Cambiare fa bene ? Si forse, dipende, cambiare cosa per cos'altro?
Intanto bisognerebbe cambiare le forme del nostro linguaggio,
bisognerebbe, per esempio, decidere di veicolare un’idea senza coniare uno
slogan pubblicitario, perché così facendo si dimostrerebbe la volontà autentica
che non si sta vendendo un prodotto, ma che invece si vuole veramente attivare
un processo. Sono due cose ben diverse, ma oggi nessuno lo sa più. Oggi non lo
fa più nessuno. Siamo abituati a partire da una frase che dovrebbe sembrare una
frase ad effetto, poi si raccoglie un po’ di nomi intorno ad essa e il gioco è
fatto. Ma questo, ed è una mia opinione, significa già partire con il piede
sbagliato. Per carità, forse non è neanche sbagliato, ma sicuramente non è la
forma migliore per affrontare le problematiche proposte poi nel cerchio nero
che racchiude il disegno del manifesto, ovvero:qualità dell’aria, delle acque,rifiuti,
mobilità, e vivibilità urbana. Queste problematiche non sono prodotti o generi
sui quali attivare delle forme di marketing, ma reali processi socio economici
sui quali e attraverso i quali si esercitano poteri e interessi che spesso cozzano
tra loro. Un esempio? Un completo risanamento della qualità dell’aria nel
centro urbano dovrebbe comportare scelte coraggiosissime nel vietare o spostare
tutto il traffico automobilistico dal centro della città, incentivando tutta un’altra
serie di soluzioni di mobilità urbana, ma come ci si colloca di fronte a opere
nefaste e purtroppo realizzate come il mega tunnel e il proliferare di opere
simili che ancora si propongono come soluzioni possibili? Chi si oppone e come ai dictat di un ente come l’ANAS che fa ancora
il bello e il cattivo tempo? Oppure la qualità delle acque, che, da noi
dovrebbe significare principalmente, ma non esclusivamente, la depurazione del
mare e poi, all’interno delle buone politiche di gestione e tutela ambientale,
arrivano proposte di far conciliare le politiche dello sviluppo turistico e la
salubrità dei nostri litorali devastati da un abusivismo selvaggio
incontrollato? Senza parlare poi dell’abuso e della pratica di gestione dei
rifiuti urbani, vero cancro di pericolose commistioni tra pubbliche amministrazioni
e società in odore di gestione camorristica. Io non riesco più a credere alle
frasi di effetto, mentre mi lasciano perplessi i progetti dei cosiddetti
ecosistemi urbani basati su un termine che personalmente ritengo devastante per
l’ambiente ovvero quello di: sostenibilità. Da qualche anno a questa parte, attraverso
questa parola, si fanno passare le cose peggiori per l’ambiente e il
territorio, specialmente nelle nostre zone. Dunque: cambiare fa bene, ma per
cosa e come? E poi la forma per dirle le cose: usciamo dal marketing e entriamo
tutti nella buona pratica delle riflessioni critiche, analizzando gli attori,
ciò che propongono e come lo propongono, solo allora potrei pensare di farmi un’opinione
seria su un argomento e solo allora potrei pensare di attivare autentici processi
di cambiamento, specialmente se questi hanno l’ambiente e la sua salvaguardia
come punto focale.
Franco Cuomo
Coordinatore del Circolo VAS Verde Ambiente e
Società, “ Giovanni Esposito”
Vico Equense
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