venerdì 31 luglio 2015

Lettera aperta a Laura Cuomo promotrice del gruppo Facebook La Grande Onda




Scrivo una lettera aperta a Laura Cuomo promotrice del gruppo Facebook La grande Onda, che ha sollevato un moto di indignazioni per le condizioni del mare della penisola sorrentina. Rischio come sempre di essere impopolare e controcorrente, ma non posso non evidenziare che queste operazioni - nobili negli intenti che si prefiggono - non scoprono mai il vulnus e le cause prime dei disastri ambientali di cui, purtroppo, oggi siamo tutti vittime. Il vostro operato cara Laura è un coperchio. Ci sono denunce politiche pesantissime da fare che non avete fatto e a questo punto credo che questa sia una scelta precisa! Ma credete che il mare si sia insozzato di punto in bianco? Ma chi l'ha amministrata questa terra fino ad oggi? I sindaci che vanno in regione con un documento tecnico, che scusatemi la franchezza e la brutalità è una ciofeca!!!!! Quando sarebbe stato il caso di mettere sotto accusa il loro operato: eppoi, ma credete veramente che il mare di Sorrento o Sorrento possa più rappresentare una bellezza naturale? La speculazione selvaggia, l'inurbamento, le gallerie, le centinaia di parcheggi interrati, i rumori del traffico cittadino, l'aria sempre più torbida e pesante di smog,la rapina perpetrata da commercianti avidi nella vendita di paccottiglia: tutto questo è la Penisola Sorrentina e Sorrento oggi! E tutto questo non è successo per caso: E' successo perché questi sindaci e quelli che li hanno preceduti hanno pensato che questa era la scelta da fare e nel pensarlo hanno distrutto e fatto a pezzi un territorio che avrebbe dovuto godere di ben altre attenzione, di ben altri progetti, di ben altre salvaguardie!!! Interessi poco puliti, intrecciati al malaffare politico, opere mostruose iniziate e mai finite, lavori che durano da quaranta e passa anni! Tutto questo si è voluto far passare e si fa passare per turismo, ma il turismo vero è morto. Leggetevi i siti internazionali, ve li posso dare tutti, dove inglesi, tedeschi, giapponesi, americani sono disgustati dal cattivo gusto che trovano e delusi dal mare torbido e sporco e si lamentano che devono pagare caramente ogni pezzetto di suolo che calpestano e giurano che non ci rimetteranno più piede. L'ambiente, cara Laura è una cosa seria e pure la difesa del territorio, chi fa l'ambientalista da noi deve fare denunce politiche e nomi e cognomi, deve tentare di coinvolgere i cittadini ad esporsi, a farsi avanti, ad essere i soli garanti dei propri diritti, contro la prevaricazione e i giochini di amministrazioni che hanno preferito le colate di cemento su un territorio una volta verdeggiante e tutti credo sappiate chi foraggia il partito del cemento in Campania. Un ambientalista serio oggi deve invocare e chiedere indagini, deve scoprire perché sono successe certe cose e non altre:  Le amministrazioni comunali, gli operatori turistici e un ottanta per cento della popolazione costiera oggi sono conniventi con un sistema che ha prodotto un degrado irreversibile. L'ambientalismo non si fa piantando alberelli o spazzando le strade o raccogliendo cicche per le spiagge , l'ambientalismo si fa denunciando i nomi di chi ha sfregiato per sempre la costa, le colline, l'aria, il mare della penisola sorrentina e quei responsabili sono quelli ai quali avete affidato quel risibile documento tecnico e lo portano in Regione a consiglieri che hanno voluto lo smantellamento del PUT e il Piano paesistico regionale affinche altro cemento e altri scarichi fognari finissero in quel mare che dici di voler difendere. Non metto in dubbio la ta buona fede e quella di chi fa parte della Grande Onda, ma voglio sostenere la tesi che vi state prestando ad un gioco che fa finta di muovere delle cose e in realtà non farà succedere proprio niente se non mantenere lo status quo. Mi chiedi quali sono le mie proposte costruttive? Dipende che cosa intendi per costruttivo. Se fossi il sindaco del mio paese farei crollare l'economia. Libererei i litorali da tutte le superfetazioni e strutture, abolirei le concessioni , diminuirei le luci, imporrei il silenzio come rispetto verso tutti . Di contro adotterei guardie ecologiche , controlli su sversamenti di privati , ristrutturazioni ambientali e ripristino dello stato dei luoghi, progettazioni ambientali pochi ristoranti ma buoni, sale da concerto , cinema e teatro. Balneazione limitata a fasce orarie legate ai rischi uva e ai sovraffollamenti. Insomma ridurrei alla fame i pochi che oggi hanno distrutto il territorio rapinandolo e arricchirei i molti di qualità e valori non negoziabili . Si, forse sarei ammazzato come ha scritto qualcuno e soprattutto non mi voterebbe nessuno, quindi non corro questo pericolo, e non ho desideri o velleità del genere ma di certo, posso dire oggi, che la prima cosa che farei sarebbe quello di inficiare il principio dell'economico e come per un altro paese al mondo - forse l'unico, forse il Buthan, non ricordo, non terrei più conto del PIL del prodotto interno lordo ma della felicità interna lorda o FIL (in lingua inglese gross national happiness - GNH), I criteri presi in considerazione dovrebbero essere: la qualità dell'aria, dell'acqua, il benessere acustico e luminoso, la salute dei cittadini, l'istruzione, la ricchezza dei rapporti sociali. Non confonderei ambiente e turismo e, senza necessariamente dover passare per anti-tecnologici o anti-materialista, mi impegnerei a migliorare l'istruzione, la protezione dell'ecosistema e a permettere lo sviluppo delle comunità locali. NATURALMENTE, E LO SCRIVO IN MAIUSCOLO, E MI RIPETO, VORREI IMPOVERIRE IMMEDIATAMENTE CHI, CONTRAVVENENDO QUESTI PRINCIPI, DEPREDA L'AMBIENTE SOLO PER FAVORIRE IL PROPRIO PERSONALE ARRICCHIMENTO ECONOMICO. Capisco come tutto questo possa sembrare una favola o una pazzia, vedi un po’ tu , ma è proprio questa tua percezione o quella di altri, che rende ben conto di quanto in realtà sia alto il nostro livello di barbarie.

Franco Cuomo – Coordinatore del circolo VAS di Vico Equense “ Giovanni Esposito”

venerdì 17 luglio 2015

Lettera a Peppe






               







               Peppe, sinceramente e lo scrivo all'amico: a me di questo paese non importa proprio più niente, parlo di paese Vico e di paese Italia. Ma Sono troppo vecchio per andar via e bado ancora a mia madre alla mia età, anche se... mai dire mai. Vivrei volentieri sei mesi a Barcellona e sei mesi ad Amsterdam. 
Qui non si può cambiare più niente, ci sarebbe bisogno di un'autentica trasformazione delle coscienze, di tanti libri in più letti, di tanti viaggi in posti diversi, di pensare che questo posto è un posto comunissimo e che ce ne sono migliaia di più belli al mondo, insomma, di avere menti open e civili, di essere più sereni con se stessi ecc. ecc. Invece c'è che pensa ancora che Castellammare sia la barbarie e Vico il faro di civilità e ognuno a gridare che il proprio campanile è il più bello.
                   Tutto questo e molto avvilente caro Peppe, per lo meno per me, e molto triste. 

Sono stufo di parlare del colore della cattedrale, o della fontana bianca che si consuma a furia di pulirla. Sono arcistufo di parlare di piccole pietraie strette chiamate spiagge affittate in ogni centimetro quadrato a commercianti spremi limone e di marine intasate di capanni, pedane, ringhiere cancelli, fari accecanti imusica techno a tutto spiano, pezze cinesi in vendita. Tutto questa paccottiglia oggi rappresenta il paese che in tanti fotografano, o il posto che molti vorrebbero fosse il posto più incantevole . Siamo seri suvvia.siamo solo una proché banliéu di Napoli, siamo già quella provincia immediata che è la più inquinata per ambiente e per socialità e per amministrazioni della Campania e di Italia, che si affaccia su un golfo chiuso e sporco e che qualche volta, quando soffia il grecale o la tramontana, sembra in apparenza pulito e limpido. 
                Io sono veramente stufo di tutto questo!!! Eppoi, a dir il vero non ho mai amato molto questo posto che mi ha sempre quasi soffocato e nel quale, se sono sopravvissuto, lo devo solo ad una mia caparbia volontà di resistenza.
            Non ho puzze sotto al naso, benché di puzze in questo posto ce ne siano moltissime. Sarei dovuto andare via anch'io, quando se ne andarono miei amici cari, ma le trappole che spesso ci creiamo mi hanno trattenuto e ingannato. Questa è la mia colpa, ed è tutta solamente mia.

Ti saluto, Franco

martedì 14 luglio 2015

Oggi sono anti tedesco perché strutturalmente sono un Marxista non un razzista.





Aspetto con curiosità  i commenti di tutti i filo tedeschi di oggi nel 2016/17, ricordando loro che noi italiani stiamo solo una spanna più in là delle Grecia e che il Pinocchietto fiorentino è stato completamente ignorato ( per dire che non se lo è cagato nessuno) nelle trattative gestite solo da Merkel e Hollande. Allora e solo allora mi piacerà leggere i loro commenti da adoratori del capitalismo finanziario della grande destra europea. Allora e solo allora mi piacerà leggere i commenti di questi garantisti del capitalismo affamatore di popoli i quali si definiscono pure di sinistra. Quelli che sostengono con veemenza che bisogna lavorare dalla nascita fino alla morte, quelli che inorridiscono al pensiero che qualcuno possa pensare che ci possa essere una vita diversa dal generare profitto, dal mantenere sistemi bancari e finanziari . Quelli che sognano anche per la Grecia gente come Monti e la Fornero che hanno drizzato le reni a noi fannulloni italiani. Li aspetto tutti al varco questi garantisti piddini o ex comunisti italiani che oggi hanno fatto – come si dice da noi – la fine dei  tracchi o delle botte a muro - L’Unione Europea, attraverso l’euro sta realizzando, in forma economica, il delirante sogno tedesco della prima metà del Novecento della Germania guglielmina, resuscitato  tutto intero dalla politica della Merkel.  Dopo la ricostruzione e la caduta del muro la Germania ha attraversato un lungo e doloroso processo autocritico, si è come si dice “sgermanizzata”, o è “felicemente approdata”  finalmente in occidente. Il concetto di “nazione”, di “nazionale” sembrerebbe essere stato messo in naftalina, ma sottolineo il condizionale. Oppure, come dice Sloterdijk, la Germania “è diventata normalmente egoista”: ma Claudia Shiffer oggi da un claim pubblicitario reclamizza la superiorità dei tedeschi: alti, belli, biondi e efficienti , https://youtu.be/cIXvynXOMEk , https://youtu.be/m8kGuYK0kOM, e ci sono altre pubblicità che vanno in questa direzione e non è casuale .  La  crisi del 2008 ha riaperto il vaso di Pandora. Tutto è diventato di nuovo problematico, sono emersi quelli che Gian Enrico Rusconi, grande germanista, (con malizia calibrata) chiama “alcuni <difetti di costruzione> dell’Unione”. La politica “assertiva” della Germania della Merkel  ha fatto riemergere allora risentimenti, fratture, stereotipi che si pensavano sepolti. L’egemonia tedesca che si ripresenta sulla scena sembra una ripresa del piano alternativo, quello che Hugo Stinnes, il supercapitalista del 1914, ma questo gli ex comunisti nostrani “botte a muro” non sanno neanche chi  sia, dimentichi come sono di Marx o di Gramsci, figurarsi se conoscono Stinnes o Habermas o Sloterdijk . Stinnes proponeva il capitalismo finanziario in alternativa al piano dei militari e il suo motto era :”in Europa non c’è nessuno che possa contestarci il nostro rango. Dunque, tre o quattro anni di pace e vi assicuro la predominanza tedesca in Europa con tutta tranquillità”.  Questo il suo sogno di allora, poi ci furono la prima guerra mondiale, poi Weimar, poi il nazismo e la seconda guerra mondiale, poi ci fu la volontà di dividere  la Germania, per evitare altri incubi europei, perché il capitalismo era tutto statunitense e il comunismo tutto sovietico. La storia purtroppo oltre a non insegnarla più nessuno la ignorano gli stessi docenti di storia. Oggi, quel sogno, quello dell’imprenditore tedesco Hugo Stinnes si ripresenta, ma si ripresenta, naturalmente, con vesti totalmente nuove: con quelle dell’esempio, del modello, del severo ma giusto maestro, della onestà pubblica,  dell’efficienza o con la bellezza della Schiffer neanche tanto sottilmente razzista, ma questo esempio su una cosa è rigido e inflessibile: non deroga dal  capitalismo: il motto è arricchire sempre più i ricchi e affamare chi già stenta a vivere: in Grecia non muoino di fame i Niarkos e  simili, in Grecia si affamerà la povera gente come si sta facendo in Italia e l’euro sistema è la chiave per attuare questo disegno e, prestando alla Grecia altri soldi si contribuirà a mantenere in piedi un sistema unico di potere, l’unico possibile e pensato oggi su scala planetaria: quello del capitalismo finanziario. Una forma di potere più sottile, ma non meno profondo. Oggi sono anti tedesco, perché strutturalmente sono un marxista.

Franco Cuomo

lunedì 13 luglio 2015

L'EUROPA "LIBERALE'" MOSTRA IL SUO VERO VOLTO E NON HA NULLA DI UMANO




IO OGGI SONO CONSAPEVOLMENTE ANTI TEDESCO!

LA GERMANIA, O  MEGLIO, I CAPITALISTI TEDESCHI SI COMPRERANNO LA GRECIA PER QUATTRO SOLDI. LA DEMOCRAZIA NON ESISTE PIU' IN EUROPA.

L'ACCORDO E' STATO TROVATO: ALEXIS TSIPRAS DEVE CONTINUARE AD ACCELLERARE LA VENDITA DELLA GRECIA AGLI INVESTITORI EUROPEI PER RIEMPIRE I CAVEAUX DELLE LORO BANCHE. E' UN PO' COME QUANDO GLI STATI UNITI "AIUTAVANO" PINOCHET A "RITROVARE L'EQUILIBRIO ECONOMICO" CON LA SOLA DIFFERENZA CHE IN EUROPA IL GIOCO SI FA FINEZZA, NON C'E' BISOGNO DI UNA DITTATURA MILITARE PER STRANGOLARE UN POPOLO E ANNETTERSI UN PAESE INTERO. OGGI, E' UN GIORNO DI LUTTO PER LA DEMOCRAZIA, E MI RIPUGNA ESSERE ITALIANO, FRANCESE, OLANDESE, O EUROPEO. MI VERGOGNO TOUT COURT! FATEVI AVANTI RICCHISSIMI BANCHIERI EUROPEI. IL MERCATO E' APERTO, COMPRATEVI LE MERAVIGLIOSE ISOLE GRECHE PER QUATTRO SOLDI!




CON QUESTE RICHIESTE , LA GERMANIA HA INFERTO UN DURO COLPO ALL’IDEA DI EUROPA – CHE PER ME NON E’ MAI ESISTITITA VERAMENTE – NON SI PUO’ GESTIRE UNA ZONA EURO SENZA UN MINIMO DI SOLIDARIETA’: E’ UN DISATRO DICE JOSEPH STIGLITZ, FORIERO DI RANCORI E ODI. ANCORA UN’ALTRA VOLTA LA GERMANIA MINA I FRAGILI E FORSE MAI ESISTITI EQUILIBRI EUROPEI.



sabato 11 luglio 2015

IL CALDO INFURIA, IL TRAFFICO INCALZA, SUL PONTE SVENTOLA BANDIERA BIANCA! TRA CINCISCHI E INDIFFERENZA IL PAESE MUORE MENTRE SI ILLUDE DI VIVERE



Mentre l’amministrazione e i giornalisti di ogni levatura ordine e grado si inebriano dei fasti del  Social Word Film Festival , il paese è soffocato da un traffico infernale e soccombe tra miasmi mefitici di Co2 e rumore infernale, mattina e sera e nessuno ne parla. Stamattina, sabato infocato di luglio, l’unica cosa da fare era tapparsi in casa perché era praticamente impossibile restare per strada: sirena spiegata di autoambulanza intrappolata in un traffico fermo, un autobotte con materiale infiammabile, con alle spalle, un gigantesco camion macina rifiuti e un tir che saliva da Corso Filangieri: un vero e proprio inferno. La galleria che ci ha consegnato l’ANAS si è rivelata essere un boomerang come i VAS avevano già denunciato da tempo, ma ciò che chiederebbe un immediato intervento dell’amministrazione e del sindaco facente funzione è trovare una soluzione per bypassare Vico centro e rendere la città più vivibile.

 I VAS propongono due soluzioni. Una prima sarebbe quella di emettere  un'ordinanza di divieto di transito alle auto dei non residenti su via Luigi Serio. In questo modo, per arrivare a Vico bisognerebbe per forza prendere la galleria. Provocatoriamente, come ci piace a noi VAS, il sindaco facente funzione, tra le varie ordinanze ememanate, potrebbe fare pure un'ordinanza di divieto di transito per i TIR e gli infiammabili, sicuramente interverrebbe il prefetto, ma questo  sarebbe comunque un modo per sollevare il problema all’attenzione delle autorità competenti. La chiusura di via Serio ridurrebbe il numero di auto che intasano il centro di Vico e creano poi la fila da Vico sul ponte di Seiano.

Una seconda soluzione potrebbe essere: partendo da Seiano la galleria procede verso Castellammare a doppio senso di marcia com'è oggi. Arrivati al bivio con la vecchia galleria il flusso verso Castellammare prosegue nella nuova galleria, mentre il flusso verso Seiano arriva dalla bretella della vecchia galleria. Si dovrebbe cioè creare una sorta di senso unico circolare tra il pezzo di galleria nuova e la litoranea e questo dovrebbe valere soprattutto per TIR, autobotti e mezzi pesanti. In questo modo il centro di Vico sarebbe completamente sgravato, la galleria comunque avrebbe un senso e l'Anas giustificherebbe la sua realizzazione comunque con il fatto che è una galleria di emergenza quando ci saranno le frane sulla litoranea.

A tutto ciò, vanno aggiunti i disagi e le vere e proprie sofferenze fisiche inflitte, nell’indifferenza di tutti, amministrazione in primis, vecchio sindaco ora volatilizzato, responsabile di questi disastri, e nuovo sindaco facente funzione, alle popolazioni della zona collinare  a causa dei disservizi dell’EAV bus e di tutti i cantieri aperti sulla Raffaele Bosco. Così tra una chiacchierata con Scamarcio e la Golino, in un luogo che solo una fervida immaginazione può considerare un’arena, in una città senza un cine/teatro o anche una multisala omologata, vecchi, studenti, cittadini comuni pagano lo scotto della peggiore gestione dei servizi di trasporto urbano, dimenticati da tutti.  Un cittadino mi ha testualmente scritto:

Da Vico Equense partono solo bus che vanno a Moiano, le poche corse che lo superano vengono limitate a Ticciano (senza addurre motivazioni plausibili), poi uno ci arriva a Ticciano, sapendo che gli toccherà il peso di fare chilometri sotto il sole e trovi pure questo, completamente fuori orario...un paese vale quanto i suoi trasporti. Vico merda altro che Sociale film capocchia...solo fumo negli occhi!!! I lavori documentati dalla foto, inevitabilmente abusivi, sono un inizio od una fine? In generale: ci sono i lavori all'inizio di Ticciano per allagamento strada e all'altezza di Fornacelle per metanizzazione (più non so quanti altri piccoli punti).Da  dopo le 18 e al mattino alle 6.25 le frazioni comprese tra Ticciano e Seiano sono isolate dai mezzi pubblici perché quest'ultimi arrivano a Ticciano solamente dalla circolare sinistra  e girano ignorando completamente la possibilità di farlo ad Arola (ordini superiori dicono), in più non è raro come nel momento della foto trovarsi degli interventi che bloccano la strada in punti dove dovrebbe essere libera in base come  organizzato nel cronoprogramma lavori per permettere il traffico. C’è ancora da  dire che le corse che arrivano a Moiano via circolare sinistra chissà perché sono ottime e abbondanti e anzi nella fascia di orario in cui i lavori sono in pausa ( dopo le 17.30-18) se vi è penuria di mezzi o necessità si sospende sempre a cioè la circolare destra passante per Seiano”.

C’è dunque di che denunciare! C’è dunque di che parlare ! Qualcuno dirà che sono il solito gufo, ma questi sono disagi, discrepanze amministrative e programmatiche, di una gravità inaudita: vogliamo controllarli questi cantieri aperti? Hanno i permessi dovuti? Sono abusivi? Esiste un piano generale per tutta la Raffaele Bosco ? Era la domanda che si poneva sempre lo scomparso ingegnere Giovanni Esposito dei VAS. 

E allora invece di cincischiare – e consentitemi anche in maniera molto provinciale – con attori e attrici e con giornalisti discutibili, si affrontino immediatamente questi problemi! Il paese, come qualità ambientale è arrivato ad un punto di non ritorno: possiamo andare solo verso il peggio. Mentre per il Social Word Film Festival – manifestazione sicuramente degna di rispetto – innalziamo il livello dei professionisti che intervistano attori e attrici, e soprattutto si pensi immediatamente a una location veramente degna di un festival che ha la pretesa di essere internazionale.

FRANCO CUOMO, VAS, VERDI AMBIENTE E SOCIETA’

CIRCOLO “ GIOVANNI ESPOSITO” VICO EQUENSE


lunedì 6 luglio 2015

tra lamentele solite, e affari propri, mare schifoso e divieti è scoppiata la solita estate equense sorrentina

presso ponte di Seiano
centro di Vico Equense

Per il traffico in costiera e gli intasamenti. Allora io un consiglio ce l'ho: consiglio a tutti o a quelli intelligenti e sensibili,  ai colti a chi ama la natura vera e il mare vero: di non venire più in questi posti: disertate, scappate altrove e se possibile, non inquinate più oltre .  Mi spiegate uno che cavolo ci viene a fare a Vico Equense o a Sorrento? Tra spari di fuochi ad ogni ora del giorno e della notte, sirene di ambulanze, pompieri, polizia , campane ad ogni ora del giorno e della notte pure queste, file chilometriche in auto arroventate, processioni di santi e madonne sempre autorizzate, feste patronali, presentatori e presentatrici improvvisati che urlano da palchi qualsiasi cosa passi loro per la testa, claxon impazziti, smog, lembi di terra polverosi fatti passere per spiagge e fatte pagare a peso d'oro da sedicenti stabilimenti balneari che dal mattino schierano file di lettini, dove se sei bravo e raccomandato prenoti il posto in prima fila, se non lo sei, stai steso in un lettino nel  chioschetto del gestore , mare oleoso e melmoso verdastro o giallino pallido. Ne??? Ma ditemi un po': solo dei pazzi o dei morti di fame che non possono permettersi una vacanza seria e nemmeno riescono a pensarla, dei disperati insomma sceglierebbero di venirsene in un inferno del genere: ed infatti noi nei fine settimana accogliamo solo disperati, quelli dell’interland napoletano che stanno in posti ancora peggio di questi, questi sono i nostri turisti! Stamattina facevo Jogging  per via Murrano, strada per la  marina d'Equa: ore 7,10 , sembrava l'autostrada. E allora lasciamo perdere. Solo chi è in cattiva fede, dopo gli scempi e i disastri compiuti può parlare di turismo in un posto simile: le responsabilità e le complicità sono da rintracciare negli amministratori corrotti che hanno consentito un simile degrado di questi posti: Sorrento col divieto di balneazione dovrebbe pure suggerire qualcosa a qualcuno o no?  I tecnici dell’ANAS, che hanno sbagliato i calcoli, non lo sapevano che un tunnel simile che si apre in una curva a gomito, dove si innesta un’altra strada, avrebbe creato quello che crea? A Vico Equense quello scempio dello stradone chiuso anche ai pedoni  nel vallone del  Rivo D’Arco e che non serve a nessuno, né viene utilizzato per qualcosa, perché tutto fuori norma,  rappresenta veramente la mala politica e la corruzione di un sistema . Ne vogliamo parlare? E le concessioni a pioggia date a gestori di bar , pizzerie, lidi mappatella, chioschi per vendere “cineserie” che tra poco te li trovi pure in testa. Ne vogliamo parlare? Non c’è più un solo tratto di costa che non sia occupato da un’attività lucrativa – badate bene, ho detto lucrativa, non turistica, che dura giusto tre mesi: poi finito tutto, chiuso, una vera e propria rapina del territorio che crea solo profitti milionari a pochissimi e sempre gli stessi. Ne vogliamo parlare?  Poi ci facciamo il festival del cinema in una città che proietta le pellicole dove capita e in spazi inadatti e improvvisati perché non c’è un cineteatro e nemmeno una multisale e nemmeno una sala. Ne vogliamo parlare? Ecco perché io un consiglio ce l’ho: chi ha un briciolo di sale nella zucca, un minimo di gusto, chi ama veramente la natura e l’ambiente scappi da questo posto che ormai non è altro che un’altra delle altre facce di una megalopoli diffusa e degradata nell’offerta dei servizi e della socialità.

A New York una casa del genere la potevi solo immaginare


A New York una casa del genere la potevi solo immaginare. Ero al centro della città ma dalla villa il caos e il disordine mi arrivavano attutiti e distanti. Avevo avuto quel posto grazie alle conoscenze del mio amico Gary, io, come lui, non sarei riuscito a vivere negli angusti budelli dei Quartieri Spagnoli.   Mi ero ripromesso di stare in disparte rispetto al parlarsi addosso di questa città. Chi ero io poi per poterne parlare: un estraneo, un visitatore occasionale, un alieno. Aggiungere una parola più intelligente o più stupida a tutto quel mare di merda che ci inonda in questi giorni la consideravo un’ impresa improba, ma soprattutto inutile. Due anni erano troppo pochi anche per chi- come me- aveva cercato di prendere il meglio da questa città.
Avevo scattato centinaia di foto con la mia vecchia Zeiss Ikon Super Reflex, cercavo il luogo dove avrei potuto rendere possibile il sogno di molta della gente che freneticamente si muoveva in uno spazio sempre più difficile da sopportare, sempre più sporco, sempre più fetido, sempre più violento. Certi giorni mi sentivo come Travis Bickle, veterano del Vietnam in congedo, nel film di Scorzese, che soffre d'insonnia e decide di impegnare le proprie notti facendo il tassista solo che io non guidavo ma giravo come una trottola da club a club sempre più ubriaco di Jack Daniel’s. Non ne potevo più. Non pensavo che sarebbe stato così duro vivere qui e non pensavo che sarebbe stata così insopportabile la mia andropausa, vedere il mio corpo trasformarsi: certe mattine mi mettevo nudo davanti allo specchio ed osservavo il cedimento lento ed inesorabile: la diminuzione della massa muscolare delle cosce e dei glutei,  la perdita di capelli e di peli, l’addome floscio, i pettorali cascanti per non parlare del resto poi.
Avevo provato di tutto. Dallo yoga, alla meditazione, dal rosario al mantra, dall’impegno ambientale a quello culturale, forse stavo impazzendo, forse ero già pazzo, ma io quando uscivo per strada facevo pensieri terribili e così quando stavo su una spiaggia affollata o in un asfissiante e maleodorante vagone della ferrovia locale tra ritardi e soppressione di treni: avrei voluto un mitra e fare piazza pulita di tutta l’umanità che mi stava intorno. Non funzionava più nulla. Lo dissi anche al medico un giorno. Gli dissi dei miei pensieri negativi e lui senza neanche guardarmi in faccia mi disse che era perché non facevo più palestra e del fatto che gli ormoni stessero diminuendo “:perché non ritorna negli Stati Uniti? Si  prenda una vacanza e queste pillole tanto qui in Italia le cose funzionano così si faccia la scorza”. Avrei voluto mitragliare anche lui. Uscii mogio e andai in farmacia a comprare le pillole che mi prescrisse per farmi drizzare un po’ l’uccello: quattro pilloline rosa chiaro 40 euro, pensavo in un effetto miracoloso ma è sempre il cervello che fa tutto e l’effetto fu più che mediocre. Volevo solo ciò che io sentivo vivamente come necessario nell’attuale situazione di sconvolgimenti, senza stare a guardare se dal mio lavoro sarebbe scaturita una cultura o un’accelerazione del declino. Solo accelerandolo, solo vivendolo integralmente e fino in fondo in tutte le sue conseguenze potevo in qualche modo controllare quel delirio di nichilismo che ormai avvolgeva ogni cosa. I miei scatti volevano solo essere il tentativo di fermare il mondo  prima che questo fosse inghiottito dal vortice in cui tutto stava ormai precipitando.
 Mi stavo chiudendo sempre di più in me stesso e sempre di più cresceva in me una claustrofobica discesa nel baratro della rabbia e dell’insofferenza. Avrei voluto dare corpo ai sogni di questa città, ma erano poi i sogni di Partenope o era il mio personale sogno? Facendo saltare in aria tutta la città in una enorme esplosione, cancellarla dalla faccia della terra sulle note di I'm a passenger bruciando rimbaudianamente la stagione all'inferno e in questa ricerca avevo scelto un luogo simbolico, quello al quale Tonino ogni notte faceva da metronotte: il MADRE. Mi immaginavo una grande esplosione come quella di Zabriskie Point a rallentatore: gli oggetti in mille pezzi, le foto i quadri le sculture e la musica che andava come in un enorme videoclip.  Lo avevo fotografato mille volte quello spazio e ora me lo guardavo. Le lastre delle pareti in marmo rossastro e in onice rilucente, il grande cortile interno dove si allestivano mostre ed eventi, le pareti bianche che si distendevano sotto la copertura piatta e come sospesa, diventavano delle astratte superfici espressive. Il gioco dei riflessi di luce sulle pietre levigate, sulle superfici metalliche, sui pilastri di acciaio cromato si riversava su due bacini d'acqua orizzontali. Lo spazio interno e quello esterno si compenetravano armonicamente. Le ampie finestre che si aprivano sul pavimento maiolicato del chiostro sembravano opere d’arte autonome, forse le più belle, oppure da quelle stesse dalle quali i muri sbrecciati e gli antichi intonaci gareggiavano in superiorità, con le opere misere di land art che le sale esponevano nell’indifferenza di tutti.  Il ritmo superiore di questi spazi di luce ordinati con lucida razionalità inducevano alla meditazione. I danzatori si muovevano come automi, sembravano estatici dervisci rotanti in quell'architettura liberata da ogni finalità utilitaristica. I loro abiti neri si armonizzavano con quella scena: era lo spazio visivo di una ritmica ossessiva. Era la scena dove avrei fatto avvenire l'esplosione. Quello spazio deputato all' arte contemporanea doveva sparire per sempre dalla faccia della terra, perché quei giochi di potere estetico erano assolutamente inconsistenti e non avevano più alcun valore, erano fasulli e servivano solo per conservare un controllo su uomini e cose da parte di imbonitori e mistificatori che sotto il termine arte riuscivano a perpetrare solo una  grande truffa, una grande bolla che si gonfiava di niente facendo girare vorticosamente migliaia di dollari e milioni di euro. Riflettevo da tempo su questo, volevo capire se era solo un mio problema o un problema reale. Ero arrivato alla conclusione che fosse un problema reale. Una frenesia consumistica che esisteva e che io non condividevo affatto. Vedevo una volontà di macinare delle cose, di non viverle, di non sperimentarle e penso che quello dei giovani fosse diventato un incubo un problema che penalizzava loro in primis oltre che creare una grande confusione. Così ero arrivato alla soluzione estrema: questa tendenza che tutto dovesse essere subito fatto e bruciato finiva col  distruggere opere di artisti che, se lasciate in condizione di crescere, avrebbero potuto forse lasciare un segno più profondo e forse più durevole, benché non credessi più in un’arte che andasse oltre il proprio tempo. In un primo momento avevo avvertito un forte bisogno di rallentare tutto, poi era subentrata sempre più forte il desiderio di cancellarlo radicalmente.  In questo bisogno sentivo urgente la necessità di smascherare il ruolo mistificante giocato dai musei, che invece di legittimare gli artisti e di consacrarli tali, erano diventati una fabbrica di talent scout usa e getta o di personaggi che alle spalle avevano grandi major della finanza internazionale e che appendevano cavalli impagliati ai soffitti o teste di mucche sanguinanti coperte di mosche in sale asettiche e obitoriali.  Il luogo dove il dover fare notizia a tutti i costi credo che fosse già un fatto di per sé disdicevole per il mondo dello spettacolo inammissibile per il mondo dell’arte.
 Il museo si trovava nel palazzo Donnaregina in un contesto seicentesco di eccezionale bellezza, ma tutto questo ormai era stato consegnato nelle mani di politicanti affaristi e il destino di questa città era irrimediabilmente segnato. Ho passato anni a cercare una ragione a tutto questo: dopo la morte di Lucio Amelio il fervore creativo che attraversava questa città si era appiattito su mesti rituali prodotti e sponsorizzati dai politici di turno e così, mentre la città e le sue periferie veniva ingoiata dalla monnezza camorristi e assessori presentavano eventi culturali alla faccia di qualsiasi decenza .


Da Franco Cuomo, Quando gli angeli scappano via, Romanzo, Photocity edizioni.