emil nolde, maschere
Una
mostra su Vanni Baiano pittore. Dei quadri nei quali sono delineati figure che
rendono sensibile una specie di tragitto, una specie di esplorazione che
stabilisce rapporti fatti di forma e colori o meglio ancora una esplorazione
compiuta delle figure. Vanni Baiano , nel cuore segreto della sua pittura
segreta, segreta fino ad oggi, non nasconde questo procedimento esplorativo
che,nonostante la raffinatezza di certe sue combinazioni, è quasi rudimentale.
Le figure dei suoi quadri non costringono i personaggi all’immobilità e aprono
percorsi narrativi e rappresentativi su interni emotivi nascosti. Il segno
alcune volte è rapido e veloce, altre volte maniacalmente curato, quasi una
decorazione fine a se stessa all’interno di una rappresentazione che se ne va
per fatti suoi.
Come
rendere visibili forze invisibili? Le figure della pittura di Vanni Baiano, ma
io credo tutte le figure della storia della Pittura, possono essere
interpretate come il tentativo di rispondere a questa domanda, che è
indispensabile porre affinché la pittura
sia collocata nel luogo che le è proprio, ovvero lo spazio della
rappresentazione. Ecco allora il procedimento della Pittura di Vanni Baiano che
ci viene consegnato attraverso la pubblicità di questa mostra: figure teatrali,
ma anche volti caricaturali, attenzione maniacale al trucco di facce
imbellettate che coprono smorfie o di scherno o di trita quotidianità: Spose,
scaricatori di farina, lo scemo del paese o una prima comunione che pare di più
il ritratto di odalische lussuriose o ancora l’urlo di dannati che rimandano
all’espressionismo di cui dirò tra poco.
Con questi quadri Vanni Baiano mette
in gioco lo statuto di un’arte particolare, la pittura appunto, così diversa
dalle altre forme d’arte: Vanni Baiano, attraverso i suoi quadri i suoi disegni
i suoi schizzi immediati, non riproduce o inventa delle forme, ma rappresenta
forze emotive e pulsioni psicologiche, ovvero, come ebbe a dire Klee “ Non
rendere il visibile, ma rendere visibile ciò che non si vede”. I quadri di
Vanni Baiano sono un tutto pieno e fanno a meno della rappresentazione
naturalistica, l’intera superficie del foglio, Vanni Baiano ha dipinto
prevalentemente su carta o cartoncino, è fin subito investita virtualmente da
ogni genere di cliché con cui è necessario rompere.
Così, “ Colori fuori
scena”, una mostra sulla pittura di Vanni Baiano, poliedrica e multipla, che si
deve alla testarda volontà della sorella Nunzia Baiano che ha conservato con
cura e amore una collezione enorme di dipinti, disegni, schizzi, bozzetti e
studi per costumi di scena realizzati per lavori teatrali eseguiti con Annibale
Ruccello e per altri lavori dei quali è stato autore e regista. Il titolo della
mostra però, vuole essere una chiara indicazione per chi si accosta a questo
autore poliedrico ed eclettico, una caratteristica comune a tutti i
protagonisti di quella ormai lontana stagione teatrale tra la seconda metà dei
‘70 e la prima metà degli ’80 che da Castellammare tracimò nel mondo. Questa
mostra parla esclusivamente di Vanni Baiano pittore, divisa in tre sezioni
vuole condurre il visitatore nel ricco e complesso mondo figurativo dell’artista.
Tampere, matite, pastelli , collage e tecniche miste prevalentemente su carta
che ripercorrono un avventura estetica fatta di citazioni anche ai grandi della
pittura europea e nazionale: George Grosz, Otto Dix, Emil Nolde, James Ensor, ma
anche Enrico Baj, Salvatore Fiume . Attraverso una lucida osservazione non
ostentata Vanni Baiano dipinge nel segreto della sua casa, nel cuore di
Castellammare con tratto espressionista e tinte forti il mondo di cui si
sentiva attraversato; così troviamo la cugina scema, gli scaricatori di farina,
ma anche il foyer, totalmente
espressionista o una picassiana donna sole o un sognante Ruccello/Benino che
dorme in maniera protettiva su una sonnacchiosa Castellammare.
Fonti artistiche importanti ma anche iconografie volgari e popolari. Vanni Baiano passa così da disegni caricaturali ad
apocalittiche e violente vedute urbane ad una grafica inconsapevolmente
politica, al tratto leggero dell’illustratore e del costumista teatrale, lavoro
fatto con grande maestria e dignità, per approdare infine a figure che
ricordano l’eredità della nuova oggettività. La mostra è stata suddivisa in tre
sezioni
Intanto perché tre sezioni? Si è pensato –
anche se credo che tutta l’opera pittorica di vanni Baiano vada in una sola
direzione – di sezionare la imponente mole di lavori che l’artista ha prodotto
nell’arco quasi di un ventennio. Quelle che vedete qui esposte sono solo una
piccola parte di tantissimi lavori che non era possibile esporre, per spazio e
per tempo. Un percorso dunque, pensato e suddiviso in tre momenti: che corrispondono ad altrettanti filoni
espressivi della poetica visiva dell’artista: «La scena pittorica», ovvero
Vanni Baiano pittore, «Il
costumista e l’illustratore», che raccoglie i disegni preparatori e le idee
di scena per i costumi dei lavori teatrali nei quali era coinvolto appunto come
costumista e «Il mondo e i personaggi: ovvero Vanni Baiano osservatore di
realtà». Poi, Colori fuori scena, perché
ciò che qui si presenta stasera è il lavoro di un artista autentico che nella
sua ricerca visiva credo sia andato molto al di là della finalità di
illustratore di costumi di scena e dunque appunto è debordato “fuori scena” per
approdare allo spazio della creazione pittorica vera e propria.
Dunque la
pittura di Vanni Baiano sembra muoversi in un preciso ambito espressivo, quello
dell’espressionismo ovvero quello di artisti che, in antitesi con il verismo
impressionista, ricercavano un’espressione irreale o se volete surreale della realtà, intendendo
l’arte come ricerca interiore e autonoma rispetto al dato oggettivo e sono
molti i quadri di Vanni Baiano che vanno in questa direzione. Vorrei solo
ricordare come il Foyer, che è stato utilizzato come sfondo per l’ affiche
della mostra ricorda in maniera incredibile
un quadro di Ernst Ludwig Kirchner, Berlino, scena di strada, del 1913 o
Cabaret di Otto Dix o un senza titolo che io ho immaginato potesse chiamarsi “i
volti dell’anima” sia incredibilmente simile a un quadro di Emile Nolde “ gente
eccitata” sempre del 1913. Vanni Baiano era un attento decostruttore di realtà
e spesso il suo sguardo curioso andava
molto al di là di ciò che appena appariva in superficie. Il suo era un
osservare scevro da qualsiasi estetismo, e sono convinto che l’aver fatto parte
dei Dodici Pozzi, e poi della compagnia il Carro, abbia contribuito non poco ad
affinare la sua arte che coltivava nel chiuso della sua casa quasi in segreto.
Colgo negli scaricatori di farina o
nella prima comunione come la volontà di
rappresentare, un mondo non naturalistico, ma una , realtà destrutturata o
esagerata ad arte, dove i volti sembrano, nelle loro smorfie grottesche quasi
delle caricature, dalle cui espressioni si può leggere la persona ridotta a
personaggio in tutta la sua miseria umana. Così pure la stessa incapacità
formale, il rifiuto della forma chiusa, la sparizione dello spazio, la
deformazione, l’esasperazione dei colori, stanno ad indicare l’acuto sguardo di un artista che, osservando il male di un’epoca,
capisce di non potere dare una forma finita alla sua opera.
Così, i quadri di
Vanni Baiano sottendono e fanno affiorare l’effetto di spaesamento che accomuna
la pittura alla produzione teatrale e musicale della sua personale esperienza
di vita. Il rapporto tra l’artista ed il mondo diviene un rapporto un poco isterico
e fluttuante; è come se Vanni Baiano dicesse: se l’Io è insalvabile e la realtà
esterna non è univocamente percepibile, allora solo i nervi e le tensioni che
mutano, di volta in volta, possono permettermi di esprimere ciò che sento in
ralazione al mondo esterno.
Franco Cuomo, Vico Equense , 7 agosto 2015
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