quella della demolizione della struttura di ALIMURI! Mi sono rotto di chiamarlo ecomostro perché oggi ce ne sono tanti di più e non sono nemmeno eco ma solo mostri e basta! Un prevedibile e plateale gioco delle parti, un copione già previsto per mettere in moto una macchina per gli affari a vantaggio di tutti quelli che stanno giocando in questo gioco e questa volta a scapito della comunità e non solo dell’ambiente. Metropolis di oggi scrive che la Sa.An. intenderebbe rivalersi contro la richiesta del Comune di Vico Equense di demolizione in danno, ricorrendo al TAR Campania. Credo di averlo dichiarato in qualche mia precedete intervista che sarebbe finita così, e c’è da giurarci che vincerà il ricorso facendo pagare al Comune di Vico Equense, cioè all’erario pubblico cioè a noi cittadini tutti. Giova ripeterlo – ed è la mia personale opinione e come tale legittimamente la esprimo - se non si fosse capito: quella struttura in quel posto non può fruttare più niente anche perché l’accordo precedente era troppo smaccatamente di parte e, smascherato per quello che era, non può essere più praticato: sto parlando naturalmente dell’accordo Rutelli. Ci sono stati poi quattro cinque anni di silenzio, improvvisamente, come il coniglio dal cappello appare sulla scena il neo assessore ingegnere Antonio Elefante che, forte della sua esperienza professionale, scopre improvvisamente , con un lavoro degno di Sherlock Holmes,   che quella struttura è abusiva e dunque va demolita. Improvvisamente si varano due provvedimenti che dovrebbero portare all’abbattimento della struttura  all’annullamento dell’accordo Rutelli. I due provvedimenti sono firmati dal nuovo responsabile del servizio tecnico l’architetto Pietro Paolo Fusco , al posto dell’ingegnere Paolo Guadagno che, inspiegabilmente esce di scena dopo essere stato per anni il deus ex machina di quel servizio. Su questi due provvedimenti – si legge su Metropolis, la Sa.An. “potrebbe mettere alle strette il Comune di Vico Equense facendo ricorso al TAR”. Il sindaco Cinque fa addirittura sapere che se la struttura si abbatterà lui avrebbe intenzione di valutare con la Soprintendenza l’opportunità di procedere alla realizzazione di un piccolo solarium a quattro passi dal mare, un progetto già presente nel vecchio accordo. Io allora mi chiedo e chiedo anche ai giocatori che stanno giocando questo gioco o recitando questa parte: ma a chi la volete dare a bere? Pensate veramente che l’opinione pubblica possa credere a questa pantomima? Pensate veramente che i VAS possano credere che ci sia un interesse di tutela ambientale all’interno di questa operazione? Io, dopo la lettura di quest’articolo non firmato su Metropolis del 16 aprle del 2014, mi convinco ancora di più della mia tesi ovvero: l’accordo Rutelli riapparirà “magicamente” con una sentenza del TAR Campania a favore della Sa.An  che farà valere tutte le sue richieste compresa quella di una possibile ricostruzione in altro sito della struttura, mentre al Comune di Vico Equense, che pagherebbe le spese processuali alla Sa.An , verrebbe dato il contentino del “piccolo solarium”. Sia ben chiaro: qui non è scoppiata nessuna rivolta degli ambientalisti, magari scoppiassero rivolte ambientaliste!Qui chi scrive esprime solo una sua opinione, mentre certamente un dato inequivocabile resta. Quella zona è una zona A1, ovvero di rilevante valore ambientale, sulla quale non si può costruire niente, ma soprattutto è una zona ad altissimo rischio idrogeologico. Se le leggi hanno ancora un loro valore e una loro applicabilità in Italia, questa è l’unica cosa certa in questa faccenda!

Franco Cuomo

martedì 8 aprile 2014

Always silk, Filippo Valentini, opere in mostra all'Hilton Sorrento Palace dal 14 aprile 18.30-20.30




Filippo Valentini

Una mostra dal titolo always silk, per sempre seta , che si terrà a Sorrento  lunedì 14 aprile dalle 18.30 alle 20.30 nella Sala delle Esposizioni dell’Hilton Sorrento Palace, via S. Antonio 13. Filippo Valentini esibisce al pubblico un lavoro di delicate pitture su seta dai cromatismi delicati e sfumati che rimandano subito alle frequentazioni più che ventennali che il nostro ha con la cultura cinese. Dopo aver frequentato l’Istituto Universitario Orientale, si laurea in cinese quando gli iscritti si potevano contare sulle dita di una sola mano. Poi si trasferisce ad Hong Kong dove tutt’ora risiede e lavora praticando un nomadismo culturale che lo ha reso a tutti gli effetti cittadino del mondo  saltellando da Honk Kong, Canton, Carpi, Sorrento. Conosco Filippo ( Pippo) praticamente da sempre, credo da quando avevamo io tre e lui due anni e conosco la sua abilità manuale nel realizzare delicatissime policromie: ha da sempre prediletto la seta da qui, il titolo della stessa mostra. Lui ci invita e noi non possiamo non andare e godere e gioire con lui del suo lavoro.

Franco Cuomo

sabato 5 aprile 2014

Villa dei Misteri ... passengers are advising





Il treno si riempie di turisti:cosce bianche di vecchie signore, macchine fotografiche, cappellini, bottigline di acqua diventata ormai caldissima. L’altoparlante ripete in più lingue: “si avvisano i signori viaggiatori…con la pessima traduzione di passengers are advising that the next train for naples is arriving on deck two….qualche inglese sorride. La voce va avanti per quasi dieci minuti. Il caldo del pomeriggio è insopportabile e la lunga sosta pure. Sono questi i  momenti in cui si verifica un allargamento del campo dell’esperienza fisica, messa sempre a dura prova nei treni della Circum è un’esperienza corporea che si omogeinizza a quella degli altri: in quei momenti scopriamo che abbiamo tutti le stesse fantasie. Nella calura i pensieri vagano ci si soppesa con gli sguardi –anche quelli di noia- ma io guardo soprattutto i look le differenze tra italiani e stranieri. Noi italiani moltiplichiamo le apparenze di pari passo con la conquista dell’uniformità nell’aspetto: Gli stranieri no:sono più vari e hanno più estro personale, anche nella maggiore povertà estetica. Ci si libera dall’illusione del modello <<esclusivo> o magari dalla sua libera interpretazione e riproduzione, e si giura fedeltà a un design o meglio, ad un look. I ragazzi italiani hanno sempre occhiali da sole e scarpe o jeans firmatissimi: in quel vagone se stessero tutti zitti sarebbe facilissimo riconoscere gli italiani da tutti gli altri. Il grande salice piangente sulla destra nasconde gli antichi scavi la folla è rumorosa e si accalca comincia il rito della gente che protesta per la soppressione di corse: io comincio ad assentarmi per sopravvivere: il processo può spingersi fino all’obliterazione pressoché totale della linea di confine tra reale e immaginario: Osservo un ragazzo alto con frangia sugli occhi e occhialini tondi, tedesco, forse olandese…non decifro bene la lingua ma i suoni sembrano quelli il look è trasandato, mi vengono immediatamente in mente associazioni visive: coffee shop, jeans logori, montgomery sporchi, capelli spettinati. Noi crediamo che l’abito esprima l’essenza più intima di noi stessi, mentre di fatto esso esprime il nostro environment, il nostro essere ambiente, e come la pubblicità, la musica pop, la pulp finctione, lo fa ad un livello istintuale, emotivo, non intellettuale. Il ragazzo sorride schiacciato tra rumorosissimi studenti italiani e un gruppo di operai edili con pantaloni schizzati di pittura e grossi scarponi: Il treno è ancora fermo, mentre la voce dell’altoparlante continua ad annunciare l’arrivo del prossimo treno: E’ la lunghezza interminabile della sosta e il caldo asfissiante che mi riportano fuori dalla mia pcnolessia. L’era del tempo intensivo non è più quella del mezzo di trasporto fisico. La visione più o meno lontana del nostro viaggio cede così a poco a poco alla previsione, alla preveggenza, mentre l’arrivo rapido ad una destinazione anche prossima viene messo in forza dall’inerzia generalizzata di immagini e informazioni che ormai sono il tratto più vivido di una conoscenza immaginifica: In Circumvesuviana si viaggia molto più nel tempo che non nello spazio.

martedì 1 aprile 2014

Una violenza su alberi e paesaggio che il Sindaco dovrebbe spiegare ai cittadini e pure la Soprintendenza!





La protervia e l’arroganza di questo sindaco, insieme a quella della Napoletana gas sembra essere senza limiti, ma io direi : nu sindaco senza scuorno! Un attentato al paesaggio e la Soprintendenza cosa fa? Autorizza? Esistono più le Soprintendenze? Svolgono ancora compiti di tutela e di controllo del territorio e dei beni paesaggistici? . Una statua di bronzo non descritta in progetto come “regalo” della Napoletana gas che all’epoca dei lavori delle condotte pensò bene di sistemare lo sfiatatoio di regolazione della pressione nella Villetta Paradiso. Ma se al sindaco Gennaro Cinque non gli importa niente del paesaggio e degli alberi, ai cittadini che amano la propria terra e i propri luoghi  fa male vedere la Villetta Paradiso ridotta in questo modo! Questi lecci poi, non sono stati potati, sono stati capitozzati  e su entrambe le vicende si chiedono  spiegazioni ! E l’assessore Migliaccio che si dice essere sempre così attento alle bellezze della terra dei sui avi cosa dice di fronte a questa ennesima selvaggia aggressione alla natura e al paesaggio?   Per la manutenzione degli alberi - bisognerebbe ricordare che le potature vanno eseguite solo se veramente necessarie, altrimenti è bene lasciare l'albero al suo naturale sviluppo. In ogni caso, per non indebolire eccessivamente la pianta, sono da evitare il le potature drastiche e le capitozzature che vanno eseguite solo in casi di gravi situazioni fitosanitarie. Di solito non si dovrebbe asportare mai più del 30 % della chioma dell'albero ed il diametro dei rami da tagliare non dovrebbe mai superare i 10 cm. Le potature, inoltre, non dovrebbero essere mai eseguite in primavera (germogliamento), né in autunno (caduta delle foglie) ma solo in piena estate o in inverno. Per quanto riguarda i Lecc,i occorre tener presente che la caratteristica principale di tale pianta, è quella di avere una chioma molto folta, espansa, con la predominanza dei rami centrali su quelli laterali. Pertanto, gli interventi di potatura, dovrebbero riguardare il solo alleggerimento e sfoltimento della chioma con la contemporanea riduzione della sua altezza e del suo volume, senza però effettuare tagli severi e meno che mai la capitozzatura delle piante. Quello che vediamo è un’ arbitraria violenza a queste piante ma anche al paesaggio. Come VAS faremo seguire un esposto alla Soprintendenza e chiederemo chiarimenti . Il territorio è ormai completamente devastato da interventi abusivi e dall’incuria e un altro esempio è la via Murrano che porta alla spiaggia di Seiano: una strada completamente abbandonata, a tratti pericolosa per possibili smottamenti o frane con una crescita di piante infestanti  e apposizione di pericolose transenne di ferro, in alcune parti divelte, con delle reti rosse che dovrebbero segnalarne il pericolo, mentre il manto stradale è completamente dissestato. Anche qui ci sarebbe da chiedere al Sindaco e al sensibile assessore: che biglietto da visita può mai essere una strada ridotta in questo modo per i turisti che arrivano alle marine? E agli operatori turisti chiediamo? Perché tacete? Vi sta bene tutto questo? Sta bene a Gennarone che ha il ristorante stellato, sta bene alle Axidie, sta bene all’Aden Bleu e ai molti ristorantini che stanno su quella spiaggia e ai proprietari dei vari camping?

Franco Cuomo – VAS – Verdi  Ambiente e Società

Via Murrano