sabato 6 luglio 2019

Il “Satyricon” di Francesco Piccolo e Andrea De Rosa al Teatro Grande di Pompei



 


Terzo appuntamento della rassegna di drammaturgia antica “Pompeii Theatrum Mundi 2019” è il “Satyrcon” di Francesco Piccolo ispirato a Petronio con la regia di Andrea De Rosa. Uno spaccato puntuale della decadenza del linguaggio e dunque del pensiero del nostro tempo. Colpisce senza dubbio l’attenzione alla lingua, ai suoi usi e alle sue manipolazioni, i luoghi comuni che hanno ormai svuotato il pensiero di qualsiasi capacità critica e dinamica relazionale. Con un ritmo ossessivo ma anche accattivante il testo di Francesco Piccolo ci mette davanti al vuoto concettuale del nostro tempo: il vero pericolo per una fine anonima e ingloriosa, i personaggi, ognuno che incarna una tipologia sociale: l’intellettuale di sinistra sfigato, la signora upper class cocainomane, la anoressica che vomita in continuazione ecc. ecc. rendono in maniere ineccepibile il senso di alienazione e di vuoto, e su tutto ciò, onnipresente: il senso di colpa di un occidente sazio che sciorina tutte le possibili ricette di cibi raffinati, come la  metafora dell’ingozzamento, una gran bouffe di ferreriana memoria. Mangiare tutto senza assaporare niente per poi defecare, come suggerisce la grande tazza del water d’oro, che troneggia sulla scena. La diagnosi è  spinta al limite con la reiterata sequenza dei tic  della ‘neolingua’ che manifesta inequivocabilmente   un progressivo impoverimento del lessico che abitualmente adoperiamo. Abbiamo parole che ci consentono di esprimere precisamente tutte (o quasi) le cose o i concetti, ma ne usiamo sempre meno, o non ne usiamo più,non curandoci di questa perdita progressiva. Per non parlare del continuo ricorso, nella quotidianità, a parole ed espressioni di stampo anglosassone che vengono utilizzate anche laddove non servono  soltanto per darsi un tono – oppure, se vogliamo essere più maliziosi, per non far capire di che cosa si stia realmente parlando. Tutto è passato attraverso il setaccio della povertà del luogo comune: da Hegel di necessità e urgenza, a Heidegger dell’Esserci, alla critica dell’economia politica, Piccolo apocalitticamente  non salva niente dalla catastrofe di senso del nostro contemporaneo. Sulla scena   Fortunata, la moglie di Trimalcione,incarna il tipo “alternativo” contemporaneo che rifiuta la ricchezza volgare del marito Trimalcione, ma la utilizza per il suo rifiuto solo apparente e   che vorrebbe condividere con gli altri il suo amore per gli animali, la sua scelta di diventare vegana, la convinzione sulla pericolosità delle proteine animali, la preoccupazione per l’inquinamento e la deforestazione, fino allo spreco dell’acqua e le multinazionali che si arricchiscono e sperperano tutti i loro capitali. Sulla scena è nuda volendo suggerire che è priva di sovrastrutture. Il suo mondo così semplice, così puro, cosi finto..Con questo testo assolutamente bello e ben congegnato nel ritmo narrativo Francesco Piccolo, ma anche la regia di Andrea De Rosa ci ricorda o tenta di farlo, ancora  una volta come il nesso tra chiarezza della comunicazione, onestà intellettuale e verità sia inestricabile e come la perdita di tutto ciò possa portare ad una morte scenografica ma inutile anche per le generazioni a venire, come la morte di Trimalcione, messa in scena per finta sulla scena. Bravissimo Antonino Iuorio – Trimalcione. Da vedere .

Franco Cuomo

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