sabato 10 novembre 2018

ASTAPIANA: Perché ricoprire tutto con vangate di terra e non avvertire la Soprintendenza?







Una settimana fa, un giornaletto locale, riportava la denuncia fatta da un cittadino, relativa al sito storico culturale di Astapiana, in località Arola di Vico Equense, meglio conosciuto come i Camaldoli . Vi si segnalava di un muro perimetrale venuto allo scoperto a seguito dello sradicamento di alcuni lecci dopo il fortissimo vento di una quindicina di giorno fa che accompagnò il ciclone mediterraneo che investi tutto il paese. L’articolo, benché piccolo, riportava alcune notizie molto particolareggiate e sicuramente degne di non cadere nel dimenticatoio. A venir alla luce , dissepolte dallo sradicamento sono state  le mura con gli intonaci integri della antica Chiesa annessa all’eremo ed intitolata a Santa Maria in Gerusalemme”. Si tratterebbe del muro perimetrale della Chiesa del settecento, già poggiante su una precedente di fine cinquecento che le fonti sosterrebbero , entrambe, essere state erette, su un complesso molto più antico, anche se non ne da certezza. Forse  su un larario o comunque un’area sacra che faceva parte di un complesso romano: una villa con tanto di pars dominica e pars massaricia appartenuta ad un certo Astichius, da cui il nome di Astichiano, poi trasformato in Astapiana. La Chiesa sarebbe stata preesistente anche a tutto il complesso circostante e sempre le fonti, riportano che a tutto il 1578 la chiesa sarebbe stata in pessime condizioni, ma che all’inizio del secolo seguente, era già stata riparata e che, “dopo la costruzione del cenobio camaldolese, la piccola cappella fu sostituita da una Chiesa ampia e maestosa che[…] rimase in piedi fino alla metà del secolo seguente. Allora demolita, perché cadente, ne fu costruita un’altra a tre navate che nel 1761( è la Chiesa di cui parliamo n.d.r.) era quasi completa […], ma in quell’anno cacciatine i religiosi ed incamerato dal governo di Giuseppe Bonaparte il cenobio, questa chiesa fu adibita ad usi profani, Nè di poi fu più riaperta al culto. In sua vece il duca Luigi Giusso, che aveva comprato l’ex cenobio e le terre che le erano appartenute, trasformò l’ex sala capitolare in cappella e la dedicò a S. Romualdo.” Colpisce in questa vicenda il fatto che i responsabili della tenuta di Astapiana abbiano “silenziato”  la notizia e che, anzi, avrebbero ricoperto le vestigia e ripiantumato gli alberi un po’ più in la rispetto a dove erano prima dello sradicamento. Chi scrive ritiene che la prima cosa che si sarebbe dovuta fare – data l’importanza storico- architettonica del sito- era quella di avvertire e segnalare il tutto alla Soprintendenza di Napoli o per lo meno il o la sua responsabile di zona. Si può anche comprendere, ma non si giustifica, che gli amministratori della tenuta, siano stati frenati dal fatto che una probabile apertura di un campo di scavo, avrebbe potuto portare disagi o essere d'ostacolo alle attività che si svolgono nella tenuta: matrimoni, convegni, meeting e congressi con annessa ristorazione, ma sono assolutamente inaccettabili l’occultamento e il silenzio che si è voluto far cadere su quella piccola ma opportunissima segnalazione fatta da quel cittadino preoccupato del nostro patrimonio storico architettonico. Ci riempiamo spesso la bocca di frasi altisonanti sulla tutela e sulla conservazione del nostro patrimonio storico, unico legame con la nostra cultura e col nostro passato, unica testimonianza di un percorso che chi ci ha preceduto e di ciò che ha lasciato sulla nostra terra; il vero collante a mio avviso, della nostra identità; eppoi, nel momento in cui si da la possibilità, per un accadimento fortuito come questo, di apporre un altro tassello alla conoscenza storica di quel sito e alla nostra storia, senza avvertire nessuno, si copre il tutto con vangate di terra. Oltre a coinvolgere l’associazione che rappresento, VAS, volgo l’appello anche ad altre associazioni presenti sul territorio a prendere posizione su tutta la vicenda. Pertanto sollecito il WWF, l’Associazione Culturale di Arola “pArola all’eremo”, a spingere per un intervento della Soprintendenza, segnalando anche la vicenda all’appena costituito Osservatorio nazionale su emergenze ambientali di cui fanno parte VAS e Cittadini contro la corruzione.
Franco Cuomo VAS, Circolo Giovanni Esposito Vico Equense



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