Ho appena terminato di
leggere Il gergo dell'autenticità, di Theodor Wiesengrund Adorno con una
bellissima introduzione di Remo Bodei e una non facile traduzione di Pietro
Lauro, ma tant'è: tradurre il pensiero filosofico di Adorno dal tedesco
all'italiano e renderne il taglio sferzante è un'impresa ardua per cui, molto
periodi oltre a sembrare incomprensibili, è necessario rileggerli più volte,
ritengo che la traduzione più comprensibile sia quella di Renato Solmi dei
Minima Moralia l’edizione del 1972. A libro chiuso mi sono chiesto come riuscii
a leggere i Minima Moralia a 24 anni e a farci anche la mia tesi di laurea che
naturalmente a rileggerla oggi mi appare piena di ingenuità, errori e
imprecisioni. Affrontare Adorno, che ho praticamente studiato per tutta la vita
e non so quanto abbia realmente compreso del suo pensiero, è un'impresa non
facile e richiede notevole impegno oltre che conoscenza robusta di Hegel,
Husserl e Heidegger, forse proprio per ciò, non so se l'ho veramente mai capito,
ci ho provato comunque anche se non so a cosa sia servito attraversare la
dialettica negativa o la metexis am
finsteren ( partecipazione alle tenebre), di cui parla nella teoria estetica, soprattutto se osservo il
mondo di oggi. Il gergo dell'autenticità invece, che doveva essere un’altra
parte della Teoria Estetica, è il più implacabile atto di accusa contro il
pensiero di Heidegger e lo heideggerismo di massa e ho deciso di leggerlo
tutto, quando in Italia sono stati pubblicati i Quaderni neri di Heidegger,
ovvero quegli scritti che in qualche modo confermerebbero anche la
partecipazione teorica di Heidegger al nazionalsocialismo. Mi ricordo che
quando presentai a Villa Fondi a Piano di Sorrento, il libro di Gianni Vattimo,
Non essere Dio, alla presenza dello stesso qualche anno fa, Vattimo mi canzonò
bonariamente sul fatto che io fossi uno studioso o seguace di Adorno mentre lui
lo era di Heidegger, come a voler dire: ubi
maior minor cessat. Vattimo difende, ancora, unico credo in Italia, il
pensiero di Heidegger e la sua estraneità teorica dal nazismo. Il libro però,
al di là di queste riflessioni, tra le quali emerge a mio avviso una sorta di
rapporto <<amore odio>> di Adorno per Heidegger e l’impossibilità
di trovare una corrispondenza in lui tra linguaggio e politica ha spalancato la
porta a tutta una serie di miei interrogativi circa il senso del fare filosofia
oggi, ma forse anche già quarant’anni fa e forse ancora prima e forse proprio
per questo motivo Adorno ha sempre avuto in massimo dispregio Heidegger, lui
così direttamente <<politico>> e engagé e l’altro così rassegnato al tramonto del mondo tanto da
farne addirittura un sistema filosofico, paradossalmente, l’ultimo . Con il
rifiuto della metafisica Heidegger, si pone legittimamente il problema della
fine della filosofia nel mondo contemporaneo e quello della sua inefficacia di
fronte a ciò che oggi chiamiamo democrazia, ovvero: dove c’è o dovrebbe esserci
democrazia non possono esserci detentori di verità <<vere>>, ma io vado più in là di
questa riflessione e sostengo che oggi la filosofia non può più esserci perché essa
è stata frantumata in una serie di saperi particolari, per altro in crisi e neanche
più credibili, né confrontabili, con la potenza degli apparati tecnologici di
cui oggi tutti disponiamo, specialmente quelli che operano direttamente sul
linguaggio e sui concetti di scrittura digitale , e con lo sviluppo delle neuro
scienze. Chiunque, tra quelli che insegnano filosofia nelle scuole e nelle università, o se ne occupano per fini di
ricerca pura può rendersi conto che la filosofia si è dissolta nella
specializzazione di singole discipline, dalla psicologia, alla sociologia, all’antropologia,
alla logica, alla semantica, mentre una crisi reale si riscontra con la
diminuzione delle iscrizioni alla facoltà di filosofia, con la diminuzione dei
fondi messi a disposizione per gli studi filosofici. Così mi sono chiesto a chi
potrebbe interessare tutta la diatriba sui Quaderni neri e quale apporto
potrebbe portare per la comprensione dei rapporti tra linguaggio e potere, o
ancora, tutta la raffinata critica, a tratti spietata di Adorno, verso il
<<gergo>>, ovvero la filosofia di Heidegger ? La risposta che mi
sono dato è stata molto triste e avvilente, forse anche per una mia condizione
esistenziale legata a fatti contingenti: a nessuno: Oggi la filosofia, o libri
come quello che faticosamente ho appena chiuso, non interessano più a nessuno o
forse solo a uno sparuto manipolo di gente tra l’altro molto in la con l’età (
qualche giovanotto fa la star filosofico televisiva ma siamo appunto nei
prodotti mediatici a buon mercato), per il resto, tutti gli altri non hanno
alcun interesse verso le problematiche e una letteratura che una volta si
soleva definire filosofica. Ai filosofi, a quelli che rimangono non schiacciati
nelle varie branche delle scienze umane, prima elencate e, per altro in crisi
pure loro, forse l’unica cosa che rimarrebbe
da fare sarebbe un’ontologia dell’attualità, ovvero una seria riflessione sull’integralità
dell’esperienza individuale, soprattutto quella schiacciata dalla depressione o
dal dolore di una perdita o dall’esperienza del lutto o l’attraversamento di
una malattia. Un’ontologia dell’attualità che sostenga l’esperienza individuale
in questi frangenti, ma anche che la sottragga alla schizofrenia tecnologica
che potrebbe portarla o portarci tutti in una conseguente caduta nell’autoritarismo.
Ma anche una voce come questa non troverebbe oggi alcun interlocutore interessato,
o forse però, un’ontologia dell’attualità dovrei cominciare a praticarla
proprio da me, così forse ci sarebbe ancora la possibilità per Bollati
Boringhieri di pubblicare opere filosofiche e di trovare ancora qualcuno pronto
ad acquistarle. La realtà culturale contemporanea purtroppo ha scaraventato
tutti in un universo retto solo dalle leggi monetarie dell’economico e dall’illusione
di una potenza tecnologica illimitata: l’umano è azzerato e con esso, appunto,
anche la filosofia non c'è più nessuno che riabiliti l’uno e l’altra e i
tentativi di farlo da parte gruppi giovanili che si costituiscono come
alternativa immanente a questo status quo, al momento non sembrano bastare.
franco cuomo, nota a margine della lettura de. Il gergo dell'autenticità, di Th.W.Adorno, Bollati Borighieri