Come ho già scritto nel post sul mio blog, si stanno perpetrando sui nostri arenili una serie di abusi che saranno
sottoposti all'autorità del magistrato, e questi sono possibili solo con il
silenzio/assenso di questa amministrazione che praticamente preso le difese
solo dei gestori delle attività commerciali e non dei diritti di tutti i
cittadini come dovrebbe essere. L'accesso alle calcare di sera e di notte è
gestito con l'apertura e la chiusura dei cancelli dai gestori degli
stabilimenti divenuti ristorantini, il pezzolo è stato chiuso anch' esso la
sera, questa è una vergognosa svendita del demanio ai privati . Il mare è stato
totalmente espropriato ai cittadini, se vi fate una passeggiata su via Murrano a Seiano, il mare non lo
si vede neanche più nascosto da baracchini e incannucciati. Nessuna
giustificazione può essere addotta su tutto questo. Faccio notare tra le altre
cose che non sono neanche capaci di scrivere un’ordinanza IN ITALIANO CORRETTO e non si leggono gli atti che producono,
nell’ordinanza infatti è scritto :
” ORDINA, L’ACCESSO AGLI ARENILI UBICATE NELL’AREA DEL PEZZOLO SIA
ANTICIPATO ALLE ORE 20,00, IN DEROGA A QUANTO STABILITO DALLA PROPRIA ORDINANZA
N. 318 DEL 2010”.
Avete letto bene l’accesso è consentito dalle ore 20 in
poi, ovvero potete andare sulla spiaggia dopo le 20, è questo che hanno scritto,
volendo però dire il contrario, perciò, se i cancelli saranno chiusi, voi fateveli
riaprire, perché così è scritto nell’ordinanza del sindaco Andrea Buonocore,
che va in giro a dire che lui sta applicando quello che già c’era prima di lui.
Questo anche per dire che sono degli
ASINI matricolati e che con tutti
gli avvocaticchi che circolano nell’amministrazione non sono neanche capaci di
produrre un atto che sia per lo meno scritto in italiano e non se lo rileggono
neanche. E’ chiaro che però l’ordinanza è stata scritta per negare un diritto a
favore e tutela dei gestori dei lidi che – hanno abusato alla grande rispetto a
ciò che gli viene concesso.
NELLE DELIBERE DI ASSEGNAZIONE
A CHICCO E ABRUZZESE, SI RIMARCA IL LIBERO ACCESSO AL MARE; DOCCE FREDDE GRATIS
PER TUTTI OBBLIGATORIE; POI TRE METRI DI BATTIGIA LIBERI. MA NIENTE DI TUTTO
CIO’ E’ FATTO RISPETTARE: NIENTE DOCCE, NIENTE LIBERO ACCESSO, OCCUPAZIONE
OLTRE LA CONCESSIONE CON LETTINI, LETTINI FIN DENTRO IL MARE E ORA SI PRENDONO
ANCHE LA SPIAGGIA DI NOTTE.’
Propongo
solo quello che sostiene l’Ordinanza n. 2543/2015 del Consiglio di Stato, che dirimendo
la questione relativa all’accessibilità pubblica alla battigia e al mare ha
precisato che
“il
demanio marittimo è direttamente ed inscindibilmente connesso con il carattere
pubblico della sua fruizione collettiva, cui è naturalmente destinato, rispetto
alla quale l’esclusività che nasce dalla concessione costituisce eccezione”
precisando inoltre che “ di tale principio generale costituiscono applicazione,
tra l’altro, l’art.1, comma 251 lettera e) della Legge 27 dicembre 2006, n.
296, a norma del quale costituisce clausola necessaria del provvedimento
concessorio l’obbligo per i titolari delle concessioni di consentire il libero
e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante
l’aria ricompressa nella concessione, anche al fine di balneazione.”
Si tratta a tutti gli effetti
della prima pronuncia assoluta del Consiglio di Stato sul tema, una pronuncia
che afferma con forza il carattere pubblico della fruizione collettiva del
demanio marittimo e che considera l’esclusività sorta dalla concessione come
una eccezione alla regola. Eccezione che , sempre
secondo i Giudici, proprio per questo deve comunque soggiacere ai principi
generali dell’Ordinamento e quindi naturalmente alla Legge(in questo senso va
inteso il perentorio richiamo letterale all’art. 1 comma 251 lett.e della Legge
296/2006). Se non fosse bastato il richiamo diretto alla norma, l’Ordinanza
della Corte comunque è andata oltre,
chiarendo che il principio dell’accessibilità pubblica alla battigia e al mare
è a tutti gli effetti“clausola necessaria del
provvedimento concessorio” sgombrando in tal modo per adesso
ogni dubbio interpretativo o residua resistenza all’applicazione letterale
della norma.