Ok mi va bene! Ma In premessa – come
scelta filosofica dico subito che contesto il concetto di
SOSTENIBILITA’ che, mi sembra di capire, dagli interventi, dai relatori e dai
riferimenti riportati, sottenda tutta questa iniziativa . Il termine sostenibilità (o anche
sviluppo sostenibile) è entrato nell'uso comune e viene impiegato a livelli
molto diversi, dal locale al nazionale o globale, in modo piuttosto generico
per intendere un progetto o un prodotto, una politica locale o una strategia
nazionale più attenta all'ambiente. Il concetto di sostenibilità nasce nel
contesto delle scienze forestali e naturali ed è abbastanza preciso: l'uso di una risorsa naturale è
sostenibile quando il prelievo della risorsa non supera la capacità di
rigenerazione della risorsa stessa. Il concetto di sostenibilità dovrebbe
dunque essere strettamente legato al concetto di limite di uso della risorsa
naturale. Questo concetto entra immediatamente in crisi, quando viene
coniugato e fatto camminare in tandem col concetto di SVILUPPO: è mia opinione, che ogni ambientalista serio
dovrebbe guardare con sospetto al binomio SVILUPPO
SOSTENIBILE, perché il primo termine fa a cazzotti con l’idea di tutela
e rispetto e rigenerazione della risorsa stessa; in altri termini, SVILUPPO è strettamente connesso
alle logiche di sfruttamento capitalistico di ogni tipo di risorsa, sia
naturale che umana ed esso è sempre strettamente legato all’idea di crescita economica, basterebbe
questo per comprendere già come ambiente, qualità dell’ambiente, dell’aria,
delle acque e dunque, qualità delle nostre vite, non possano progredire (
PROGRESSO termine che anch’esso entra in contraddizione con SVILUPPO), o non
progrediscano necessariamente dove vi sia solamente crescita economica. E’ una
premessa necessaria perché ormai in Italia,paese fanalino di coda rispetto ad
alcuni paesi europei, l’ambiente e le
sue qualità, sono usati come fiore all’occhiello per qualsiasi iniziativa che
abbia come obiettivo un’occupazione del potere politico e amministrativo da
parte di chicchessia. Naturalmente mi posso sbagliare, ma relativamente a
questa città, ovvero Vico Equense, in Costiera Sorrentina, in provincia di Napoli,
la tutela ambientale non è mai esistita e sono stati costituiti ad hoc,
moltissimi strumenti – soprattutto urbanistici- per renderla quanto più possibile
inefficace. Questo discorso vale non solo per Vico Equense, mentre la tendenza
nazionale fa registrare picchi altissimi di interventi normativi e legislativi
volti allo scardinamento delle ancora pochissime leggi vigenti in materia di
tutela del territorio. E’ di qualche giorno fa la denuncia fatta fa tutte le
associazioni ambientaliste presenti in Costiera Sorrentina, VAS compresi, dello
sfregio ormai irreparabile apportata in un’area che il PUT, Piano Urbanistico Territoriale, strumento che si sta demolendo
da più parti, considerava soggetta a vincoli rigidissimi, sto parlando della
strada della Minerva, che da Termini, frazione di Massalubrense, porta a Punta Campanella.
In luogo della stradina sterrata e con muretti a secco, il comune di
Massalubrense – con fondi europei e con un concetto di sviluppo sostenibile dei
luoghi, per una fantomatica “messa in sicurezza” , ha costruito una vera e
propria strada carrozzabile con impianto di illuminazione. Uno sfregio ad un
luogo che doveva rimanere così com’era, nonostante non lo fosse già più per l’enorme
abusivismo edilizio presente. Il WWF difendeva l’esistenze di molte specie
vegetali che con questo intervento rischiano la sparizione, io come VAS ponevo
il problema di come spessissimo vengono usati i fondi europei per stravolgere il
genius loci di posti che se avessero
avuto la fortuna di trovarsi in Germania o in Danimarca o in Olanda, non
sarebbero stati neppure calpestati o, se lo fossero stati, lo si sarebbe potuto
fare a giorni alterni o rispettando rigidissimi controlli. Allora capirete
tutte le mie diffidenze, quando sento parlare di ambiente e politica per migliorare
questa città. Un discorso serissimo dovrebbe immediatamente controllare, se non addirittura fermare l’intervento umano che dovrebbe essere limitato entro le capacità di carico dei sistemi
naturali conservandone la loro vitalità e la loro resilienza;un
discorso del genere dovrebbe necessariamente
a spezzare il connubio deleterio usato da molti tra tutela ambientale e turismo.
La vergognosa aggressione e distruzione della piana di Seiano è sotto gli occhi
di tutti, come sono sotto gli occhi di tutti o facilmente documentabili, uno
stradone in cemento armato inutile per il progetto per cui era stato pensato e
inutile ora, o le farneticanti proposte di ascensori doppi a Villetta Paradiso
per accontentare proprietari facoltosi che hanno costruito abusi edilizi in uno
spazio dove un tempo c’erano rigogliosi vigneti prospicienti ad una costa oggi
anch’essa devastata da ogni sorta di abuso. Va bene il progresso tecnologico,
ma esso dovrebbe essere utilizzato per la produzione di beni e servizi indirizzati
all’incremento del verde esistente e alla sua ristrutturazione e/o incremento piuttosto
che all’esclusivo incremento del flusso di danaro e di consumo del territorio
come invece accade e sempre per interessi privatistici. I famigerati fondi europei
potrebbero esser chiesti per progetti di riqualificazione ambientale
autenticamente tali e non per operazioni speculative come sempre accade. E così
pure al controllo dell’’emissione di scarti e rifiuti (solidi, liquidi e
gassosi) dovuti al metabolismo dei sistemi sociali non ecceda la capacità di
assimilazione dei sistemi naturali, come invece ormai è una triste routine
delle nostre zone, asfissiate da un traffico urbano mal controllato e abusato,
o da un mare distrutto dai molti scarichi abusivi che dai rivi e dagli alberghi
vengono sversati in esso e dalla monnezza che spesso tracima dovunque gestita
spessissimo da enti in odore di camorra.Un
mio possibile progetto per Vico Equense, seguendo queste linee guida se fossi
un amministratore di questa città, credo di averlo già scritto da qualche parte
una volta. Allora:
Revocherei tutte le concessioni date sugli
arenili e sulle zone una volta demaniali per un più ampio progetto di recupero
e ristrutturazione delle coste, comprensivo di demolizioni di abusi e
superfetazioni. Un progetto curato da professionalità specifiche atte al
recupero dei litorali e del mare. Quello che si vede oggi a marina d’equa è
semplicemente indecente.
Attiverei controlli per gli sversamenti di
siero nei rivi nella zona alta per tutte
le attività casearie e attiverei controlli serissimi per ogni tipo di
sversamento in mare.
Metterei in funzione i vari depuratori presenti
sulla zona.
Abolirei totalmente il traffico automobilistico
privato dal centro urbano e o ridurrei drasticamente con divieto di transito
sulla Raffaele Bosco per la quale, invece di interventi clientelari a macchia
di leopardo come sono stati fatti fino ad ora dall’ex sindaco Gennaro Cinque,
oggi assessore ai lavori pubblici, sarebbe pensabile un progetto generale, nel
quale, la mobilità pubblica su gomma dovrebbe essere predominante rispetto a
quella privata.
Attiverei progetti di recupero agricolo e di ripiantumazione
con finalità agricole per le colture locali, anche questi, finanziabili con
fondi europei. Insomma riuscirei a cogliere un’autentica svolta di paradigma
solo se sentissi attor sociali e politici fare proposte simili. Pretendo, per
chi dice di occuparsi di ambiente un’analisi critica dell’economia occidentale oggi fatalmente
destinata al collasso, articolando un’inversione di paradigma culturale e di prospettiva economica alternativa che, proprio
per l’inversione di tendenza che propone la smetta di parlare sempre di
sviluppo, crescita economica, prodotto interno lordo ecc. ecc. Ecco proponetemi
questa ristrutturazione della società e della città e un’adeguata ridistribuzione delle ricchezze
territoriali e delle possibilità di incremento
delle risorse della natura e forse sarò convinto della bontà e dell’originalità
di un progetto di qualità ambientale e della vita. Uno degli strumenti
strategici su cui potrebbe vertere questa trasformazione è la rilocalizzazione
delle attività produttive e questa potrebbe rendere possibile una
“riterritorializzazione” dei luoghi e un più diretto contatto con i prodotti e
i mercati vicini. Tutto il resto sono solo un trito e ritrito bla bla di
politicume berlusconian/renziano al quale dico no grazie.
Franco
Cuomo, VAS –Verde Ambiente e Società,
Circolo
“Giovanni Esposito” Vico Equense