finta trippa di ceci |
Cimentiamoci in una ardita
impresa, quella di sceneggiare un mondo in cui tutti gli umani decidessero di
diventare vegani contemporaneamente…!!! E’ una provocazione intellettuale, cosa
rara di questi tempi, dove ognuno è convinto di possedere una verità assoluta valida erga omnes. Ma tant’è, a me piace provocare, chi mi conosce lo sa. Cominciamo: Sul pianeta non
esistono aree coltivabili sufficienti per fornire 35MILIARDI di pasti vegani al
giorno , tutte le popolazioni che vivono in zone aride la cui
sopravvivenza dipende esclusivamente da alimenti di origine animale allora, dovrebbero
dunque essere estirpate dal loro habitat e deportate in enormi centri di
accoglienza vegana, anche per scongiurare il loro soccombere al
sovrappopolamento della selvaggina. Sconfinati territori impervi manutenuti fino
ad ora da transumanze e pastorizia si muterebbero in
inaccessibili selve oscure, miliardi di carcasse putrescenti provocherebbero
letali pandemie. La cessazione immediata della pesca destabilizzerebbe
totalmente i già precari equilibri della flora e della fauna acquatica, e le conseguenze sarebbero apocalittiche. Nel frattempo,
buona parte della umanità rimarrebbe senza lavoro e sarebbe falcidiata da una
carestia di bibliche proporzioni. Il veganismo allora si trasformerebbe in una
rapida eutanasia collettiva. Uno smaltimento programmato delle scorte animali e
relativi derivati, sarebbe una clamorosa e discriminante contraddizione, a chi
toccherebbe “sacrificarsi”??? Chi dovrebbe ricominciare a mangiare di nuovo
carne?
La verità che nessun vegano vuole
sentire.
Sicuramente il veganismo è
incentivato dalle multinazionali della soia, quelle che stanno deforestando l’Amazzonia
con gli incendi per far spazio a coltivazioni intensive e forse anche dalle lungimiranti holding
farmaceutiche ansiose di produrre alimenti sintetici.Il cibo vegano è tutto sintetico: finti straccetti di pollo, finte polpette di carne, finto formaggio ecc. ecc. La vena animalista dei
vegani poi è a dir poco discutibile,
visto che la loro scelta finirebbe con lo sterminare tutte le specie da fattoria e/o le lascerebbe
allo stato brado , sia per la gioia dei predatori, se non a morir di stenti.
Meritevoli di attenzione gli aspetti sociali e culturali.
Il veganismo
sotterrerebbe un immenso patrimonio strettamente connesso alla alimentazione.
Un orientamento radicale comporterebbe anche deprimenti derive su arredi,
indumenti, prodotti di varia natura, scarpe e accessori, considerata la ovvia
necessità di convertire le piantagioni di fibre naturali. Anche qui, è bne ricordarlo, a giovarne
sarebbero solo le grandi industrie della chimica.
Ovviamente ho estremizzato, e lo
faccio sorridendo con ironia. Il mondo,
soprattutto quello capitalista che abbiamo è ancora troppo pragmatico e scaltro, per
votarsi in massa al veganismo. Sono ancora troppi gli allevamenti
intensivi e il consumo assoluto di carne
animale, le torture che si infliggono alle specie viventi e i profitti e le devastazioni che si perpetrano
in questo mondo, nel quale però, l’ideologia vegana ne rappresenta “ la falsa
coscienza veritiera”. Allora, demonizzare chi non mangia
carne tutti i giorni, ma per esempio, una volta a settimana mi sembra veramente
troppo. Tuttavia, senza tirare in ballo
filosofi importanti, non minimizzerei un elemento rilevante, ovvero: quando
l’applicazione di una teoria che per
provocazione e comodità teoretica proiettiamo su larga scala si rivela essere
catastrofica, sarebbe cosa buona e
giusta criticarla se non cestinarla. Per chi scrive, la sensazione più immediata è che il
veganismo sia semplicemente un vezzo pseudo spiritualista, prodotto dalla noia
delle nostre società super rimpinzate di cibo, e dal bisogno di identificarsi in
un percorso restrittivo, quasi punitivo, ascetico oserei dire, quasi una sorta di
“purificazione” elaborata per creare illusorie auto beatificazioni e auto
assolvimenti per le molteplici complici mancanze che abbiamo nei confronti di
tanta altra umanità. Eh si! L’occidente capitalista preferisce buoni figli
vegani che non pericolosi critici dell’economia politica.
Quindi, prendendo le distanze da
quelle che si definiscono posizioni populiste
e demagoghe non vorrei scandalizzare nessuno… evidenzierei a questi novelli sostenitori della bontà
cosmica, con forza, che in un mondo in
cui quasi tre quarti degli abitanti, se non di più, non
mangiano e non bevono, questi poveri peccatori inconsapevoli,darebbero un
occhio per mangiare carne, pesce, uova, latte e formaggio almeno una volta al
mese, cioè quegli alimenti che lo snobismo di una esigua ma a loro dire avanzatissima
e buona minoranza considera un abominio nutritivo. Ecco allora, come
a voler guardare con occhi e con coscienza critica, la propaganda vegana diventa una aberrazione e
un talebanesimo alimentare. restiamo umani per piacere!Salvatemi dai vegani!
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