19 dicembre 2019: ecco cosa resta di un patriarca arboreo di 126 anni!!! ( Le foto sono di proprietà del WWF) |
I
danni al paesaggio ci colpiscono tutti, come individui e come collettività.
Uccidono la memoria storica, feriscono la nostra salute fisica e mentale,
offendono i diritti delle generazioni future. L'ambiente è devastato
impunemente ogni giorno, il pubblico interesse calpestato per il profitto di
pochi. Le leggi che dovrebbero proteggerci sono dominate da un paralizzante
'fuoco amico' fra poteri pubblici, dai conflitti di competenza fra Stato e
Regioni, città metropolitane e comuni. Ma in questo labirinto è necessario
trovare la strada: perché l'apatia dei cittadini è la migliore alleata dei
predatori senza scrupoli. È necessario un nuovo discorso sul paesaggio, che
analizzi le radici etiche e giuridiche della tradizione italiana di tutela, ma
anche le ragioni del suo logoramento. Per non farci sentire fuori luogo nello
spazio in cui viviamo, ma capaci di reagire al saccheggio del territorio
facendo mente locale. La qualità del paesaggio e dell'ambiente non è un lusso,
è una necessità, è il miglior investimento sul nostro futuro. Non può essere
svenduta a nessun prezzo. Contro la colpevole inerzia di troppi politici, è
necessaria una forte azione popolare che rimetta sul tappeto il tema del bene
comune come fondamento della democrazia, della libertà, della legalità,
dell'uguaglianza. Per rivendicare la priorità del pubblico interesse, i legami
di solidarietà che sono il cuore e il lievito della nostra Costituzione. Quello
che sta succedendo sul monte Faito, in provincia di Napoli lascia sconcertati e
sembrerebbe negare tutto questo! Agronomi assoldati ovvero al soldo, cioè
pagati da privati o da enti pubblici pronti a rilasciare perizie per l’abbattimento
di alberi che minacciano querele contro chi vi si oppone: qualche sparuto
cittadino , come a Faito, e le uniche associazioni ambientaliste che fiatano
sul territorio: WWF in testa e VAS, mentre Lega Ambiente è latitante da tempo. Cosi si abbattono alberi con perizie che ne confermano
la sanità, ma che per loro sventura, quella degli alberi, si trovavano al
centro di un progetto come è accaduto nel pieno centro della città dove alberi con più di mezzo
secolo di vita, sono stati espiantati e divelti, quando gli stessi
rappresentavano l’unico polmone di verde
in una zona tra l’altro antistante l’ospedale cittadino. Poi si è cominciato – in ritardo- con quelli
incendiati con gli incendi di qualche anno fa sul Faito, perché erano
pericolosi e proprio per questo si sono
fatti precipitare lungo le scarpate e fatti schiantare sui muretti della l’unica
strada transitabile, muretti che sono
stati fatti a pezzi dai tronchi, rendendo impraticabile la strada e
naturalmente consentendo subito appalti per costruirne di nuovi. Ora e si sta
continuando con quelli sani : con pini neri, con olmi, con platani secolari, ad essere fatto a pezzi un pino nero (pinus nigra) dall'affascinante e suggestiva forma a candelabro vegetante da oltre un secolo sul Faito, ovvero da molto tempo prima che quella ringhiera e quella villetta si trovassero sotto di esso. Un’ordinanza
del sindaco di Vico Equense Andrea Buonocore, fortunatamente impugnata dal WWF,
ne ordinava l’abbattimento per quelli che fuoriuscivano dalle proprietà e
gravavano sulle strade, poi è iniziata una corsa di proprietari residenti e
persino del parroco a chi produceva più
perizie per abbatterne: cosi, sulla Montagna del Faito, in una zona che rientra
tutta all’interno dell’Ente Parco Regionale dei Monti Lattari, ovvero una zona
che dovrebbe essere tutelata dal punto di vista floro/faunistico, ma dove
invece si assiste alla più totale incuria ambientale, gli alberi sono diventati
improvvisamente un pericolo per tutta la comunità che abita il Faito. Su tutta
la vicenda un palleggiamento di responsabilità, come scrivevo in premessa, da
parte di Regione, Comune, Ente parco, Città Metropolitana con l’aggiunta di
residenti occasionali, cioè stagionali o settimanali che si scagliano contro le
nostre associazioni a difesa del diritto proprietario, sacrosanto per carità,
ma che non può e non deve assolutamente dire l’ultima parola su ciò che è un bene
comune. L’ambiente è bene comune, gli alberi sono bene comune, questo è uno dei
grandi temi che ci costringono ad allargare i confini dell’universo a cui si
riferisce il discorso morale. Con questa crisi ambientale dovremmo fare leggi
per il rimboschimento delle nostre città, e molte le stanno facendo, per la
creazione di parchi urbani che assicurino ossigeno in centri avvelenati dallo
smog, progetti per la pulizia del sottobosco e dei rivi, e invece Faito è
abbandonata ed è una discarica abusiva per molti, invece qui si guarda solo al
proprio tornaconto privatistico ed economico. La montagna attualmente è
completamente abbandonata ed è strangolata da una faida tra i vari enti che se
ne contendono il controllo che manipolano e strumentalizzano i proprietari di
villette finto tirolesi costruite molte abusivamente tra gli anni 60 e70 e le
poche attività di ristorazione che vi lavorano. Per il resto sono solo bugie e retorica politica di basso conio a buon mercato.
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