lunedì 21 aprile 2014

La mostra di Warhol a Napoli

Lucio Amelio
Donna Summer


Mi può pure andare bene una mostra su Warhol in cui ci sono esposte opere già viste a Napoli ( la Mostra povera del Maschio Angioino), mi può pure stare bene la scarsa ricerca operata per la proposta delle opere esposte,serigrafie su carta ( buona parte), mi può pure stare bene la riproposta del grande Vesuvius ( serigrafia su tela con interventi manuali dell’artista) che si può vedere al terzo piano della Galleria Nazionale di Capodimonte . Mi rattrista però visitare una mostra che è stata presa d’assalto da giovanissimi e che non ci fosse nessuno e sottolineo nessuno che spiegasse, sui tre piani : le tecniche i periodi, la vita di Warhol, che alle pareti i quadri sono stati appesi come se si trattasse del soggiorno di casa propria senza didascalie accanto che ne illustrassero: l’anno di esecuzione, chi rappresentava, e la tecnica col quale è stato fatto. Erano interessanti le copertine della rivista Interwiew , ma chi guardava non ha capito né che si trattasse di copertine né cosa fosse o cosa abbia rappresentato Interwiew per la cultura pop e per lo star system  per la fine dei ’70 gli anni ’80, per Warhol era l’equivalente di ciò che era stata l’aristocrazia per gli europei. Una mostra povera di cose non esaltanti, una mostra in cui credo la faccia da padrone la collezione di Ernesto Esposito, di cui c’è anche il ritratto insieme ai due ritratti di Lucio Amelio, sulla cui didascalia, se ci fosse stata, si sarebbe dovuto spiegare che è stato il gallerista che ha portato Andy Warhol a Napoli nei primi anni ’70 e poi altre opere della collezione  Amelio Terremotus : i Fate Presto! Commissionati da Amelio a Warhol e donati dall’artista per il terribile sisma dell’80. Nella sala delle Marilyn – l’opera più conosciuta e inflazionata – qualcuno avrebbe potuto spiegare che di questo lavoro, l’opera oggi più rappresentativa è la Gold Marylin, ovvero una serigrafia con interventi materiali eseguiti su foglia d’oro . Insomma: la mostra è molto visitata ma manca di supporti audiovisivi e descrittivi che ne fanno una povera cosa e non rendono giustizia alla genialità creativa di questo grande artista del XX secolo. Si poteva proiettare un video che ripercorre tutta la vita di Warhol, da quando arriva a Pittsburgh dalla Cecoslovacchia fino al suo funerale nella cattedrale di S. Patrick a New York con gli amici della Factory che leggevano i necrologi . Un video che possiedo e che dunque credo sia rintracciabile e che comunque metterei a disposizione degli organizzatori se lo richiedono, come agli organizzatori offro gratuitamente il mio tempo per spiegare ai giovanissimi la mostra. Purtroppo siamo a Napoli e mi chiedo come sia stato possibile che Achille Bonito Oliva abbia potuto consentire un allestimento così sciatto.


Franco Cuomo 21 aprile 2014

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