autoritratto 1901 |
autoritratto 1906 |
Picasso
all’Hotel Salé[1]
Un
ricordo
Il
Musée Picasso è una galleria pubblica d'arte, ospitata nel palazzo Salé, che
si trova in Francia a Parigi nel quartiere Le Marais, all'indirizzo rue de
Thorigny, 5. Il Museo Picasso fu aperto per la prima volta nel dicembre
millenovecentottantacinque, io lo visitai in una gelida giornata di gennaio del
millenovecentottantasei, per la precisione, il tre gennaio
millenovecentottantasei. Facemmo la fila con gli ombrelli aperti e intabarrati,
mentre cadeva un leggero nevischio e lastre di ghiaccio brillavano e
riflettevano un cielo turchese terso. Una Parigi magnifica per un inverno che
fu tra i più freddi anche in Italia. Con me avevo un quaderno dove appuntai
tutto quello che segue.
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“
Eccomi dunque da Picasso invitato ad una visita intima anche se la folla è
tanta per ogni sala e intorno ad ogni opera. Posso ben dire che questa è
veramente la dimora di Picasso. A parte un certo numero di opere pittoriche che
egli amava collezionare e che spaziano da Matisse a Braque e di un certo numero di oggetti di
cui amava circondarsi, si possono ammirare nelle sale la successione delle sue
opere presentate in ordine cronologico tranne qualche eccezione.
Splendide
e piene di energia le tele degli studi preparatori a “ Les demoiselles
d’Avignon”, con la loro carica di movimento e il loro desiderio di testimoniare
il dinamismo delle forme viventi; le diagonali antagoniste attivano le
superfici delle tele che spingono l’occhio ad esplorare una nozione di rilievo
che si spinge fuori dal quadro e non verso i punti di fuga della prospettiva
classica. Trapezi, triangoli e losanghe che si contendono l’equilibrio con le
masse ovoidali.
les demoiselles d'Avignon |
Più
avanti, l’Autoritratto del 1901: tutto in quest’opera è sacrificato al viso e
in quella faccia livida ogni espressione rimanda allo sguardo ossessionato che
ci ossessiona, alla linea rosso pallido della bocca sensuale e malinconica.
Invece, nell’Autoritratto del 1906, l’artista si presenta si, nella stessa
posizione in rapporto alla topografia della tela, ma al mantello nero che lo
protegge dai morsi del freddo del fondo blu, si oppone una tenera tinta di
tenera carne del corpo nudo del bel collo taurino e dei bei polsi gonfi. Così,
assorbita dal tutto, la faccia diventa una maschera sensibile e suscettibile a
trasformarsi in spazio architettonico.
Tutto
mi appare in perfetta sintonia con la riattivazione culturale del moderno
contro tutte le logiche “post” così forti in questo momento ( 1986 n.d.r.) in Francia e che trova la sua
giustificazione intrinseca che va contro ogni criterio di attualità. L’arte
moderna comporta sempre un criterio di opposizione tra romanticismo e
classicismo, tra ciò che possiamo chiamare in sintesi: le forze nordiche e le
forme mediterranee che interagiscono in Picasso. Se è vero che questa complessa
opera che mi si presenta mentre attraverso il labirinto varca tutte le
frontiere e si apre alle correnti “barbare” ed extra europee, è pur vero che si
certifica anche come tenacemente mediterranea, per la nascita, il temperamento,
la località dei soggiorni, le ossessioni mitiche e la sintassi imperiosa del
suo autore.
Nei
limiti prestabiliti, la raccolta dell’Hotel Salé, tocca quasi tutti i generi:
composizioni, ritratti, paesaggi, nudi, nature morte, interni, mitologie, le
diverse epoche e i luoghi dove trovarono la loro espressione le tecniche
multiple: pittura a olio, tempera, pastello, disegna a tratto, incisione,
ceramica, scultura, offrendo così un approccio globale e quanto mai
significativo col pittore di Malaga. Ma la vera ascesa, l’alchimia delle forme,
in Picasso comincia nel 1911 con un ritorno di forza delle linee orizzontali e
verticali, con la scelta dei neri e dei grigi, del bianco e del giallo ocra: si
struttura così uno spazio geometrico e cristallino che si impone attraverso l’austerità
del colore. Ad eccezione di alcune opere, tutta l’esposizione proviene
deliberatamente dalle tre ricche riserve parigine: Il Museo Nazionale d’Arte Moderna,
la collezione Walter Guillaume[2] e
l’embrione del Museo Picasso che ora finalmente ha trovato1ui la sua
collocazione.
La
poetica cubista che si poteva leggere nelle forme primitive del soggiorno nella
cittadina di Gosol in catalogna instaura
un nuovo classicismo metaforico e concettuale. La cristallizzazione si opera in
luoghi tipicamente mediterranei ed assolati: Horta, Cadaqués, in Catalogna,
Céret nel Roussillon, Avignone in Provenza, con le sue “ Demoiselles”. Vi è coincidenza,
o meglio equivalenza possibile fra le strutture del mondo interiore e i ritmi cromatici
della superficie dipinta perché esiste ed è il fondamento dell’ordine
picassiano, una metrica universale della forma che scandisce gli intervalli,
stabilendo un legame strettissimo tra lo spazio e il suo contenuto.
L’ortodossia
cubista proibiva i viaggi e il ritorno al passato; recandosi in Italia, nella
primavera del 1917, cedendo alle insistenze di Cocteau, Picasso rischiava l’apostasia,
tanto più che il pretesto fu la preparazione alle scenografie e ai costumi rivoluzionarie
dei balletti russi , tutto questo quindi fu visto dai suoi amici come un sacrilegio. Gli effetti del viaggio
italiano, però si ripercuotono sulla seconda fase classica, chiamata anche “ ingresca” ( riferimento a Ingres n.d.r.) o antica che si protrae in
pittura fino al 1925. Questa fase è rappresentata all’Hotel Salé dai suo
maggiori esemplari: composizioni monumentali che mozzano il fiato per la loro
potenza evocativa ed espressiva: “ la Donna seduta”, “ la Grande bagnante”, “
la Sorgente”. Nudi giganteschi con i loro panneggi segreti eppoi ancora: “ Il
flauto di Pan”, capolavoro incontrastato di quel periodo, “ la Lettura della
lettera”, misterioso quanto ambiguo omaggio di Picasso a Cocteau e le tre
figure di “Donne alla fontana”, eseguite a Fontainbleau, accanto alla foresta,
nel quale rivivono le ninfe e il castello affrescato dai maestri italiani.
il flauto di pan |
Più
avanti, scendendo le piccole scale che accedono in un atrio coperto dove la
luce fredda del gennaio parigino filtra pallidamente, si incontra “ La Tauromachia”
che sembra riassumere tutto un ciclo e regge il confronto con il Durer della “
Melancholia”. Sono di fronte a una serie di prestigiose acqueforti, bulino,
acquetinte, eppoi ancora: penna, inchiostro di china, mina di piombo, tempera, dieci prove di studio incise per Vollard.
Nei
sotterranei Picasso scultore: “ la Donna con l’arancia”, guardiana del frutto
solare del “giardino delle Esperidi” e “ L’uomo con l’agnello” e ancora “ La
donna incinta” e” La capra”, forti nella forma elementare della propria natura
e poi ceramiche policrome, vasi, coppe, anfore, piatti.
Ho
omesso per regioni di tempo e di spazio, il periodo che va dagli anni ‘30 agli
anni’50 e anche quello successivo, ma posso certamente dire che tutto Picasso è
qui all’Hotel Salé col suo senso di vertigine forte che non si lascia né riassumere,
né raccontare, ma che orienta fortemente verso scelte suggestive l’emozione di
chi scrive.
Franco Cuomo
Hotel
Salé, Parigi, 3/1/1986
[1] Riaperto il 25 ottobre 2014 dopo
cinque anni di chiusura. I lavori di ammodernamento ed espansione sono stati
diretti dall’architetto francese Jean-François Bodin.
[2]
La Collezione
Walter-Guillaume è un insieme unico che illustra la creazione artistica dei
primi decenni del XX secolo. Paul Guillaume è una figura degli ambienti
artistici e letterari della Parigi degli anni 20 di cui ne è testimone e
mecenate. Amico di Guillaume Apollinaire e di Max Jacob, sostiene Picasso,
Soutine, Derain o Marie Laurencin e si interessa ai loro predecessori,
soprattutto Renoir e Cézanne. Paul Guillaume muore nel 1934 senza aver avuto il
tempo di realizzare il suo progetto di un museo d’arte moderna. Completata e
modificata da sua moglie, la collezione illustra le opere rappresentative del
classicismo moderno e dell’impressionismo prima di essere ceduta allo Stato nel
1960.
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Questo testo è stato inserito in un mio lavoro di prossima pubblicazione.
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