Mi
piacerebbe scrivere un libro, partendo da queste quattro foto, e andare a definire
che cosa significhi più memoria del paesaggio e paesaggio e se, l’attaccamento
ad un immagine come quella del passato sia una nostalgia o significhi che
quella foto rimandi a dei valori che forse sarebbe stato il caso proteggere e se
le parole turismo e modernizzazione non siano – oggi- manifeste azioni di rapina e di sfruttamento
del territorio. E’ vero che il paesaggio si modifica nel tempo, ma siamo sempre
più consapevoli del fatto che il paesaggio italiano è un bene prezioso da
difendere per se stesso, perché tanto ha contato nella immaginazione di artisti
e viaggiatori del passato, e anche perché costituisce lo spazio in cui si
inseriscono tanti capolavori architettonici e naturalistici. Ci è anche sempre
più chiaro che oggi dovremmo difendere il nostro paesaggio perché troppe volte,
lasciamo che esso venga manomesso e irrimediabilmente distrutto o imbruttito.
Le persone di media o buona cultura collegano d’istinto l’idea di paesaggio ad
un’idea di valore estetico, ma spesso per la stragrande maggioranza degli
operatori turistici o per i tecnici (architetti, urbanisti, politici,
amministratori) il fatto che nel paesaggio abbiamo a che fare anche con valori estetici è una pietra di inciampo,
una banalità, un equivoco una cosa che non porta soldi. Nel migliore dei casi
la questione è liquidata con un riconoscimento formale, sbrigativo, e poi si
passa alle cose serie, cioè a tutto il resto come nel confronto che potete
vedere in queste foto e che ci mostrano com’era quel luogo un tempo e com’è ora
grazie ad interventi che si fregiano di essere turistici.
Su
questa piana si sta consumando già da un po’ di anni, una lotta tra
amministrazione comunale, e due proprietari confinanti, tra contenziosi e
ricorsi. Qualche giorno fa il giornaletto locale AGORA’ esultava per
l’assoluzione di uno dei proprietari che avrebbe contribuito a “trasformare”
quella che era una volta una piana verdeggiante in una landa desertica. In
sostanza, la storia è questa. Fu emessa una ordinanza di demolizione del 2007
dal Comune contro i sigg. De Rosa-Beneduce,
per vari abusi edilizi realizzati nella piana di Aequa- abusi elencati tutti
nella sentenza emessa dal tribunale .
Gli stessi successivamente presentarono un ricorso al TAR. Un vicino,
l’ing. Pia sarebbe poi intervenuto ad opponendum, a sostegno del Comune.
Nel 2009 lo stesso Comune revocò l' ordinanza del 2007 e quella successiva del 2008, che già in parte
"alleggeriva quella del 2007". Il Comune avrebbe detto nel 2009 che
la coppia in questione avrebbe messo
tutto a posto e che gli abusi sarebbero stati eliminati. L’ing. Pia nel 2010 presenta un suo ricorso al TAR
contro questo provvedimento emesso dal Comune che avrebbe sostenutoche gli
abusi non c’erano più e contro il provvedimento che avrebbe autorizzato il cambio di destinazione d'uso. Il TAR, di fronte a
ciò, avrebbe accolto solo in parte il ricorso dell’ing. Pia, ma quella che avrebbe
accolto sarebbe una parte importante. Riguarderebbe, infatti, l'illegittimità
delle ordinanze comunali del 2009 che revocavano quelle di demolizione del
2007. In effetti i sigg. De Rosa-
Beneduce avrebbero – secondo quel ricorso-
sì eliminato qualcosa, ma non avrebbero rimesso a posto tutto ciò che si
sarebbe dovuto fare , come avrebbe
efficacemente sostenuto il perito del
TAR. Lo stesso TAR non avrebbe accolto,
invece, il ricorso dell’ing. Pia in relazione al mutamento di destinazione
d'uso. Ecco, questa sarebbe l'unica verità dell'articolo del giornaletto locale
AGORA’. Tra l'altro, il perito del TAR
farebbe riferimento, per alcuni
interventi abusivi, alla decisione sulla compatibilità paesaggistica per le
opere realizzate abusivamente. Questa compatibilità poi, non sarebbe stata
decretata dalla Soprintendenza, anzi, questa avrebbe espresso un diniego,
nonostante la Commissione Edilizia Comunale avesse provato a farla passare. Lo
stesso TAR successivamente respinge il
ricorso della dei sigg. De Rosa- Beneduce contro l'ordinanza di demolizione del
2007.
Ora come tutto ciò possa essere stato
fatto passare dal giornaletto per una
vittoria dei signori in questione non si capisce ancora. I
signori dovrebbero ancora demolire molti
abusi edilizi in quella piana, questa sarebbe stata la verità da raccontare.
Probabilmente se il comune avesse proceduto di ufficio, come avrebbe potuto,
invece di chiedere ai signori in questione
di demolire, le opere sarebbero già state eliminate da un bel po’.
Così come continuerà ad andare avanti il
processo a Sorrento per gli abusi realizzati. Oggi si esulta per una mezza verità, ma resta un dato
inequivocabile: quella pianura verdeggiante è stata persa per sempre e niente e
nessuno la restituirà più. Ora è vero che tutto si modifica col tempo,
ma, qualcuno avrebbe dovuto fare delle valutazioni sull’importanza estetica e
naturalistica di quel paesaggio, invece questa cosa non l’ha fatta nessuno, la
pianura è stata orrendamente diserbata e poi sono stati ingigantiti i volumi di
un vecchio casolare rurale. La questione amministrativa oggi appare
irrilevante, perché, ad essere sensibili, cosa che ormai è raro trovare in
giro- non ci interessano i vincitori e i
vinti, in questa querelle ma solo sapere se chi ha commesso tutto ciò si senta responsabile della distruzione di un patrimonio che si sarebbe
dovuto preservare.
Franco
Cuomo - VAS- Verdi Ambiente e Società
COME MAI L'AMMINISTRAZIONE HA FATTO FINTA DI NON VEDERE??
RispondiEliminaINFATTI I TECNICI DELL'UFFICIO URBANISTICA DELLA CITTA' DI VICO EQUENSE NEL RILASCIARE LE VARIE ORDINANZE DI DEMOLIZIONE ALLA BENEDUCE-DE ROSA HANNO FATTO FINTA DI NON VEDERE ALCUNI ABUSI RIGUARDANRI AUMENTI DI VOLUME E SUPERFICIE FATTI SUL VECCHIO CASOLARE.
NELLE ORDINANZE SI PARLA SOLAMENTE DI CAMBIO DI DESTINAZIONE E DI ALCUNI PICCOLI ABUSI.
SALUTI