Dopo il pestaggio del
dottor Pirozzi, la vita, anche in quel piccolo paese di campagna non fu più la
stessa, il fascismo aveva arruolato nelle sue squadracce la peggiora feccia locale
e dei paesi limitrofi. Da Marano, da Giugliano, da Villaricca, da Qualiano
erano state sottratte braccia alla terra e i giovani maschi erano diventati
camice nere. Nella piazza Umberto I, sotto il monumento ai caduti della prima
guerra, il sabato mattina il comandante della squadra radunava tutti: I balilla moschettieri e gli avanguardisti, e
gridava :<< Eia, eia, eia>> E tutti rispondevano gridando
seriamente: «Alalà!». Gli avanguardisti sguainavano
i pugnali e li mostravano minacciosamente al cielo, in un saluto che pareva di
entusiasmo ed era di morte, mentre i piccoli balilla tendevano il braccio nel
saluto romano. Quel grido che non significava nulla era un urlo comico e
distruttore. Era il 1931, mia mamma aveva appena sei anni, con la manina
stretta alla gonna della madre, assisteva insieme alle donne e ai vecchi a quel
rito comico e teatrale, e lei ha ricordato tutto per tutti i suoi anni e lo raccontava a me, e spesso le scappava da
ridere specie quando il comandante urlava eia
eia e tutti rispondevano alalà;
ancora, quando me lo raccontava, al buio nelle sere d’estate fuori la balconata
di casa nostra,in costiera sorrentina, quando stava ancora bene, le scappava da
ridere e ridere al suo modo, stringendo gli occhi piccoli e portandosi le mani
al viso, proprio come quella bambina di sei anni. Agli occhi di quella bambina
tutta quella lugubre parata appariva ciò che realmente era: una farsa
tragicomica che suscitava la risata. La mamma allora la strattonava e le diceva
di finirla, temendo di essere richiamata dai capisquadra che sorvegliavano le
reazioni della folla. Ma quella mattina era una mattina speciale, perché il
duce veniva in visita a Napoli, e quei giovani in quella piccola piazza di
paese stavano andando tutti a Piazza del Plebiscito per applaudirlo, mentre il
podestà aveva fatto montare gli altoparlanti nella piazzetta del paese affinché
tutti potessero sentire il discorso che Mussolini avrebbe tenuto di lì a poco
dal balcone della Prefettura. Per ascoltare il discorso del duce nessuno era
andato a lavorare e allora anche la piccola Maria non era andata né a scuola,
né “ a campo” , anche per lei era
stato un giorno di festa. Dopo il discorso, sciolta l’adunata, Angela col marito
Antonio e i due bambini Maria e Ciccillo, andarono a casa di zia Maria che li
aspettava per il pranzo. Li accolse zio Cristofaro sotto l’arco del “luogo ‘e quaranta”, a tavola c’era anche
il dottore Pirozzi che appena vide la piccola Maria la prese in braccia e
chiese alla madre come stava, la trovava bene e soprattutto irrobustita su
quelle gambette che fino ad allora erano state gracili, Angela non dette peso
alle parole del dottor Pirozzi e Antonio prontamente si versò un bicchiere di
vino sotto lo sguardo di disapprovazione di sua sorella: zia Maria non
permetteva a nessuno di toccare cibo prima che ci si fosse seduti tutti a
tavola . Il dottore Pirozzi aveva ancora sul viso i segni della tumefazione del
pestaggio: in quel mondo in cui l’umanità era protetta da una matriarca, la
piccola Maria si sentiva al sicuro. L’anima di quella bambina sembrava
attraversata da sprazzi ben dosati di gioia che le facevano dimenticare le
umiliazioni che la povertà le faceva subire. Mia madre non ha mai dimenticato
più quella casa e quella donna che l’amava forse più di sua madre. Fuori le
forme del male traevano la loro forza dal loro carattere oppositivo, attraverso
il quale esse pervertivano ciò che gli uomini avrebbero voluto, avrebbero
potuto a avrebbero dovuto fare in modo migliore. Il peccato originale allora
finisce col diventare un ostacolo originale, una contrarietà originaria, un’inezia
oscena, in un impedimento insopportabile e in un perverso persistere di
circostanze inaccettabile per qualsiasi uomo. La rimozione generale di questi
ostacoli e contrarietà da parte di tutti diventò il cuore nero, l’uovo del
serpente che come il livido scuro sull’occhio del dottor Pirozzi avrebbe
devastato di lì a poco nuovamente quel mondo.
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