“ La filosofia non significa imparare qualche strofetta di Hegel o di Kant,
né far parte di conventicole di accademici; la filosofia deve essere il
substrato formativo di una classe politica. Senza la filosofia abbiamo solo
disonesti senza scrupoli” – Questa frase è stata proferita, con la sua
voce, roca e un poco tremolante da un uomo immenso di 89 anni che è stato
capace di emozionare la plaetea del Mercadante e me. Si festeggiava il quarantennale
dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, si rendeva omaggio alla
perseveranza di Gerardo Marotta un uomo
che per un’idea – quella repubblicana e giacobina – ha dilapidato il suo
patrimonio personale e parte di quello della moglie per fondare un’ Istituto
che non ha uguali al mondo e che ora – per inettitudine e gretto calcolo
economico di politici miopi e corrotti rischia la chiusura.
Avevo 24 anni ed
ero studente nel 1975, quando marinai la mia lezione di Storia delle dottrine
Politiche per recarmi a via Calascione, al monte di Dio, per l’inaugurazione di
quella che sarebbe diventata una istituzione unica nel suo genere , poi in
quella sede seguii i seminari con Hans Georg Gadamer e con Paul Oskar Kristeller dei quali conservo
gelosamente gli attestati di frequenza con le loro firme, seminari che mi
cambiarono la vita e che fecero di me ciò che attualmente sono e poi ancora col
meglio del pensiero scientifico e umanistico del nostro tempo. Così, quando le
luci si spengono in sale, dopo aver accolto intellettuali e filosofi lì
riuniti: Aldo Masullo altro pilastro del pensiero libero, Biagio De Giovanni, il
giovane storico dell’arte Tommaso Montanari che commuove per le sue parole sull’uccisione
del paesaggio in un’Italia distrutta dall’ignoranza e dal malaffare, comincia
la proiezione del film “ Seconda natura” di Marcello Sannino con Gerardo Marotta come unico interprete e
protagonista.
Un film che commuove per l’intensità emotiva che riesce a
comunicare: in alcuni tratti, la voce rotta di Marotta e il suo primo piano
ricordano un altro grande napoletano : Eduardo De Filippo.
Sono 58 minuti di
pura altezza morale, 58 minuti di altissimo impegno civile e politico, 58 minuti
nei quali un ometto piccolo si innalza come un gigante dalla forza sovrumana a
difesa dell’unica grande passione della sua vita: la filosofia e i libri come
unica arma per raggiungere la libertà e la dignità per ogni essere umano.
A
voler trovare un uomo così, oggi si faticherebbe moltissimo e non sono sicuro
del raggiungimento del risultato. Oggi l’Istituto rischia la bancarotta, mentre
il suo immenso patrimonio librario inscatolato e sparso un po’ dovunque rischia
di sparire, svenduto per far fronte ai debiti.
C’era il sindaco De Magistris e l’assessore alla cultura Nino Daniele, c’era
il senatore Sergio Zavoli, brillava l’assenza di tutta la Regione Campania. Il
sindaco De Magistris , pur riconoscendo l’alto valore dell’Istituto non ha
voluto creare altre false aspettative ed ha detto che il Comune non ha i soldi
per poter rimettere su la biblioteca del l’ Istituto e che occorrerebbero fondi
dal governo centrale.
Un gioco al rimbalzo che ormai sta durando da troppi anni
e che getta solo vergogna e discredito sulla classe politica passata e
presente, ammettendo che questa possa più avvertire il senso di vergogna e di
discredito. L’Istituto Italiano per gli
Studi Filosofici ha conquistato in questi quarant’anni una dimensione che non trova termini di
paragone nel mondo; ha organizzato e ancora con difficoltà organizza corsi
dappertutto in Europa, pubblicando opere in sei lingue antiche e moderne e ha
contribuito e contribuisce a fare di
Napoli una vera capitale della cultura. Certo ci saranno stati errori e forse
sprechi, ma questo non può minimamente giustificare il degrado morale che il
politicume nostrano continua a ostentare con manifesta indifferenza ai costanti appelli di Marotta.
L’Istituto è
patrimonio dell’UNESCO , l’Istituto è un
Collegio internazionale del XXI secolo “mondializzato”, riconosciuto in tutto
il mondo. Gerardo Marotta sta nell’ombra, con una raffinatezza pari alla sua
generosità, ma è lui la poderosa forza che si espande ovunque la filosofia lo reclami. E’ lui l’intraprendente artefice che ha
pensato e costruito un’istituzione che è
stata capace di rinnovare la grande tradizione filosofica napoletana e meridionale,
in una società ormai irrigidita dalle
regole di una burocrazia organizzata e finalizzata all’ ideale del profitto
economico. L’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è un modello per tutta
l’Europa e per tutti quei paesi del mondo che si prefiggono di realizzare una
cultura libera, all’insegna di una solidarietà che sia garanzia di pace. Gerardo Marotta , ieri sera, in questo film e
che io farei girare in tutte le scuole e nelle Università, ci grida che c’è
qualcosa di più importante del benessere, qualcosa di più grande del denaro. Questa
cosa è l’educazione e lo studio non finalizzato alle professioni o al lavoro,
come beceramente sostengono gli omuncoli e donnicciole senza morale e senza cultura che ci governano,
ma alla formazione di una coscienza libera dai ricatti e dalla ignominia. E’ questo il progetto per cui siamo al mondo e
non altri. Così, la nostra prima natura - vitalistica e animale - deve vestirsi
di una seconda natura: quella dell’umanità.
Quando io scoprii l’Istituto e cominciai a
frequentarlo a Napoli si andava per vedere o Maradona o Gadamer, l filosofo
tedesco amava Napoli e la considerava la città della filosofia, ma il miracolo
lo fece Gerardo Marotta. Per seguire il suo sogno platonico e umanistico
l’avvocato Marotta ha donato i suoi libri, ha venduto i suoi beni di famiglia,
si è indebitato, ha pagato costosi affitti e alla fine ha realizzato un
Istituto in cui sono passati tutti i filosofi contemporanei e migliaia e
migliaia di giovani. Per fare cosa? Filosofia solo e semplicemente filosofia e
non quella delle accademie, ma quella che serve a tirar su giovani liberi e
dignitosi.
Forse, l’opera di Gerardo Marotta è uno straordinario atto d’amore
per la sua città e la sua patria italiana ed europea e ancor più il maggior
elogio della filosofia mai fatto. Purtroppo, oggi quell’ elogio della filosofia
è finito in centinaia di scatoloni e la biblioteca ricca di trecentomila libri è
stata trasferita a Casoria.
A me, quella di ieri più che una festa è sembrato
un funerale, perché intorno a quell’uomo e all’ Istituto c’erano solo gli amici più cari e i testimoni più fedeli:
quasi nascosto in un palchetto l’instancabile
e discreto Antonio Gargano, anima dell’Istituto,
maestro insuperato di storia della filosofia a intere generazioni di studenti.
Non ho visto la città, non ho visto chi avrebbe dovuto e dovrebbe prendersi la
responsabilità di salvare una istituzione che il MIT e l’ONU hanno decretato
essere un faro di civiltà e cultura.
“Sembra
quasi che dopo oltre due secoli si rinnovi la sconfitta degli intellettuali
che, con l’aiuto delle baionette francesi, vollero fare la rivoluzione e furono
vinti dai lazzari prima e dalla furia reazionaria dei Borboni dopo. Nel destino
della biblioteca dell’Istituto Marotta – duecentomila o trecentomila libri, il
numero giusto nessuno lo conosce – c’è in parte la storia della Napoli moderna
che si ripete: l’unica tradizione borghese è quella degli intellettuali che per
loro natura non possono che ricominciare dalla luce mentale del pensiero. E
ogni volta pagano la colpa della loro dignità”. Lunga vita al pensiero di Gerardo
Marotta, lunga vita alla filosofia istigatrice di dubbio e di libertà.