domenica 29 giugno 2014

Vent'anni senza Lucio Amelio: il 2 luglio del 1994 moriva l'unico uomo che ha veramente amato l'arte contemporanea. Dopo la sua morte i galleristi più seri sono scappati da Napoli


In entrambi questi miei due romanzi Lucio Amelio è presente e, con lui un'epoca d'oro per l'arte a Napoli, che oggi non esiste più. Io l'ho conosciuto, era sempre disponibile al dialogo e alla conversazione colta ed elegante al motto di spirito leggero e garbato,  quando avevo la fortuna di trovarlo nella sua galleria a Piazza dei Martiri. Io poco più che ventenne. Mi invitava sempre a tutti i suoi vernissage non ancora opening, mi invitò anche al City hall Cafè quando arrivo Warhol. Oggi, a vent’anni dalla sua morte mi va di ricordarlo così a testimonianza di quanto un uomo come lui poteva dare ad un allora giovane me.
____________________________________________________

" Dimenticavo di dirvi chi sono: mi chiamo NoonJohn. NoonJohn Goldin, ho 56 anni e come vi ho appena detto, sono americano. Sono arrivato a Napoli due anni fa perché mi ero stancato di stare a New York, perché la mia vita andava a rotoli dopo la scomparsa di Richie, perché era meglio che cambiassi aria e cercavo un’Europa non troppo europea. Nella galleria di Tony Shafrazy incontrai Lucio Amelio che mi invitò per un soggiorno estivo a Capri rimasi due settimane con lui e ripartii con la convinzione che mi sarei stabilito a Napoli, ma quando decisi di stabilirmi a Napoli lui era già morto da un anno. […]Una volta Lucio Amelio mi disse che l’arte a Napoli per poter esistere davvero aveva bisogno dell’onestà di chi la faceva e di niente altro, un valore difficilmente rintracciabile nella sua città. Stavamo sul balcone di casa sua con il golfo davanti a noi, e la città pigramente distesa sul mare. Era orgoglioso della sua città- benché ne conoscesse i lati peggiori- e lui me la faceva conoscere con la gioia e l’entusiasmo di un bambino - era la prima volta che venivo in vacanza a Napoli, era il 1980- avevo ventinove anni e Napoli era immersa in una energia pulsante di frenetica arte, io avevo tenuto il mio primo slideshow al CBGB di New York dove lui venne, fu lì che diventammo amici poi ci rincontrammo da Tony Shafrazy. Ospitava Warhol e Beuys insieme, perché lui li aveva voluti insieme: oggi mi sembra un ricordo lontanissimo. Col braccio mi cingeva la vita e con l’altro appoggiato alla ringhiera , mi parlava con quella sua cadenza lenta e un poco rauca: << Non devi chiedere mai nulla ai politici, perché un artista vero non ha bisogno di loro>> diceva <<questo è un maledettissimo vizio italiano che per fortuna voi americani che fate arte non avete>> Poi la sera mi portò in un posto che si chiamava City hall café – credo che ci sia ancora, credo che fosse aprile- dove ci fu l’incontro tra i due: un happening indimenticabile. A Novembre di quello stesso anno seppi del terremoto devastante che aveva colpito le zone interne ed in parte anche Napoli e lessi una sua memorabile dichiarazione sul
New York Times << Quella notte stessa ricevetti le prime telefonate. Gli artisti chiedevano: possiamo fare qualcosa? Subito ebbi l'idea che l'arte c'entrava in qualche modo. Si doveva rispondere all'evento catastrofico. C'era dell'energia nell'arte, tanta energia da potersi contrapporre a quella scatenata dalla Terra>>. Così nacque TERREMOTUS che io ho visto solo quando lui non c’era più . Rimasi con lui tutta la primavera poi non tornai più a Napoli se non per farvi ritorno un anno dopo la sua morte, con molti più anni e molta tristezza nell’anima, e ora questa città mi opprime ed ho voglia di tornare a casa. Non dimenticherò mai più quel periodo breve ed intenso e se ero ritornato era perché inconsciamente forse volevo riviverlo, ma da subito mi accorsi che molte cose non erano più le stesse e l’energie di quel tempo era scaduta in mesti rituali. Alternavamo i nostri soggiorni tra casa sua e Capri tra impeti erotici, mostre e cene. Una volta mi raccontò di quando vendette il suo primo quadro – quello di un pittore berlinese - ad un critico sorpreso e compiaciuto, che dovette scegliere l'opera grazie all' illuminazione di una torcia elettrica che lui teneva in mano nel suo sgarrupato spazio espositivo privo di corrente elettrica da poco aperto al Parco Margherita 85 che poi divenne la Modern Art Agency che gestiva insieme ad un suo socio, e che più tardi trasferì a Piazza dei Martiri. Allora era solo un ex studente di architettura reduce da un soggiorno in Germania, e si procurava da vivere con le traduzioni presso l'Italsider di Bagnoli, era la prima metà degli anni sessanta e lui scherzosamente, ma non troppo, parlava di quel periodo come della swinging Naples quasi a volerla contrapporre alla più nota swinging London."
Da "Quando gli angeli scappano via, Photo city ed.
_________________________________________________________

"Rise in maniera sguaiata, mentre Amelio ne condivideva l’espressività. Era Paola che traduceva in simultanea, rendendo il volutamente sgangherato newyorchese di Mapplethorpe, un italiano forbito e concettualmente elegante. Presi ancora qualche appunto, la ressa era insopportabile. Tutti erano li per farsi vedere, tutti che sorridevano finti, se qualcuno guardava le foto era solo perché alcune erano sconcertanti nella loro algida pornografia. Se fossero state altre opere sarebbero passate inosservate. Un club di persone assolutamente autoreferenziale: ci si vedeva per dire di essere stati visti ed era intellettualità finta e narcisistica. Non c’era nessuna verità in quel posto e l’unica possibile era silenziosa e faceva bella mostra di se sulle pareti della galleria e sul viso affilato e consunto di Amelio ed era una verità indifesa e innocente. Trovavo quella situazione assolutamente irreale, quel pubblico si stava trasformando e di lì a poco sarebbe diventato un’insulsa parodia di borghesia arricchita asservita ad un carro politico alla ricerca di prebende e protezioni".
da " Quell'estate psichedelica del '66, lampi di stampa Milano

mercoledì 25 giugno 2014

mentre la tromba di In a silent way



" Quante volte, con Giovanni, più grande di loro di una trentina d'anni, le conversazioni si erano inoltrate fino a notte fonda, in una stanzetta che era poco più di uno sgabuzzino, sorseggiando wisky e ascoltando Coltrane e Miles Davis, con l'animo inquieto di chi vuole cambiare il mondo tutto in una volta.Si accaloravano vivamente quando parlavano di queste cose, Salvo era sempre lì silenzioso e Roberto, pur nella foga della conversazione, godeva della sua presenza, dei suoi capelli neri, della sua barba, che si era fatto crescere alla Che Guevara e che incorniciava il suo viso rotondo. Il tempo, quieto come nell'alta marea, li sosteneva per ore intere che non avevano né inizio, nè fine, ore tumultuose nelle quali tutti i pensieri avevano il loro diritto all'esistenza. Così, in quella piccola stanzetta si trasferiva il mondo, e tutti e tre, intuivano, immaginavano e persino i sensi si affinavano, come a volersi allontanare dal loro centro, per captare altre notizie, altre informazioni. Emergevano sensazioni esili e disgiunte e forse, per effetto del troppo whisky bevuto, luci e riflessi li facevano fluttuare in un vuoto che li rendeva irreali, mentre la tromba di In a silent way li riempiva lentamente ed ognuno di loro assaporava il dono incredibile dell'amicizia.[...] Ritornai da lui verso le sette, c'era ancora i sole, andavamo incontro all'estate e l'aria era calda di vento di scirocco. Roberto non coltivava una grande passione per i fornelli, ma la sua casa era molto ordinata, la cucina non era il suo forte. Portai due bottiglie di Vernaccia, che mettemmo subito in frigo, gli piaceva il vino.Venne ad aprirmi, mi poggiò la mano sulla spalla, ma non c'era nessun invito in quel gesto. Mi sbagliavo ancora una volta, ma mi aggredì una sorta di panico sottile, sempre la stessa indefinibile angoscia: chi era veramente Roberto? Cosa ci facevo io in quella casa con lui? Perché mi interessva il racconto della sua vita? Desideravo la sua compagnia, mi piaceva ascoltare quel tono particolare di voce, ma nello stesso tempo avrei preferito essere in un altro posto[...] Eravamo un poco offuscati dal vino, bevuto abbondantemente, io soprattutto, con la convinzione che se fosse successo qualcosa avrei potuto dare la colpa al fatto che fossi un poco brillo.Ci spostammo nell'altra stanza e ci accasciammo sul divano. Non accadde nulla, e parlammo di arte, l'interesse fisso di Roberto"



da "Quell'estate psichedelica del '66" Franco Cuomo, Lampi di Stampa, Milano,2006

sabato 14 giugno 2014

Quando la prevalenza del cretino può uccidere ( socialmente)


Questo brano che riporto tutto è tratto da La prevalenza del cretino, un aforismario, scritto da Fruttero & Lucentini nel 1985. E' necessario per quel poco che aggiungerò alla fine . Dunque:
"Poco interessanti catene di cause e effetti terapeutici, dietetici, sociali, politici, tecnologici spiegano l'esponenziale proliferazione della "bêtise"( stupidità). Figlia del progresso, dell'idea di progresso, essa non poteva che espandersi in tutte le direzioni, contagiare tutte le classi, prendere il sopravvento in tutti i rami dell'umana attività. È stato grazie al progresso che il contenibile «stolto» dell'antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è dunque in primo luogo brutalmente numerica; ma una società ch'egli si compiace di chiamare «molto complessa» gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumeri poltrone, sedie, sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto denaro. Gli ha insomma moltiplicato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per «realizzarsi».
Sconfiggerlo è ovviamente impossibile. Odiarlo è inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d'inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni (per lui, il cretino è sempre «un altro»); e comunque il riso gli appare a priori sospetto, sconveniente, «inferiore», anche quando − agghiacciante fenomeno − vi si abbandona egli stesso".


E' da un po' di tempo che, qualcuno/na,  va in giro a dire che mi starei isolando, così, incontro amici che, vedendomi passeggiare la sera da solo e cenare da solo mi chiedono se mi sto sottraendo al mondo . Questo qualcuno o questa qualcuno deliberatamente e arbitrariamente sarebbe convinto che mi starei chiudendo in me stesso e mi starei ponendo in una condizione non salutare per il mio benessere psichico adducendo anche al fatto che avrei votato 5 Stelle . Non voglio argomentare sulla giustezza o meno di questa constatazione ( non i 5 Stelle intendo ma il resto) vorrei solamente chiedere a questo qualcuno/na: da chi o da cosa mi starei isolando? Ometto di sottolineare che, per una situazione familiare contingente che spero di risolvere presto, i miei tempi "mondani " si sono ridotti, nel senso che non posso fare tutto quello che vorrei: andare a cinema, al teatro,  a vedere una mostra, a organizzare una festa, al mare, fare una gita a Positano ecc. ecc . Ma insisto ? Da chi o da cosa mi starei isolando?  Vediamo un po'. Vorrei solo ricordare a queste persone che col Wwf ho intrapreso una battaglia per non far abbattere due pini secolari: uno lo abbiamo salvato . Alcuni giovani che neanche conosco mi hanno contattato per aiutarli a sostenere una petizione affinché un’area di uso pubblico chiusa da un privato venga riaperta, sto lavorando ad un mio prossimo libro e prevedo di fare un corso di Etica Ambientale il prossimo ottobre alla Federico II che sto preparando. Sicuramente questo qualcuno/na ha notato che sono diventato insofferente, questo è vero, si questo è molto vero. Insofferente a cosa? Alla stupidità, alla cretineria di chi non avendo mai letto un solo libro o sfogliato un solo giornale on non muovendosi dalla piazza o da casa sua,  spara giudizi a zero perché il sottoscritto ha criticato , argomentando,  delle cose che secondo me erano da criticare, di chi non frequentando cime di intelletto o frequentandole non sviluppa nessuna capacità di acquisire curiosità e cultura, di chi ha la presunzione di dire appunto che mi starei isolando. Ebbene, sì. è io  vero  mi sto allontanando da tutto questo. Io sono stufo della grossolana rozzezza discorsiva che mi circonda e non lo dico perché la mia sarebbe più alta, ma perché vorrei  frequentare gente che avesse tra i suoi interessi : arte, letteratura, cinema, per far crescere appunto la mia capacità discorsiva che si sta anchilosando in un contesto di mediocrità, vorrei essere stimolato da persone anticonformiste, eclettiche non banali, stravaganti. In una sola parola non vorrei più vivere dove mi trovo, ma questo non da ora, solo che ora mi sta risultando insopportabile. Dunque da qui  il riferimento  a La prevalenza del cretino  di Fruttero e Lucentini. Il cretino/na a lungo andare uccide, bisogna difendersene e non vale più neanche la pena contrastarlo/la perché è una battaglia persa: bisogna evitarlo/la. Spero di risolvere i miei problemi familiari e allora cercherò i miei amici del Pompei Teatro Lab, come il grande Enrico o i miei amici artisti, Antonella, Carmen, Ciro, Federico, con i quali i discorsi vanno sempre più in la della punta del proprio naso e soprattutto sono allegri e vivaci e allora farò una festa per dimostrare che la depressione è indotta dagli altri non la coltivi tu e se non ti difendi sono proprio questi altri, quelli che fanno finta di preoccuparsi della tua solitudine, che faranno di te un depresso. No Non ci sto:  alla stupidità preferisco un buon libro a casa mia, una passeggiata da solo ( vi assicuro che si conosce più gente interessante), e appena le cose si aggiusteranno la sana mondanità fatta di crescita culturale e curiosità.

martedì 10 giugno 2014

Torre di Punta La Guardia: chiusa la strada pubblica e l’accesso alla proprietà demaniale.

SI RIPROPONE ALL'ATTENZIONE DI TUTTI UN MIO ARTICOLO USCITO IL 9 MAGGIO DELL'ANNO SCORSO. OGGI QUELLA STRADA CHE PERMETTEVA L'ACCESSO E' STATA CHIUSA DEFINITIVAMENTE E TUTTA L'AREA E' STATA PRIVATIZZATA. CHIEDIAMO AI CONSIGLIERI DI MINORANZA DI FARE LA LORO PARTE. COSA SI VUOLE REALIZZRE IN QUEL SITO? VAS- CIRCOLO AEQUA DI VICO EQUENSE

_________________________________________________________________________________


09/05/2013
Torre di Punta La Guardia: chiusa la strada pubblica e l’accesso alla proprietà demaniale.

Triste destino di un’altra della tre torri che caratterizzano lo stemma comunale di Vico Equense. Dopo l’abbattimento dei primi anni ’50 del secolo scorso della torre aragonese di Capo La Gala, un’altra delle Torri, quella ubicata nella zona paesaggisticamente più spettacolare, è stata sottratta alla visione della popolazione e dei turisti: si tratta della Torre di Punta La Guardia. La bellissima strada di Punta La Guardia collega il centro della frazione di Seiano con, come appunto indica il nome, Punta La Guardia, ovvero Punta Scutolo. La strada è a picco sulle cave, tra gli oliveti, con scorci panoramici eccezionali. La strada pubblica passava sotto un piccolo portone con la scritta Barbara Cosenza e giungeva alla proprietà demaniale costituita da un piccolo oliveto che abbraccia la Torre, ricostruita o ristrutturata probabilmente ad inizi 1800. Il luogo è a picco sul mare, contornato da mura merlate. Dalla Torre si abbraccia il panorama da Capo D’Orlando fino al Capo di Sorrento. E’ un sito bellissimo e ameno; da sempre gli abitanti di Seiano vi passavano la Pasquetta ed è segnalato su molte guide di trekking, anche all’estero. Purtroppo il demanio ha messo in vendita l’area e, senza l’acquisto da parte del Comune, si rischia la privatizzazione. Il proprietario del fondo confinante, sul quale insiste il tracciato della via pubblica, ha da anni chiuso il portone di accesso sulla via pubblica, consentendo però il passaggio ai visitatori attraverso il suo fondo. Ora l’accesso è stato definitivamente chiuso. Un pezzo di storia e di paesaggio di Vico è stato amputato. Occorre che le autorità preposte intervengano per ripristinare la legalità, dato che la via è indicata come vicinale pubblica e da sempre si è transitato fino alla proprietà demaniale. Il Comune, invece di lasciare in abbandono l’area, dovrebbe intervenire sia per evitare il crollo della Torre, sia per riqualificare la via di accesso che si presenta ormai invasa di pezzi di mura crollate e ridotta ad un piccolo sentiero. Sarebbe interessante, oltre che estremamente serio, proporre ai cittadini di Vico Equense, ma anche a quelli che fanno la politica in Consiglio Comunale (e mi riferisco anche alla non maggioranza che ha tra i suoi consiglieri una cittadina di Seiano), questa questione abbastanza grave, circa l’appropriazione indebita da parte di cittadini privati - prevalentemente gestori di bar, chioschi, pizzerie e costruttori edili - di spazi pubblici, ovvero di spazi che una volta erano di tutti e che da un momento all’altro, non si sa per quale potere occulto, si ritrovano ad essere di proprietari privati. Tutto questo è scandaloso oltre che assolutamente abusivo e illegittimo! L’ultimo fatto che denuncio e che mi è stato segnalato è appunto la chiusura di via Punta la Guardia, da parte di un imprenditore edile, che impedisce definitivamente l'accesso ad uno dei posti più belli della Penisola Sorrentina. Dai dati e dalle cartografie catastali si evidenzia che l’imprenditore avrebbe chiuso una strada vicinale di uso pubblico da 15 anni (ci sono sentenze della cassazione sulle strade vicinali che sicuramente caratterizzano tale strada come di uso pubblico). Fino ad ora, passando per il fondo di questo imprenditore, l'accesso era comunque consentito e certamente, se questo accadeva, non era per una gentile concessione ma perché appunto si trattava di una strada vicinale con uso pubblico. Oggi non è più così e non ci sono motivazioni addotte alla sua chiusura, se non probabilmente – ed è opinione di che scrive - l'obiettivo finale dell’imprenditore che è quello di acquistare il fondo con la Torre e due ruderi per farne l’ennesimo resort. Il fondo demaniale sembra faccia parte dei beni in vendita per 450.000 euro. Inoltre, l’imprenditore adduce a giustificazione della chiusura che la zona sarebbe frequentata da tossici, che è stato rubato lo stemma della Torre (della famiglia Cosenza), che la scala della Torre ed i muri di contenimento sono pericolanti. Insomma, il degrado pubblico giustificherebbe l’acquisizione del privato. Ora, considerato che come dice il professore Salvatore Settis, tra poco tutti i beni pubblici saranno una proprietà privata e considerato che la chiusura di una via di uso pubblico è inammissibile, ritengo sia clamoroso lo scippo di quest'area che è una delle più suggestive del territorio di Vico Equense! Allego a questo articolo la cartografia catastale in pdf, dalla quale si evidenzia come la via vicinale passi sotto il portone chiuso con la scritta Barbara (Cosenza). Qui nessuno vuole ostacolare l’imprenditoria privata, ognuno fa il suo mestiere, ma contemporaneamente si potrebbe chiedere comunque una regolamentazione dell'accesso al pubblico, oltre che promuovere una valorizzazione ed un recupero di tutta l’area ed inserirla tra i percorsi rari e suggestivi della nostra terra. I V.A.S. da tempo combattono la battaglia contro la totale privatizzazione del territorio, io parlerei di vera e propria rapina di ciò che una volta era di tutti ostacolando la volontà di questi ultimi governi simili tra loro di dismettere le proprietà demaniali per fare cassa. I V.A.S. propongono al Comune, come già hanno fatto per la SS. Trinità, di acquistare dallo Stato questo bene, coinvolgendo i cittadini anche con una sottoscrizione popolare.

 Franco Cuomo - V.A.S. Vico Equense

domenica 8 giugno 2014

il controllo totale di idee e opinioni


Ho votato 5 Stelle e non mi pento. Ho votato dopo una decina di anni di assenza dal voto, una zona molto estesa nella quale tornerò. Ho votato 5 Stelle perché volevo umiliare il PD ovvero l'arroganza dell'alleanza affari/mafia/ informazione, ovvero un regime, ovvero ancora il partito della classe agiata, il partito di chi ha sicurezze economiche, il partito dei boiardi auto eletti con una legge elettorale truffa che si continua a mantenere, il partito che esprime un presidente del consiglio non eletto con elezioni continuazione di Monti e di Letta e delle politiche governate dalla BCE. Ho votato 5 Stelle, ma - filosoficamente ( avverbio incomprensibile a tutti i PIDDINI ) sono stato e rimango oggi più che mai un marxista e nel voto a 5Stelle un leninista anche questa una cosa difficile da comprendere ai PIDDINI, tutti improntata alla modernizzzione . Per quelli del PD essere marxista oggi non solo rappresenta una difficoltà pratica e teorica di primo grado , ma anche una difficoltà teorica di secondo grado ovvero una difficoltà epistemologica. Nel senso che oggi per ognuno di loro bisognerebbe intaccare processi cognitivi molto profondi: la percezione della realtà e della virtualità, modelli pubblicitari di esistenza , luoghi comuni linguistici, alcuni tra tanti: essere sempre propositivi e vedere sempre il bicchiero mezzo pieno insomma il peggior keep smiling di stampo statunitense. Ma il mio voto a 5 Stelle non è stata una dichiarazione di appartenenza ideologica a questo gruppo, che comunque abbia subito una grossa perdita per cause riconducibili alla capacità di veicolare informazioni, rimane il secondo partito d'Italia . Sono pienamente consapevole però di essere uno sconfitto dalla storia , ma, sono pure consapevole che se i vincitori sono quelli che vedo in giro, sono felice di essere stato sconfitto . D'altra parte le percentuali dei vittoriosi sono quelle della vecchia democrazia cristiana fanfaniana e il PD oggi raggruppa un melting pot composto, quando " va bene" , da ex craxiani, gente di destra , democristiani dell'ex margherita e da trentenni completamente analfabeti della politica .Insomma il meglio dell'universo colluso col malaffare : Expo e Venezia ne sono la manifestazione eclatante e il peggio delle modalità espressive imposte dai media. Ieri un mio amico, scherzando, mi prendeva in giro chiedendomi cosa pensassi dell'alleanza Grillo/Farange. Dico subito che non me ne frega niente di questa alleanza perché non sono un 5Stelle, però gli ho chiesto che ne pensava lui dei nomi presentato dal PD campano all'europee e che sicuramente aveva votato, uno tra tutti: Andrea Cozzolino ovvero tutto ciò che è stato il bassolinismo a Napoli e in Campania ma anche la corruzione politica di voti truccati alle primarie e di "affari di famiglia" Eppoi le Picierno e i Pittella non erano da meno . Dunque non voterò più e oggi, se ancora ho un briciolo di energia da spendere pubblicamente voglio profonderla - come testimonianza perché anche qui sono sconfitto dai fatti - per difendere l'ambiente e la mia terra , anche se non importa a nessuno, ai più per lo meno . Sentire le dichiarazioni di Renzi a Napoli, vedere lo staff di La Repubblica al completo al S. Carlo mi ha dato l'idea di un controllo totale delle idee e delle opinioni . Claim pubblicitari studiati , ammiccamenti che oscillano tra sorrisi falsi e finte espressioni di interesse di Matteo Renzi . Intanto nel paese c'è una sanità a pezzi, una scuola inutile e distrutta un'università che si trova all'85 esimo posto rispetto a quella di altri paesi, una disoccupazione da far paura. Però c'è il PD al governo votato da tutti quelli che in qualche modo sono stati garantiti dal potere e sono andati in giro a chiederne i voti ovvero tutti quelli che si sono parati le terga aggrappati a finte amicizie e inutili gratitudini, tutti quelli ai quali questa Italia va bene così com'è . 
Franco CUOMO

mercoledì 4 giugno 2014

Pini secolari abbattuti a Seiano su richiesta di privati con autorizzazione del Sindaco Gennaro Cinque





E' l'unico posto al mondo dove si abbattono alberi secolari non malati. Un'ordinanza di Gennaro Cinque Sindaco fortunato di questo paese sfortunato, su richiesta fatta da privati. Il pino era perfettamente perpendicolare, sanissimo, un pino secolare di circa 130 anni, stessa sorte subirà l'altro che vedete nonostante diffide e denunce del WWF alle quali si sono aggiunte quelle dei VAS. La perizia dei privati è stata affidata ad un agronomo che è lo stesso agronomo chiamato dal Comune per "verificare" le dichiarazioni del cittadono ( è una signora), che temeva che il pino potesse crollarle sulla casa. Mi chiedo: se è stato ravvisato e confermato il pericolo, come mai non è stata chiusa la stradina sottostante e sono stati eseguiti i lavori senza tener conto delle normative di sicurezza che vigono a tal proposito? Con quale certezza si è affermato che quei pini sarebbero caduti? Naturalmente le solite voci di un paese imbarbarito hanno subito inveito contro gli ambientalisti chiamandoli assassini perché avrebbero difeso gli alberi invece degli esseri umani potenziali vittime in fieri. Quei due alberi trattengono ( trattenevano) con le loro radici decine e decine di ettolitri di acqua e terreno, che da oggi in poi potrebbero franare nel terreno sottostante. Queste sono le politiche di gennaro Cinque per far fronte al dissesto idrogeologico. L'episodio come ho scritto è stato denunciato a:Procura della Repubblica, Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, Carabinieri di Vico Equense, Polizia Municipale di Vico Equense, Corpo Forestale dello Stato, stampa: IL Mattino, il Corriere del merzzogiorno, il Roma, La Repubblica.