martedì 18 febbraio 2020

PARASITE





L’Europa ormai è diventata il fanalino di coda del mondo, non succede niente più di rilevante e, se continuiamo ancora a dire qualcosa o a destare interesse questo avviene solo per il nostro passato. Tentare di spiegare come hanno fatto alcuni critici Parasite come una sorta di lotta di classe è riduttivo oltre che fuorviante e anche sciocco. La crescita delle megacittà è un fenomeno asiatico; l’Asia ha undici  delle quindici maggiori megalopoli mondiali. Agglomerati umani che oscillano da 10 miioni di Seul- dove è ambientato il film- ai 20 milioni di Munbay. Intorno ai nuclei di grattacieli e superstrade -grandi quando due delle nostre città messe insieme-  si sviluppano , baraccopoli sconfinate, bidonville, slums fetidi dove vivono milioni di persone accalcate l’una sull’altra, senza luce o senza servizi igienici. Non c’è nessuna solidarietà in questi spazi, non ci si può affezionare, non ci sono sentimenti che tengono , si ruba, si uccide, si fa del male per mera sopravvivenza eppoi, arriva il monsone che fa scoppiare le fogne mai pulite e tutto viene travolto in un mare di melma putrida marrone dove galleggia di tutto. I protagonisti di Parasite che non sono neanche più il lumpen proletariat, il sottoproletariato urbano, ma sono solo disperati che piegano cartoni per pizza, vivono in una di questa baraccopoli costruite con materiali, precari assi di legno,scatole di  cartone, lamiere ondulate, polistirolo  in un  groviglio di cavi e fili pericolossissimi , dove non esiste futuro. Dall’altra parte quartieri super sorvegliati da sistemi a circuito chiusi, alte mura che nascondono giardini curatissimi e case ville super tecnologiche, con bunker sotterranei per evitare attacchi atomici ( la paura della Corea del Nord super armata), dove vive un’altra umanità, altrettanto disumana, lontana, alla quale non importa niente del resto del mondo: neanche questa è buona, anzi è cattiva come l’altra, solo che rispetto all’altra ha una montagna di soldi e vive solo per mantenere quelli. C’è una frase molto bella nel film,che fa pensare: quando i poveri stanno gozzovigliando sul divano dei padroni fuori per il weekende e la figlia dice alla madre: “ però la signora nonostante i soldi è gentile” e la madre le risponde” e gentile perché tiene tanti soldi, anche io sarei gentile se ne avessi”. Ecco , quella frase mi ha riportato ad un saggio di Jacques Le Goff che spiegava come erano nate le buone maniere borghesi nel medioevo. Tutto il film vuole dirci che l’umanità è regredita ad uno stato di ferocia pre moderno, dove i poveri sono veramente poveri e i ricchi sono talmente ricchi da essere violenti senza spargere sangue , mentre i poveri, senza una “cultura della gentilezza” possono  solo ambire a quella dei loro affamatori.Un’umanità che dell’altra avverte solo la puzza: i reietti puzzano, proprio come gli animali che vivono nelle fogne, un’umanità che vive distrattamente le sue piccole nevrosi d’ansia tra oggetti raffinati e capi costosi, questi magari europei, e che si cura solo del suo vuoto interiore col terrore della miseria. L’epilogo del film in una situazione del genere può solo essere pulp, non poteva essere diverso, perché non ci può essere finale diverso se non con spiedi e coltelli che affondano e fanno sprizzare sangue dovunque, . Altro che lotta di classe , questi sono film che ci stanno preannunciando un futuro molto prossimo, anche Jocker finiva in uno spargimento di sangue, e il regista sembra volerci dire:  fino a quanto i poveri continueranno a morire di fame silenziosamente ? Io l’ho trovato un grande film, anche nel finale dove il figlio come unica soluzione, per salvare il padre rimasto nascosto nel bunker, immagina che un giorno potrà avere tanti soldi e nessuno spiega come si fanno tanti soldi se non in maniera parassitaria- per acquistare la villa e liberarlo. Chapeau, noi europei ormai siamo fuffa e non raccontiamo più niente. Gli americani, che sanno che cosa è un film e come lo si fa, non potevano non premiarlo, anche se lo abbiamo fatto prima noi a Cannes.

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