Non ho saputo mai disegnare e ciò
che ho disegnato l’ho sempre ripreso da una foto, dalla pubblicità, da un
fotogramma di pellicola ecc. ecc. Di contro mi è sempre piaciuto dare colore
alle tele, i pennelli e la pittura. Scegliere come modello per un quadro due
maestri del novecento: Pablo Picasso e David Hockney quest’ultimo ancora in
vita è stata una sfida. Ma prima avevo scelto Dosso Dossi e il manierismo
cinquecentesco e prima ancora, i neoselvaggi berlinesi, e poi Warhol. Smembrare
due loro opere, per Picasso mi sono ispirato al lavoro del pittore siciliano
Nicola Figlia che a sua volta voleva rifare Picasso, o semplicemente smembrare
un quadro significa analizzarlo a fondo: studiarne la tecnica, la composizione,
soprattutto quando ne devi reinventare un’altra. Così, sul famosissimo Woldgate Woods , un olio su sei
tele che fa mostra della sua solitudine di una sera d’autunno, di David
Hockney, ho collocato delle figure “picassiane” che irrompono nel paesaggio
infrangendone la statica immobilità e facendo diventare quel quadro un’altra
cosa, sarei curioso di sapere cosa direbbe Hockney se lo vedesse. L’arte per me
è sempre stata storia dell’arte, è sempre la rivisitazione dell’arte precedente
Il fatto è che la verità in pittura è sempre una serie di racconti che rimanda
a racconti già raccontati. Ogni fare
artistico per me consiste nell’immaginare le cose in maniera diversa da come
sono; negazione, contraddizione, mutamento, ricreazione, questo solo è lo spirito di un’opera. Gli scrittori, gli
artisti, sono terrorizzati dall’idea del plagio, sempre perché inseguono, come
una maledizione, ciò che è per loro dovrebbe essere l’assolutamente originale,
solo Warhol si è distaccato nel Novecento da tutto questo e De Chirico, che
copiava sempre se stesso e rifaceva sempre lo stesso quadro: loro non avevano
l’ossessione della originalità legata alle verità in pittura. Ma la nozione di
plagio se vogliamo è assai moderna, e essa è legata alla cultura romantica,
così come la nostra preoccupazione per l’autografo, per lo scritto autentico. E
se fino a oggi il prestigio di un autore è stato legato ai nostri occhi ingenui
alla sua originalità, quello di un autore medioevale invece derivava, al
contrario, dalla sua abilità a collocarsi nella tradizione, e dunque,
nell’imitare ciò che esisteva già e non viceversa. Oggi con internet e con le
tecnologie della riproducibilità, questa ideologia fortunatamente sta
tramontando. Così io vado avanti con
questa ricerca che mi ha portato a ricostruire reinventandolo un autore
manierista, ma tutti i miei lavori rimandano sempre ad altri autori. Non
inseguo l’originale, perché non mi interessa. Così in quest’ultimo lavoro ho
esattamente ricostruito due quadri usando la tecnica di Hockney di lavorare su
diverse tele e poi assemblarle in insieme per ottenere un pannello di grande
formato. Oggi la tecnologia della riproducibilità aiuta molto, ma, io metto in
essere la tecnica dell’autore: in questo caso preparo un progetto in dimensioni
ridotte, il disegno per intenderci, poi lo squadro e successivamente mi riporto
per punti, consapevole della mia debolezza nel disegno, le figure ingrandite
sulle tele che sono tutte uguali tra loro a riproduzione del foglio piccolo
originario squadrato all’inizio. E’ un lavoro lento che induce a riflettere su
tutta l’opera e dunque in un certo senso il lavoro finito è anche in sé una
critica d’arte.
Franco Cuomo 2016
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