giovedì 9 gennaio 2014

Pare difatti che, per pronunziare un giudizio sia necessaria una cultura molto maggiore



Fai ciò che è giusto, sebbene il mondo possa perire e non cercare il favore della moltitudine: raramente esso si ottiene con mezzi leciti e onesti. Cerca piuttosto l'approvazione dei pochi; ma non contare le voci, piuttosto soppesale e ricorda sempre che il pubblico uso della propria ragione deve essere libero in ogni tempo, ed esso solo può attuare l'illuminismo fra gli uomini perché ognuno può ricercare la felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo.” Vi è poi un'infinità di cose della bella natura, per le quali esigiamo l'accordo del nostro giudizio con quello di ciascun altro, e, senza molto ingannarci, possiamo anche aspettarlo; ma dal nostro giudizio sul sublime della natura, sull’amore per il vivente che non sia solo l’uomo, non ci possiamo ripromettere così facilmente il consenso altrui. Pare difatti che, per pronunziare un giudizio su questa eccellenza degli oggetti naturali, sia necessaria una cultura molto maggiore, non soltanto del Giudizio estetico, ma anche delle facoltà conoscitive che vi stanno a fondamento”

Immanuel Kant, Critica del Giudizio

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Stamattina, se non avessi avuto questo libro con me, tra l'altro una bellissima copia di Laterza donatami da Gianni Arpino del 1938, forse sarei impazzito in Circumvesuviana e, vale la verità, non assoluta, che la filosofia è consolazione ( il De philosophiae consolatione ), come già asseriva Boezio. La riflessione su queste parole mi ha distolto da tutta la bruttura che avevo intorno, dalla folla che mi pressava, dalle urla di concitazione e di rabbia. Ho pensato: ma si, in fondo non siamo solo degrado! Leggevo e rileggevo e, piano piano il mio animo si è sentito consolato, accudito dalla forza di questo pensiero e si è riacceso in me un ottimismo. Grazie Immanuel Kant!

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