Sotto ogni aspetto sono
di una gravità estrema, ma sono soprattutto profondamente immorali le
dichiarazioni ultime del Presidente del Consiglio Monti, dopo la
scarcerazione dei due marò italiani accusati di avere ucciso due pescatori
indiani; "Esprimo
la viva soddisfazione del governo e mia personale per la liberazione,
avvenuta su cauzione, dei nostri marò, detenuti da oltre tre mesi nel Kerala
(India) a seguito di un incidente avvenuto in acque internazionali"
"ha dichiarato attraverso una nota Mario Monti". "Il premier ha spiegato di aver "posto telefonicamente i
sentimenti di gioia del popolo italiano al maresciallo Latorre e al Secondo
Capo Girone e ho potuto constatare la loro forza e fierezza, malgrado la dura
esperienza di questi mesi".
Una
immoralità oltre ogni limite che trascende non solo nel non avere
detto né in questa occasione né in altre una sola parola di solidarietà, di
conforto o di scusa verso i pescatori uccisi , ma soprattutto nell'avere
identificato la causa della loro morte " in un incidente avvenuto in acque
internazionali".
Non sappiamo se ciò sia vero, ma
dalla dichiarazione di Monti traspare quasi una responsabilità grave dei
due pescatori nell'essere andati a mettersi a rischio di un incidente nel
pescare in acque internazionali rispetto alla "licenza di uccidere"
dei guardiani internazionali provenienti dalla lontanissima Italia o da
altri Paesi: come se nel mare come per i presidi militari vi fosse il
filo spinato per off limits ed il cartello "Alt farsi riconoscere o
spariamo" per cui superato il filo spinato delle acque internazionali vi
fosse "diritto di uccidere.
Tale diritto, Monti e una gran parte
del suo governo insieme ai poteri militari, lo fanno diventare
dovere così che, chi lo esercita, diventa eroe mentre e le dichiarazioni
di Monti preludono ad una accoglienza trionfale e perché no, anche qualche
medaglia al valore- per i due marò al loro eventuale ritorno in Italia, che io come
moltissimi italiani auspichiamo solo dopo averne però accertata la loro
innocenza.
E' di una gravità inaudita, che non
risponde certo alla cultura, alla storia, alla umanità ed alla solidarietà di
gran parte del Popolo italiano- l'assenza di valore,
l'insignificanza della vita di persone come i due
pescatori, rispetto al solo diritto di richiesta di giustizia verso due marinai
italiani.
Ed io -come sono certo gran parte del
Popolo Italiano- sono dalla parte dei due pescatori e se dovessero
partire anche da giuristi italiani e da movimenti internazionali iniziative che
andassero in questa direzione darei il mio piccolo contributo.
Il dovere del Governo italiano non può
essere quello della difesa aprioristica e della chiusura del caso,
eventualmente comprando i bisogni delle famiglie dei due pescatori, ma quello
della richiesta di ogni garanzia nell'accertamento dei fatti,
della garanzia totale dei diritti della difesa, e del contributo
vero perché emerga tutta la verità - anche se essa dovesse
compromettere più alte sfere militari e politiche. Ed è in questa
direzione che io penso che dal Paese tutto deve venire un nuovo forte
messaggio, purtroppo finora troppo debole ed insignificante così da consentire
al presidente Monti di fare le sciagurate dichiarazioni che ha fatto.
Napoli, 4 giugno 2012
Antonio D'Acunto, presidente onorario VAS
Campania
Franco Cuomo - Coordinatore VAS Vico Equense
Le faccio notare, dal mio piccolo, che la questione verte sul fatto che la giustizia deve essere amministrata in Italia, per quanto riguarda questi militari, e non in India. Non dovevano essere incarcerati in India.
RispondiEliminaP.S. VAS sta per Valutazione Ambientale Strategica?
VAS sta per Verdi, Ambiente e Società
Elimina