venerdì 8 luglio 2016

FASCISTA E NON ULTRAS: quando il linguaggio e le operazioni sul linguaggio attestano la falsa coscienza dei media.



Questo individuo, ha massacrato di botte e ucciso un nigeriano, solo perché nero. Questo individuo è stato definito da tutti i media un ULTRAS, ovvero: un tifoso estremista organizzato di una società sportiva. Ciò che mi spinge ad una riflessione e dunque anche un invito a far riflettere tutti, è la rimozione ipocrita di un termine politico, e la sua sostituzione con un termine che ha una connotazione calcistica, benché estrema, ma pur sempre ristretta all'ambito dell'agone sportivo. Il termine tabù , secondo me, sparito e che nessun telegiornale o giornale usa più è: FASCISTA. Vedo in tutto ciò, il progetto di una rimozione di un fenomeno che per molti, per la maggior parte di persone, quelle che ricordano, è relegato ad un periodo lontano della nostra storia e dunque superato, mentre per moltissimi giovanissimi è addirittura sconosciuto. L'utilizzo di un gergo come quello calcistico, si riscontra anche in altri ambiti della vita politica, tanto che, nelle ormai rarissime tornate elettorali, le parti contrapposte si vivono spesso come tifoserie e non come individui operanti scelte razionali diversificate negli obiettivi. Questa operazione sul linguaggio, operata dai media, non è innocente, essa sottende ad un preciso obiettivo: cancellare dalla memoria ogni traccia di un fenomeno culturale che invece attraversa ancora la nostra società ed è in forte ripresa, ma bisogna cambiargli nome, bisogna accomunarlo ad una manifestazione apparentemente banale che non implica ambiti politici o che coinvolgano responsabilità politiche. I media ormai sono sempre più esperti nell’arte di far dimenticare a noi uomini il sapore nauseante della pappa con cui ci ingozzano. Noi ormai siamo i novelli lotofagi, i mangiatori di oblio indotto delle società contemporanee. Così i telegiornali e tutto il resto che viene raccontato, ci insegnano come essere paghi di promesse di felicità prorogabili all’infinito e come esser convinti di ricevere soltanto quel che inconsciamente vogliamo sentire. Allora ecco che le parole scomode finiscono per essere rimosse e al loro posto si fanno strada forme gergali che appartengono a universi innocui e instupidenti ( l’universo calcistico è uno di questi), così, un FASCISTA, RAZZISTA, diventa un ULTRAS.  Ed è proprio la collaborazione tra universi instupidenti, o realtà superficiali e i media che scaturisce, ma sono più propenso a dire che si costruisce,secondo schemi complessi ( sublimazione ), quell’immaginario sociale, la cui manipolazione costituisce oggi il più formidabile strumento di potere. Così, in un mondo totalmente costruito – ma socialmente realissimo – la banalità e lo squallore dell’esistenza quotidiana, la violenza contro chi non rientra in questo immaginario, si intrecciano e si fondono miticamente con le loro compensazioni, rendendo vana ogni resistenza. L’impasto tra realtà e desiderio allora rivela in negativo la natura di un DOMINIO che non ha più alcun bisogno di nascondersi o di usare le armi, ma anzi prospera perché grida ed esibisce in pubblico i suoi inganni spacciati per innovazioni e modernità linguistiche, gli arcana imperi, da cui è scomparso ogni mistero. Amedeo Mancini 39 anni, imprenditore agricolo, che chiama " scimmia" la compagna di Emanuel Chidi Namdi, non è un ULTRAS di destra, ma è un FASCISTA, ovvero un razzista, un violento, uno xenofobo che vede in un nigeriano, un uomo o una donna di razza inferiore, uno che interpreta i rapporti sociali come rapporti di forza e quindi con prepotenza e intolleranza e tutto ciò si manifesta col praticare una cultura che oggi come ieri si deve continuare a chiamare FASCISTA, perché è importante conoscere la storia e conservare il ricordo, per non finire col diventare tutti decerebrati e considerare quest'assassino come uno stupido tifoso estremista.

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