Questa nuova figura è aggressiva e violenta e tira fuori il peggio di sé, proprio come Bernardo Guy di "Il nome della Rosa" che è nella foto. Ti scaraventa subito addosso, a te che non sei come lui, l'indifferenza verso chi soffre o verso chi lavora duramente con attacchi generici nei quali domina solo una cosa: la paura di morire tutti, lui dice, ma in realtà è la paura che ha di morire lui solo e qui l'ipocrisia diventa quella dei sepolcri imbiancati . Gente al quale non è importato mai niente di tutto il mondo improvvisamente diventano i paladini degli altri e allora dagli a fotografare, colpevolizzare, deridere, oltraggiare, il sottoscritto ci è passato personalmente e ci sta passando ancora, così, quando ho letto questo post, oltre che ad aggiungere un"mi piace" ho chiesto a chi lo aveva postato se potevo condividerlo e l'ho voluto anche riportare nel mio blog. Eccolo.
"Il virus ha prodotto una nuova figura in Italia: il nuovo inquisitore volgarmente chiamato “restocasista martire”.
Si tratta di persone che, animate dal sacro furore di essere nel giusto, predicano il rispetto in modo ossessivo delle regole anti-contagio. Perseguono questo fine e perseguitano chi secondo loro non lo fa.
Come i bigotti del tempo passato, anche questi italiani zelanti si ritengono moralmente superiori.
È fondamentale, per il bigotto, tracciare una linea invalicabile tra lui e il resto degli Italiani, sempre descritti con disprezzo e indignazione. Lui o lei, moltissime lei, ovviamente, ha una sensibilità, una comprensione degli avvenimenti, un rispetto per chi soffre, una volontà a sacrificarsi, che gli altri non hanno. È sfortunato, poverino, deve vivere in un mondo di persone chiaramente non alla sua altezza, deve coabitare con il resto del paese!
Il nuovo bigottismo, molto più contagioso del Corona virus, si è diffuso a macchia d’olio in tutti gli strati della popolazione, anche se ha infettato soprattutto i più fortunati che possono lavorare a casa e che temono meno i rovesci economici dei provvedimenti. Ma ci sono state eccezioni, quindi non si può essere sicuri.
Il nuovo bigotto non apre bocca per criticare le regole, quali esse siano, per essere propositivo o speranzoso, lui parla solo per giudicare negativamente le altre persone che non si adattano alle restrizioni, e anche coloro che le rispettano, ma le soffrono, o che le mettono in discussione e quindi oltraggiarle e offenderle . E infatti fa sentire la sua voce, a volte dai balconi con grida indignate, a volte con cartelli ammonitori posti sui balconi, più spesso sui social network.
Trova intollerabile che qualcuno metta in discussione il suo credo. Come il bigotto antico giudica severamente il peccato, ma ancora più duramente chi lo difende con argomentazioni pretestuose! Il bigotto, infatti, si fida soltanto di fonti, che lui seleziona in base alla conformità con il suo credo.
All’inizio il bigottismo, come tutte le malattie si manifesta con la paura, la frustrazione, l’invidia. All’inizio, il nuovo bigotto è un fobico che vive le notizie sul virus con particolare apprensione. La paura lo spinge ad adottare scrupolosamente ogni regola preventiva.
Dopo qualche giorno di prigionia domestica, il bigotto non soffre più per i limiti alla propria libertà, ma comincia a provare un sottile piacere: finalmente si sente nella condizione di poter dimostrare la sua superiorità morale agli altri. Questo è il primo sintomo inequivocabile che la patologia è iniziata. Laddove gli altri si lamentano, lui sopporta con pazienza e diligenza. Laddove gli altri protestano, indubbiamente per motivi poco edificanti, lui tace e obbedisce.
A questo punto si manifestano l’invidia e la frustrazione. Il bigottismo, come quello tradizionale, si nutre dell’invidia che chi segue le regole prova per chi non le segue o le segue ma le contesta.
Dalla sua finestra chiusa, il restacasista martire trova sfogo soltanto nel formulare minacce apocalittiche: vedrete che cosa succederà, ci faranno tornare tutti in casa per sempre, la quarantena diventerà permanente.
Il bigotto loda pratiche purificatrici anche se igienicamente inutili, come la sanificazione delle strade; condanna comportamenti innocui, come le escursioni o i giochi dei bambini. Non ragiona, giudica. Non pensa, crede. Non vuole, obbedire, e si comporta come i flagellanti del medioevo.
A nulla valgono gli appelli alla ragione di amici e conoscenti, inutile citare percentuali e buon senso. Il restacasista martire vuole dimostrare che il proprio sacrificio è l’unica via alla salvezza o, come seconda opzione, che l’immoralità e sconsideratezza altrui porteranno al disastro.
Lo abbiamo visto nei giorni della riapertura di Maggio, quando i restocasisti, si stracciavano le vesti predicendo che il paese sarebbe finito preda della irresponsabilità di tutti. E invece non è successo niente. Lo vediamo ogni giorno quando il minimo segno di gioia – come quei ragazzi che ballavano in strada (con mascherina e distanza sociale) – suscita sulle labbra dei benpensanti dichiarazioni di sdegno, richieste di repressione, giudizi morali, annunci della imminente apocalisse e, persino, invocazione a un asteroide risolutore. Nella maggior parte dei soggetti colpiti in età adulta, il bigottismo rimarrà a vita in forma cronica e si manifesterà ogni qual volta qualcuno vedrà gioia e libertà".
(da una pubblicazione di Riccardo Manzotti)
* RICCARDO MANZOTTI
Dopo aver essersi laureato prima in Ingegneria Elettronica e poi in Filosofia a Genova (DIST), ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Robotica (Premio Patron 2002) sulla possibilità di implementare architetture artificiali dotate di intenzionalità. Si è sempre occupato di tematiche legate alla natura della mente cosciente. Ha dedicato gran parte della sua attività di ricerca allo sviluppo di strumenti per la comprensione e misurazione della mente fenomenica, della percezione, della intenzionalità, della psicologia dell'esperienza e della produzione artistica.
Nessun commento:
Posta un commento