mercoledì 8 gennaio 2014

Come è nata questa esperienza della Cantata Pastorale Barocca

Federico Ambrosanio ( musicista e poeta)
Franco Cuomo ( cidonio) 1977


Un’avventura cominciata per caso, ragionando di teatro e di Annibale Ruccello a tavola, come spesso avviene, con pochi amici ma con molta passione. Così è nata la messa in scena di Cantata Pastorale Barocca che è stata rappresentata in questi giorni in Costiera Sorrentina e si sta rappresentando per chiese e centri culturali arrivando fino a Firenze. Una lettura recitata con musiche e canti della tradizione popolare campana rivisitata dal maestro Roberto De Simone, come: la Leggenda del Lupino, Rosa d’argiento e rosa d’ammore , la Canzone del pescatore ma anche con musiche scritte appositamente, come l’intensa e suggestiva ouverture “Prometeo” dai timbri stravinskyani che fa da sottofondo ai discorsi di Pluto, composta dal maestro Federico Ambosanio. Un ensemble di archi , viola, violino e violoncello, con chitarra e flauti e le splendide voci di Rosanna Cimmino ( viola violino e voce ) e Federico Ambrosanio (clarinetti, flauti e voce), e alla chitarra Salvatore Esposito e al violoncello Vincenzo Santangelo. Un’esperienza che mi ha fatto rivivere emozioni e momenti sepolti nei meandri più reconditi della mia memoria, quando alla fine degli anni ’70, con Annibale Ruccello, Franco Autiero, Vanni Baiano si allestiva la Cantata dei Pastori di Andrea Perrucci, oggi quasi improponibile a volerla rappresentare nella sua interezza (quasi quattro ore). Così, mi sono trovato coinvolto in questo lavoro e tra un racconto e una discussione sui ritmi della recitazione, sui riferimenti antropologici della rilettura ruccelliana, sulla drammaturgia post desimoniana, piano piano  si è costruito, grazie al lavoro di Federico Ambrosanio questa piéce breve narrativo/musicale che ancora si sta proponendo. A me, umilmente, è toccata la parte della voce recitante: Pluto ovvero il diavolo, Cidonio e Ruscellio ovvero il cacciatore e il pescatore, l’angelo e Razzullo. Parti che mi venivano fuori quasi a memoria, richiamando immagini a me care di persone che sono andate via troppo presto, ma anche di serate fatte di prove lunghissime tra un pubblico di amici nel teatro dei padri Salesiani a Scanzano, frazione di Castellammare di Stabia, giovani ventenni di allora che approcciavano al teatro antropologico e alle sue rappresentazioni. Lunghe discussioni sulla simbologia, su come rappresentare le figure, su come ripercorrere i tempi e le modalità della commedia dell’arte. Ecco, da tutto questo la creatività di Fedrico Ambrosanio ha fatto venir fuori questo lavoro composito e unitario, quasi a voler far riflettere sull’importanza della  rimemorazione che non è assolutamente nostalgia, ma processo dinamico che arrichisce e plasma il presente.


Franco Cuomo 

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