Caro Eduardo,
Ti ho letto tutto, come sempre.
Ti ho letto attentamente, anche se, scusami, certi voli da catechesi non ce
l’ho fatta e li ho saltati. Mi sono chiesto, mentre leggevo, se prima di fare
il magistrato tu non volessi farti prete. Saresti stato perfetto, anche dopo
che ti ho visto in TV: mite, pacato, elegante. Sei un uomo di destra Eduardo e
non lo hai mai nascosto, sei un uomo di destra vecchia maniera, bon ton, colto,
non come quei pupazzoli ignoranti che
circolano per il parlamento italiano e fanno “politica”o sono in circolazione
ormai dovunque. Anche la tua concezione della sessualità è di destra,
fortemente conservatrice e fortemente ideologizzata. Non credo possa esistere,
e te lo dico subito, un amore omosessuale come quella di cui tu parli,una
idealizzazione estrema dell’amore, e, se esiste, perdonami Eduardo, non è vera!
E’ un artificio, come è un artificio quello degli eterosessuali che pensano le
cose come le pensi tu, sto parlando naturalmente di tutti i cattolici. Naturalmente
ti trovi come interlocutore un omosessuale libertino, nel senso più
illuministico del termine, cresciuto in altri ambiti culturali e, gli
omosessuali libertini come me, non sono un luogo comune, ma una realtà, come lo
sono quelli che scimmiottano le donne ecc. ecc. non mi dilungo perché queste
cose le sai : naturalmente,da omosessuale libertino, ho avuto anche storie
d’amore lunghissime e importanti nella mia vita, anche se una sola, per la
verità,rimane ancora tale. Una storia che oggi, nonostante siano passati 20 e
più anni dura ancora anche se molto profondamente trasformata e, quando iniziò,
non c’era nessuna “signora” che la benedì. Iniziò e basta: c’è stata passione
intensa, poi , amore profondo e incondizionato,fiducia reciproca, affetto
delicato, tradimenti colpevoli, abitudine affettiva, poi è finita dopo 14 anni.
Poi dopo un silenzio durato 4 anni ci siamo rincontrati: altre vite, altri
affetti. Ancora oggi rimane tra noi un
legame profondo e immenso di amicizia. Non abbiamo mai desiderato sposarci, non
abbiamo mai voluto o desiderato avere un figlio, né una famiglia tradizionale,
soprattutto nessuno ha mai posto la questione dell’amore omosessuale, del
sentimento profondo d’amore, nei termini in cui lo hai posto tu. Capisco i tuoi
riferimenti colti a San Tommaso, capisco questo anelito di sublime elevazione
spirituale, quasi una “ ragion pratica mistica” che permea di sé il tuo
assoluto amore o amore assoluto. Questo amore di cui parli mi sembra un
“imperativo categorico”, un’estensione del “divino amore” che tutto avvolge (
dovrebbe avvolgere ma non lo fa), ma in cuor tuo, mi domando: sei veramente
convinto di ciò? Anzi, ti pongo meglio la domanda . Sei sicuro che tu non
voglia forzare e rafforzarti in tutto ciò, perché sai che non è così? Che è tutto
più semplice, più istintivo, più naturale, anche se tutto fortemente avversato
e condannato . In fondo stiamo parlando anche di sessualità Io posso capire tutta questa costruzione fatta
di pinnacoli colti, di elaborazione raffinata del senso del sacro, ma non la
condivido. Non ne condivido neanche una sola virgola, perché in essa vedo riaffiorare
oscuro come una minaccia, il senso di colpa al quale ci ha costretto e ancora
ci costringe la Chiesa cattolica e le sue gerarchie e vedo la minaccia di
esclusione di tutti quelli che, pur essendo omosessuali, vivono l’amore con
minori ansie di legittimazione.
Fatte queste premesse – io
vorrei però evidenziare e denunciare
anche una sorta di appiattimento della
cultura gay su questa problematica,- quella del PACS e/o del MATRIMONIO come se
tutte le persone omosessuali
consapevoli, non aspettassero altro che di sposarsi o di adottare un
bambino. Questo non è assolutamente vero, come non è vero che questi argomenti
siano stati ben recepiti anche all’interno del movimento. Ci sono molte cose
ancora che restano scoperte: il coming out è difficile, il rispetto di sé è un
percorso fatto di consapevolezza maturata in contesti di civiltà che mancano in
Italia. Ti ho già scritto che se parlo col mio amico che vive da 20 anni in
Olanda di queste cose, mi guarda con uno sguardo stranito, come se stessi farneticando.
Io che vengo da una storia diversa, che molte giovani persone omosessuali oggi
neanche conoscono, ho nostalgia per una certa critica alla cultura che si
faceva all’inizio degli anni settanta all’interno del movimento e che serviva proprio a rafforzare l’identità
omosessuale, questa oggi, seriamente minacciata soprattutto tra le giovanissime
generazioni . Non sento il bisogno di un riconoscimento ecclesiale e fossi in
te, neanche lo cercherei, perché tu sai meglio di me che questa Chiesa, anche quella
di Papa Francesco per sua intima architettura, non potrà mai riconoscere
l’omosessualità o di più ancora l’amore omosessuale, pena la sua deflagrazione
e implosione. Ciò di cui sento forte il bisogno oggi è di innalzamento
culturale della popolazione e dei giovanissimi sul problema dei diritti e del
rispetto di ogni differenza o diversità. Ciò di cui sento il bisogno è di
normative che ci elevino allo stesso stato dei paesi europei, dove leggi
specifiche riconoscono dignità e diritti alle coppie omosessuali in Francia,
Germania, Olanda, Belgio, Portogallo Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia,
Islanda, Lussemburgo, Irlanda e nelle regioni spagnole di Catalogna, Aragona,
Navarra. La Gran Bretagna, la Svizzera e la Croazia stanno per approvare leggi
analoghe su proposta dei rispettivi governi, se non lo hanno già fatto! Di
questo avverto la necessità e l’urgenza, anche se, come ti ho detto, da
libertino quale sono, non mi sposerei mai. Poi, bisognerebbe fare tutta una
serie di riflessioni sulla cultura di
ogni singolo omosessuale, perché l’omosessuale non è una specie, nel senso che
gli omosessuali non sono tutti uguali tra loro, come molti eterosessuali pregiudizialmente pensano. Ma ci sono differenze di
carattere, di classe, di status, di
comportamento, per cui certi modelli omosessuali appartengono ad una certa
estrazione culturale, certi altri no, e questi determinano a loro volta stili
di vita e atteggiamenti affatto biologici.
In ultima analisi, non esiste una natura omosessuale, come non esiste un
amore omosessuale, bensì diverse culture
omosessuali e diversi modi di vivere
l’amore omosessuale, e tutti hanno o dovrebbero avere uguale dignità questa è una cosa da non
dimenticare mai, ma che oggi anche all’interno del movimento non è più
ricordata da nessuno. Essere omosessuali non deve significare esclusione e
emarginazione, ma nemmeno avere una medaglia:significa essere una persona come
tutte le altre, così è nei posti che non sono l’Italia di oggi. I pregiudizi di cui ho parlato sono purtroppo
ancora molto radicati, anche in persone di cultura medio-alta e non è raro
sentire anche persone accreditate culturalmente aprire una conversazione con la
frase: voi omosessuali , come se fossimo
una razza a parte. Questo appunto la dice lunga su quanto l’affermazione
dei propri diritti, non risolva, se non in minima parte, il problema della
necessità di una cultura delle relazioni tra gay, cioè tra di noi, una cultura
dell’identità omosessuale oggi difficilmente reperibile. Oggi tende a prevalere
l’immagine del gay tutto amore familiare
e buonismo d’accatto. Un’immagine veicolata da un certo centro sinistra, ma
anche l’operazione culturale che fai tu, come ho già detto di destra, formalizza un insopportabile cliché che mal si adatta
alle persone omosessuali. Al momento, da questo punto di vista, il panorama è abbastanza sconfortante: a noi
gay certamente sono riconosciuti molti più spazi e molti più diritti di un
tempo nelle società del capitalismo globalizzato, ma questa è a mio avviso una
situazione apparentemente rassicurante e anche
effimera, nel senso che è legata alle opportunità e alle sensibilità
politiche dei governanti, e delle culture. Poco si è fatto e si fa, per la
sistemazione e la fortificazione (perdonami i termini ) di una identità gay e
di un sistema culturale di valori, che
possa essere condiviso da tutti noi . Intanto queste “libertà” potrebbero
essere perdute in un momento , ma peggio, i comportamenti delle persone
omosessuali potrebbero essere lasciati ancora per molto tempo solo nell’ambito
del sessuale o traslati solo nell’ambito del “sublime sentimentale”,
rafforzando il pregiudizio che dall’origine della società borghese pesa sugli
omosessuali anche nella stessa definizione: in più, la scarsa formazione
culturale delle giovani generazioni, rafforza comportamenti improntati ad un
consumismo sessuale nevrotico svincolato da qualsiasi affettività, contribuendo
ancora una volta a determinare colpevolizzazioni e insicurezze. Ad un uso dei
piaceri dovremmo - parafrasando Foucault
- affiancare anche una” cura di sé” .
Ovvero una costruzione profonda di un codice, che includa sentimenti e affetti,
cultura dei valori etici da coltivare all’interno delle nostre comunità e
cultura della persona che bilanci una volta per tutte gli effetti del desiderio
falsamente liberatorio in cui spesso si resta costretti. Bisognerebbe, in
ultima analisi, impegnarsi nella seria costruzione di una scandalosa educazione
sentimentale gay e vivere finalmente, dimenticandosi di essere tali, e
avvertendosi solo come una persona qualsiasi, invece tu mi scrivi un libro per
ricordarmi che c’è un amore omosessuale che confina addirittura con Dio. No
caro Eduardo, non ce la faccio! Così è tutto troppo macchinoso e pesante,
mentre invece potrebbe essere tutto più lieve e defilato, un low profile insomma più minimale e più
silenzioso, come dovrebbe esserlo quello di tutte le persone, siano etero che omo , nel rispetto della dignità
umana e dei propri diritti .
Ti abbraccio
Franco Cuomo