Mi è arrivato ieri tra le mani questo agile volumetto, opera prima di un giovane antropologo culturale: Niso Tommolillo, una laurea presso la Federico II e una Specializzazione presso La Sapienza di Roma, un percorso attento di studi fatto con la tenacia di chi oltre a volerla studiare la società, vorrebbe anche contribuire a svelarne i processi di violenta reificazione capitalistica che agiscono sul corpo operaio, inteso non solo come classe, ma proprio sul corpo fisico di ogni individuo, e combattere questi stessi processi per tentare di avere una società più equa e più giusta, soprattutto per i più deboli. Il libro è edito da un’editrice indipendente, Il Galeone e si può comodamente ordinare in libreria e on line www.edizioniilgaleone.it . Naturalmente ho letto il libro prima, in bozze, ma vederselo tra le mani confesso che mi ha emozionato: conosco Niso Tommolillo da quando è nato, ed è cresciuto anche in braccio a me, e sono fiero delle sue scelte di studio e di vita, che con caparbietà porta avanti in un contesto sociale sempre più chiuso e sempre più spietato nei confronti proprio di queste tematiche. Il libro, dopo una introduzione che illustra i contributi di filosofi ( Foucault, Bourdier, Agamben ) che si sono occupati delle problematiche dello sfruttamento e degli effetti del lavoro alienato sul corpo fisico di ogni individuo, ovvero della malattia e del malessere fisico e psichico prodotto da un lavoro spesso non assicurato e insicuro, si trasforma, e qui è l’approccio interessante del libro di Niso Tommolillo, in ciò che lui stesso o forse l’editore, come sottotitolo, hanno voluto chiamare, ovvero: narrazioni operaie della Viscosa di Roma. Il titolo un po’ provocatorio di “ Gli acidi mi hanno fatto male”, sembrerebbe voler rimandare a qualche esperienza psichedelica lisergica non andata bene, e l’autore credo abbia voluto giocare su questo, ma in realtà poi, leggendo il libro si capisce che ci si riferisce agli acidi prodotti dalla ex fabbrica SNIA Viscosa, già CISA Viscosa, un complesso industriale di Roma, situato nel quartiere Tiburtino su via Prenestina, all'altezza di largo Preneste, nell'attuale parco delle Energie, che nei primi anni venti del secolo scorso produceva seta artificiale. Niso Tommolillo ha spulciato nell’Archivio Storico Viscosa- Centro di Documentazione Territoriale Maria Baccante, contribuendo alla fondazione del centro stesso, e tra carte, memorie e documenti ha fatto rivivere in queste pagine le persone, i fatti e le storie di vita vissuta di operaie e di operai negli anni del fascismo e della seconda guerra mondiale a Roma. Ne viene fuori un racconto avvincente e crudo di sfruttamento, devastazione ambientale, infortuni sul lavoro. L’originalità dell’autore sta proprio in questa ibridare la scrittura saggistica e quella letteraria, un bell’impegno, portato a buon fine per un autore alla sua prima esperienza. Niso Tommolillo è da sempre impegnato nel sociale e in prima linea per la difesa della causa del popolo Curdo. E’ stato a Kobane, insieme ad altri compagni, come osservatore internazionale in un momento difficile e pericoloso durante l’assedio turco, e in molti siamo stati in apprensione per lui e ha documentato con una interessante mostra fotografica - da lui stessa fatta girare e commentata - le condizioni di un popolo perseguitato. Allievo e pupillo di una grande antropologa scomparsa da poco, Amalia Signorelli, Niso Tommolillo ne continua in memoria il suo testamento spirituale e l’impegno culturale, in un paese, il nostro, troppo involuto su arretramenti individualistici e provincialismi di ritorno e paure collettive. Un libro da acquistare, leggere e sul quale meditare.
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