Varrebbe la pena di spendere qualche parola su
quanto sta succedendo al senato sull’Italicum ma credo che sia più giusto parlare di ciò che per me sembra essere il dato più è
visibile e tragico nel paese: l'arretramento e /o la sconfitta del linguaggio
della cultura e la stravincita di un linguaggio rozzo, mediocre, incolto dal
punto di vista concettuale e formale. Quest'ultimo è quello parlato da Matteo
Renzi, da Boschi, Bonafè, e da tutti/e quei damerini e quelle damine
televisivi/e che si affannano a celebrare i fasti del nuovo "ragazzo
d'oro" che questo paese
ormai inabissato ha partorito, ma includo anche quelli che pateticamente e mediocremente dicono di volersi opporre al “ ragazzo d’oro”: Civati, Cuperlo,Fassina che rilascia dichiarazioni solo dopo che la democrazia è stata sabotata, ma anche Bindi, Bersani, insomma tutta quell’area che si definisce incongruamente ma anche per incomprensibilmente di sinistra. Già, la sinistra! Ma che cosa significa più questo termine e chi o cosa dovrebbe rappresentare. Landini ha sentenziato in qualche circo televisivo: la sinistra è tale quando è sociale. Non basta Landini, non basta! La sinistra in passato parlava anche un linguaggio di sinistra e proponeva una cultura di sinistra: Pardòn, ho usato un termine fuori moda, passato. Il fatto grave è che questi piccoli mostri di insipienza linguistica fatta di refrain pubblicitari ripetuti con arrogante disinvoltura, hanno smantellato la natura stessa delle leggi e fatto a pezzi la democrazia nel nome del nuovo che avanza e nella progressione ottusa di un futuro acefalo dove ognuno sarà libero di esprimersi per frasi fatte. Ci sono, per la verità anche mostruosità ultra sessantenni che si trovano sempre sul carro dei vincitori, qualunque essi siano: Ferrara è il più vistoso di questi casi ma non è l’unico, mentre se uno fa il punto visivo ( cioè solo guardarli) sui nostri rappresentanti parlamentari non si può non essere presi da un orrore e chiedersi:” Gesù! Ma tu li vedi a questi?” Eppure questi stanno lì a fare a pezzi la costituzione, a partorire una legge elettorale che li inchioderà per sempre a quegli scranni. Tutto questo oggi, in Italia passa sotto il nome di modernizzazione.
Mi ricorda tanto un ciclo di lezioni che tenevo negli anni '80 alla facoltà di architettura che si chiamava appunto: Modernità, Modernismo, Modernizzazione, nelle quali spiegavo le differenze e le varianti di quei concetti che già allora venivano spessissimo abusati e usati a sproposito. Oggi dunque, un certo tipo di pragmatismo è detto modernizzazione. Non voglio parlare della “modernizzazione” della politica, voglio invece invitare a riflettere sulla disintegrazione della cultura. Ascoltare due signore molto in la con gli anni, ma lucide e attente come Lidia Menapace e Amalia Signorelli argomentare con molta semplicità di concetti quali democrazia e volontà popolare, di diritti e confrontare quel loro argomentare alle frasi fatte della damine o dei damerini di cui sopra, può dare il senso della catastrofe avvenuta. Lady like/Moretti è oggi ciò che resta dell'intelligenza femminile italiana da esportare all'estero, come già prima lo erano state la Micaela Biancofiore: il messaggio che passa è: le donne devono essere come queste donne, mentre il pensiero critico di questo sesso non è più rintracciabile neanche tra le ricucite e rifatte anchorwomen televisive della super decerebrata e celebrata La7. Ciò che resta di quel pensiero oggi lo si può trovare ancora tra quelle le ultra ottantenni che hanno ancora la voglia di parlare nel deserto o tra rarissimi esempi che occupano ruoli di rilievo -ma assolutamente risibili per queste nuove virago della scena hot politic nostrana- un esempio tra tanti potrebbe essere la professoressa Fabiola Gianotti che dirige il CERN di Ginevra. Per l'intelligenza maschile della classe politica attuale non riesco a scrivere più niente. Ora mi chiedo: come è potuta accadere questa sconfitta dell'intelligenza critica e questa vistosa vittoria dell'insipienza, della mediocrità e della volgarità ? Lo ammetto: oggi quelle signore ultra ottantenni dignitose e colte e eleganti sono spesso intervistate e invitate come reperti di un mondo finito ( mi includo nel mondo di quelle signore), così come pure le rarissime apparizioni della professoressa Gianotti, come a voler dire: le vedete queste signore, le sentite come parlano, ecco, queste sono il passato, il vecchio, noi siamo e dobbiamo andare oltre tutto questo, noi dobbiamo essere moderni . Queste donne semplicemente non sono modelli da presentare, mentre gli uomini sono ancora peggio: la doppiezza e il vuoto di un Orfini che si presenta con modi e maniere parrocchiali lasciano esterrefatti per l'ostentata sfacciataggine dell'una e dell'altro. Un'apoteosi di un linguaggio soporifero che ha già da tempo trascinato il paese all'interno di un pensiero unico e unidimensionale. Questa è al momento lo scenario dei protagonisti della politica italiana. A pelle si avverte: un vuoto di legalità, una manovra totalitaria e soprattutto il senso di impotenza di qualsiasi cittadino che oggi è consapevole di non poter far più nulla per tentare di controllare la propria vita.
ormai inabissato ha partorito, ma includo anche quelli che pateticamente e mediocremente dicono di volersi opporre al “ ragazzo d’oro”: Civati, Cuperlo,Fassina che rilascia dichiarazioni solo dopo che la democrazia è stata sabotata, ma anche Bindi, Bersani, insomma tutta quell’area che si definisce incongruamente ma anche per incomprensibilmente di sinistra. Già, la sinistra! Ma che cosa significa più questo termine e chi o cosa dovrebbe rappresentare. Landini ha sentenziato in qualche circo televisivo: la sinistra è tale quando è sociale. Non basta Landini, non basta! La sinistra in passato parlava anche un linguaggio di sinistra e proponeva una cultura di sinistra: Pardòn, ho usato un termine fuori moda, passato. Il fatto grave è che questi piccoli mostri di insipienza linguistica fatta di refrain pubblicitari ripetuti con arrogante disinvoltura, hanno smantellato la natura stessa delle leggi e fatto a pezzi la democrazia nel nome del nuovo che avanza e nella progressione ottusa di un futuro acefalo dove ognuno sarà libero di esprimersi per frasi fatte. Ci sono, per la verità anche mostruosità ultra sessantenni che si trovano sempre sul carro dei vincitori, qualunque essi siano: Ferrara è il più vistoso di questi casi ma non è l’unico, mentre se uno fa il punto visivo ( cioè solo guardarli) sui nostri rappresentanti parlamentari non si può non essere presi da un orrore e chiedersi:” Gesù! Ma tu li vedi a questi?” Eppure questi stanno lì a fare a pezzi la costituzione, a partorire una legge elettorale che li inchioderà per sempre a quegli scranni. Tutto questo oggi, in Italia passa sotto il nome di modernizzazione.
Mi ricorda tanto un ciclo di lezioni che tenevo negli anni '80 alla facoltà di architettura che si chiamava appunto: Modernità, Modernismo, Modernizzazione, nelle quali spiegavo le differenze e le varianti di quei concetti che già allora venivano spessissimo abusati e usati a sproposito. Oggi dunque, un certo tipo di pragmatismo è detto modernizzazione. Non voglio parlare della “modernizzazione” della politica, voglio invece invitare a riflettere sulla disintegrazione della cultura. Ascoltare due signore molto in la con gli anni, ma lucide e attente come Lidia Menapace e Amalia Signorelli argomentare con molta semplicità di concetti quali democrazia e volontà popolare, di diritti e confrontare quel loro argomentare alle frasi fatte della damine o dei damerini di cui sopra, può dare il senso della catastrofe avvenuta. Lady like/Moretti è oggi ciò che resta dell'intelligenza femminile italiana da esportare all'estero, come già prima lo erano state la Micaela Biancofiore: il messaggio che passa è: le donne devono essere come queste donne, mentre il pensiero critico di questo sesso non è più rintracciabile neanche tra le ricucite e rifatte anchorwomen televisive della super decerebrata e celebrata La7. Ciò che resta di quel pensiero oggi lo si può trovare ancora tra quelle le ultra ottantenni che hanno ancora la voglia di parlare nel deserto o tra rarissimi esempi che occupano ruoli di rilievo -ma assolutamente risibili per queste nuove virago della scena hot politic nostrana- un esempio tra tanti potrebbe essere la professoressa Fabiola Gianotti che dirige il CERN di Ginevra. Per l'intelligenza maschile della classe politica attuale non riesco a scrivere più niente. Ora mi chiedo: come è potuta accadere questa sconfitta dell'intelligenza critica e questa vistosa vittoria dell'insipienza, della mediocrità e della volgarità ? Lo ammetto: oggi quelle signore ultra ottantenni dignitose e colte e eleganti sono spesso intervistate e invitate come reperti di un mondo finito ( mi includo nel mondo di quelle signore), così come pure le rarissime apparizioni della professoressa Gianotti, come a voler dire: le vedete queste signore, le sentite come parlano, ecco, queste sono il passato, il vecchio, noi siamo e dobbiamo andare oltre tutto questo, noi dobbiamo essere moderni . Queste donne semplicemente non sono modelli da presentare, mentre gli uomini sono ancora peggio: la doppiezza e il vuoto di un Orfini che si presenta con modi e maniere parrocchiali lasciano esterrefatti per l'ostentata sfacciataggine dell'una e dell'altro. Un'apoteosi di un linguaggio soporifero che ha già da tempo trascinato il paese all'interno di un pensiero unico e unidimensionale. Questa è al momento lo scenario dei protagonisti della politica italiana. A pelle si avverte: un vuoto di legalità, una manovra totalitaria e soprattutto il senso di impotenza di qualsiasi cittadino che oggi è consapevole di non poter far più nulla per tentare di controllare la propria vita.
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