Giovanni Cuter - Furore e Redenzione |
Diciamo che non mi va più di
occuparmi di futilità, diciamo anche che non vale la pena spendere le proprie
energie quando nessuno ti ascolta o quando, alle spalle ti parlottano dietro e
allora, coltivo i miei amori di sempre: filosofia, letteratura, arte, mi danno
molto di più e mi aiutano a volermi un po’ più bene che non è cosa da poco.
Dunque: “ come ci insegna Adorno, anche la filosofia
contemporanea può invecchiare. Le opere filosofiche più significative, dopo la
morte degli autori, attraversano uno stadio intermedio in cui non sono né
attuali, né canoniche e fluttuano in una dissoluzione spettrale. I temi che una
volta si raccoglievano sotto un nome proprio, ora si svincolano da questo
rappresentante, si decompongono e attraversano uno stadio che è simile a quello
del compostaggio. Cominciano così a moltiplicarsi radicalizzazioni arbitrarie
di singoli temi e nuove diverse combinazioni dei singoli elementi scomposti, e
il resto sprofonda in un passato irrecuperabile. Soltanto nell’attimo della sua
dissoluzione sembra mostrarsi veramente il modo in cui è costruita una sintesi
filosofica. Questa analisi, che procede attraverso lo smontaggio, funziona
anche se l’autore, come ad esempio Adorno, tenta di sottrarre il proprio testo
a un tale destino, professandosi antisistematico (come oggi fanno un poco tutti
n.d.r.). La decomposizione difatti non riguarda soltanto i sistemi propriamente
detti, ma anche il pensiero informale, che riflette la sua struttura allentata,
nel costituirsi non come sistema, ma come un’ écriture ” .
Questo passo di Peter Sloterdijk
è tratto dal suo testo “ Non siamo stati
ancora salvati. Saggi dopo Heidegger, pubblicato per Bompiani nel 2004
tradotto da Anna Calligaris e Stefano Crosare, citato a pag. 185,con una bella
prefazione di Pier Aldo Rovatti, il titolo originale è” Nicht gerettet. Versuche nach Heidegger”. Dunque la filosofia invecchia ed è caduca come tutto, Sloterdijk,
però ci dice pure come essa continua la sua missione, attraverso la
trasformazione dei suoi elementi costitutivi, fino ad una “redenzione informale”.
“ Così accadde dopo Hegel, dopo Husserl,[…] dopo Heidegger”, lo stesso Theodor
Adorno, e con lui parte della Scuola di Francoforte , che voleva ritenersi
immune da questa decomposizione, è stato forse il primo ad essere stato dimenticato
con gli altri appartenenti della famosa scuola che tanto peso ebbe per le
generazioni di studenti negli anni ‘ 60 e ’70. Per Adorno però, proprio perché
fortemente contestualizzato, la dissoluzione della sintesi non avviene per il
contrasto con i suoi successori, ma per “perdita di pressione” storica. Se l’aver
coniugato Hedegger, Freud e Marx insieme con Hegel e Nietzsche era già molto
bizzaro e improbabile, ora, dopo un quarto di secolo dalla morte di Adorno
tutta quella riflessione appare addirittura improponibile. Cosa reste allora di
quel pensiero decomposto? Cosa resta della grande rappresentazione della caduta
della metafisica raccontata nella Dialettica negativa e poi insieme a Max Horchkeimer
nella Teoria Critica ? Rimangono i resti
trasformati di una teoria dell’arte, rimane solo l’opera d’arte e le sue
possibili interpretazioni filosofiche come unico rifugio contro gli eccessi
della metafisica, ma rimane anche – adattata alla odierna reificazione dei
corpi e delle coscienze contemporanei –
la lettura decostruita del suo capolavoro assoluto che, abbandonando il rigore
della filosofia abbraccia l’ambigua doppiezza della letteratura: I Minima
Moralia.
Franco Cuomo
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