Federico Ambrosanio ( musicista e poeta) |
Franco Cuomo ( cidonio) 1977 |
Un’avventura cominciata per caso,
ragionando di teatro e di Annibale Ruccello a tavola, come spesso avviene, con
pochi amici ma con molta passione. Così è nata la messa in scena di Cantata
Pastorale Barocca che è stata rappresentata in questi giorni in Costiera
Sorrentina e si sta rappresentando per chiese e centri culturali arrivando fino
a Firenze. Una lettura recitata con musiche e canti della tradizione popolare
campana rivisitata dal maestro Roberto De Simone, come: la Leggenda del Lupino, Rosa
d’argiento e rosa d’ammore , la
Canzone del pescatore ma anche con musiche scritte
appositamente, come l’intensa e suggestiva ouverture “Prometeo” dai timbri
stravinskyani che fa da sottofondo ai discorsi di Pluto, composta dal maestro
Federico Ambosanio. Un ensemble di archi , viola, violino e violoncello, con
chitarra e flauti e le splendide voci di Rosanna Cimmino ( viola violino e voce
) e Federico Ambrosanio (clarinetti, flauti e voce), e alla chitarra Salvatore
Esposito e al violoncello Vincenzo Santangelo. Un’esperienza che mi ha fatto
rivivere emozioni e momenti sepolti nei meandri più reconditi della mia
memoria, quando alla fine degli anni ’70, con Annibale Ruccello, Franco
Autiero, Vanni Baiano si allestiva la Cantata dei Pastori di Andrea Perrucci, oggi
quasi improponibile a volerla rappresentare nella sua interezza (quasi quattro
ore). Così, mi sono trovato coinvolto in questo lavoro e tra un racconto e una
discussione sui ritmi della recitazione, sui riferimenti antropologici della
rilettura ruccelliana, sulla drammaturgia post desimoniana, piano piano si è costruito, grazie al lavoro di Federico
Ambrosanio questa piéce breve narrativo/musicale che ancora si sta proponendo.
A me, umilmente, è toccata la parte della voce recitante: Pluto ovvero il
diavolo, Cidonio e Ruscellio ovvero il cacciatore e il pescatore, l’angelo e
Razzullo. Parti che mi venivano fuori quasi a memoria, richiamando immagini a
me care di persone che sono andate via troppo presto, ma anche di serate fatte
di prove lunghissime tra un pubblico di amici nel teatro dei padri Salesiani a
Scanzano, frazione di Castellammare di Stabia, giovani ventenni di allora che
approcciavano al teatro antropologico e alle sue rappresentazioni. Lunghe
discussioni sulla simbologia, su come rappresentare le figure, su come
ripercorrere i tempi e le modalità della commedia dell’arte. Ecco, da tutto
questo la creatività di Fedrico Ambrosanio ha fatto venir fuori questo lavoro
composito e unitario, quasi a voler far riflettere sull’importanza della rimemorazione che non è assolutamente
nostalgia, ma processo dinamico che arrichisce e plasma il presente.
Franco Cuomo
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