Jacopo Benassi |
Ho letto un post di Jacopo
Benassi, un autentico artista della macchina fotografica che apprezzo molto. Il
post è questo :“Siete inevitabilmente
portati a fotografare ragazze nude nelle fabbriche? Gattini davanti al
caminetto? Vecchi pescatori con le rughe in bianco e nero? Mare con tempo lungo
e HDR? Vi vantate con gli amici dell'ultima reflex con super teleobiettivo? Non
conoscete Ugo Mulas?
E' vero, sono cose brutte. Un unico rimedio è possibile, la cura di
tutti i mali: smettere di fotografare. Non è facile, lo so. Ma con il giusto aiuto potete anche riuscirci.”
Non sono riuscito a non
rispondergli:
Caro Benassi chiedere oggi di non
fotografare più mi sembra una pretesa assurda soprattutto perché con uno
smartphone ma anche un telefonino vecchia maniera chiunque fotografa qualunque
cosa. La fotografia che già deprivò l'arte dell'"aura" come scrisse
all'inizio del '900 Walter Beniamin, oggi - democratizzata e volgarizzata- ha
deprivato se stessa della sua funzione artistica che aveva usurpato all'arte. Io
capisco e condivido il tuo orrore per i pescatori rugosi in bianco e nero o per
i tramonti o i mari increspati, ma spesso, le foto servono solo a comunicare
ciò che il linguaggio verbale non vuole più proferire e/o forse non sa più
descrivere. La fotografia supplisce l'afasia che affligge tutti e le immagini -
il proliferare eccessivo delle immagini - oggi è solo il segno più manifesto
del nostro linguaggio scaduto e in questo scadere generale le stesse immagini
sono spesso scadenti, scadute, inutili, enfatiche, retoriche, prolisse ecc.ecc.
ecc.Tu sei un artista e le tue foto vanno nella direzione opposta che, credo di
capire e correggimi se sbaglio, vuole conferire alle foto che fai e come le fai
una valenza che intende denudare lo sguardo dalla stupidità celebrativa della
rappresentazione. Bene, fallo ! E distinguiti in questa melassa perché lo fai
bene, ma non puoi chiedere a tutti gli altri di non fotografare più,
perché significherebbe 1) non tener
conto che la tecnologia ha dato a tutti la possibilità di fotografare e 2) non
tener conto che fare foto oggi equivale a parlare e siccome si parla male,
perché si pensa male anche le foto sono quel che sono.
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