Ieri sono andato a
veder JOKER da solo, come faccio sempre.
Come faccio quando voglio godere di in film e rifletterci sopra e devo dire che
questo film di riflessioni ne provoca
tantissime. JOKER ultimo film di Todd
Phillips con protagonista un sovrumano e immenso Joaquin Phoenix, che ritaglia il
personaggio di Arthur Fleck,
uno psicopatico che vive con la propria madre in
una sordida stamberga, in una Gotham City che è una New York anni ottanta, ed ha
perso 20 chili per la parte , è al centro di tutta l'attenzione e offre una
performance di incredibile tecnica recitativa che potrebbe meritargli una nomination all'Oscar come miglior attore,
se non addirittura una vittoria. La
storia e il titolo del film rimandano direttamente ad una graphic novel o ad un cinecomic da super eroi, ma ci si
accorge subito dai primi spezzoni e poi pian piano che il film va avanti, che fotogramma dopo fotogramma, ci troviamo
davanti a un film che potrebbe
attestarsi come un cult movie, come è
successo per altri film, per altro tutti citati nella pellicola. Prima di
vederlo avevo letto di recensioni che parlavano di bene e di male, qualcuno ha
tirato addirittura in ballo Platone, niente di più errato per approcciare ad
una pellicola come JOKER che per me rimane un racconto tragico nel quale la sua
deriva violenta è la svolta di un passato di emarginazione e sopraffazione.
Artur
Fleck è
un narcisista che è ossessionato dai suoi fantasmi e questo è quanto. E’
spento e non sappiamo nemmeno se sia
realmente malato di mente. Vuole
rappresentare il riscatto di chi ha subìto prevaricazioni. Nel suo colpo di
reni, si identifica una società di derelitti impoveriti dal recente capitalismo,
un film che potrebbe – e infatti negli Stati Uniti si temono atti emulativi come
testimonia la psicosi mediatica scoppiata nelle ultime
settimane - preconizzare rivolte sociali e sanguinarie : il discorso che il
protagonista fa, quando viene invitato a partecipare al suo programma preferito
dal sua anchorman preferito, Murray
Franklin ,un bravo Robert De Niro, prima di ucciderlo, è niente altro che un
manifesto di rivolta sociale. Anche la citazione all’interno del film stesso,
quando tutti i ricchi di Gotham City, sono a cinema a guardare Tempi Moderni di Chaplin e ridono, quasi
sbeffeggiando la povertà, delle disavventure di quel primo povero clown . Solitudine, alienazione urbana,
povertà e una televisione perennemente accesa anche quando nessuno la vede che
comunica messaggi catastrofici o programmi spazzatura con i quali tutti
intrattengono il loro immaginario narcisistico. Facendosi carico dei mali del
mondo e interrogando con forza impressionante il caos del presente, la
pellicola per me rimane un film tostissimo coraggiosissimo, impressionante a
più riprese, in cui la cupezza delle ambientazioni e il grigio scuro ( il
colore dominante in tutto il film) la fanno da padrone. Nelle scene più crude è
accompagnato da una cinica e estraneante “That’s
life, That’s what all the people say” , “Questa è la vita, questo è quello che dice la gente” che è la
colonna sonora di tutto il film e lo
conclude,cantata da Frank Sinatra.
Avrei
veramente gradito, che prima di nascere, qualcuno mi avesse mostrato una
diapositiva su cos’è la vita, oppure su come sarebbe stata quella mia
personale. In quel momento avrei potuto scegliere se buttarmi in questo gran
casino oppure girarmi dall’altra parte e rimettermi a dormire, come si fa la
mattina quando non siamo pronti alla sveglia. Ma nessuno di noi può fare questa
scelta. Arthur Fleck non ha scelto di nascere, e non l’ha scelto neppure
nessuno di noi Ecco, io sono stato
colpito da questo e a me è piaciuto moltissimo, potrei dire: un capolavoro. Poi puoi decidere di vedere
questo film in molti modi e dire: ma la storia dall’inizio alla fine è vera o
era una sua allucinazione come quando lui vedeva la ragazza incontrata in
ascensore accanto a lui e lui non si è mai mosso dal manicomio e dunque niente
di ciò che ho visto è vero, come mi da detto una ragazza che era accanto a me a
guardare il film. Si, perché no? Anche questa può essere una lettura. Però ti
rimane in testa una risata strozzata in gola, sinistra e stridula, di quelle
che fanno rizzare i peli sulla nuca. Un rantolo che tiene insieme lo stupore e
l’orrore di essere ancora vivo in un
universo orrendo, i traumi di un bambino schizofrenico e mai cresciuto, avvolto
in una maschera di laconica tristezza, anche questa può essere una lettura. Io,
al solito,mi conosco bene, ho apprezzato i rimandi del cinema al cinema, che
pesca a piene mani, sia nell’estetica che nei temi, della
New Hollywood. Lo hanno scritto in molti
ed è evidentissimo fin dall’inizio del film , i due
riferimenti principali sono Re per una
notte (con Robert De Niro che stavolta prende il posto di Jerry Lewis) e Taxi Driver di Martin Scorzese ma nella
rivolta per le strade, nella scena finale, con una fantastica White Room, pezzo epocale suonato dai
Cream, che le giovani generazione neanche sanno chi sono, a me è venuto in
mente anche 1997 fuga da New York di
John Carpenter . Non a caso, Phillips ha girato il film a New York: la sua
Gotham City è la New York City lercia e fuori controllo di fine anni ’70 /
primi ’80, con la criminalità che dilaga, i vicoli sudici e malfamati e gli
edifici vecchi che stanno su per miracolo e questo JOKER è una citazione
manifesta a Travis Bickle di Taxi Driver, d’altra parte il cinema cita sempre
il cinema, come la letteratura cita la letteratura e l’arte rimanda ad altra arte. Emotivamente
inquietante, ma da vedere.
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