Alessia Morani deputata PD e Massimo Cacciari filosofo |
La vittoria di Matteo Renzi, mi
sollecita tutta una serie di riflessioni che sono state per altro già oggetto
di un mio studio, con relativa pubblicazione nel 2006: all’epoca insegnavo Sociologia dei processi comunicativi e
culturali per il corso di Laurea
Magistrale in Disegno Industriale alla SUN ( Seconda Università di Napoli). Le
riflessioni odierne, che mi rimandano a quel mio libro, nascono dall’ascolto
attento del linguaggio utilizzato da due rappresentanti della nuova segreteria
del PD, due donne, che hanno preso parte a due trasmissioni televisive: una
Otto e Mezzo di Lilli Gruber, su La7 e l’altra Ballarò di Floris su RAI3. Le
due esponenti erano: le deputate Alessia Morani che aveva come interlocutore
Massimo Cacciari e Pina Picerno. Non
entro nel merito delle discussioni ma non ho potuto fare a meno di ascoltare
una sequela di luoghi comuni esposti con un linguaggio televisivo che ormai ha
irrimediabilmente compromesso un esercizio critico del pensiero. Convenzionali
e banalissime affermazioni delle due esponenti di partito, esternate con la
convinzione di chi stia dicendo chissà quali cose innovative ed importanti. Chi
volesse verificarle può rivedere le due puntate. Colpiscono soprattutto i toni,
stil confidenziale: “ Matteo mi ha chiamato […] e mi ha chiesto se volevo
entrare in squadra e io ovviamente ho detto di si” , poi un susseguirsi di
frasi fatte.La retorica del
“rimbocchiamoci tutte le maniche”, un fraseggio da slogan pubblicitari, del
tipo: i can, i dream, , il bene comune ecc. che all’orecchio di un ascoltatore
attento sarebbero stati subito riconosciuti come un cicaleggio senza fondamenti.
La rispolverata della solita storia dell’importanza delle donne negli apparati,
che è diventata un refrain
insopportabile, o che “ il paese è stanco di una politica che non da più
risposte” che è necessario un timing
serrato delle cose da fare nei prossimi mesi”, della necessità di “un piano
straordinario per il lavoro” del “taglio ai costi della politica" e poi,
aggiungere chicca tra le chicche ( rimbeccata da Cacciari- guardato come un
alieno dalla deputata il quale gli ricordava che affermando quelle cose non
stava dicendo delle grandi novità) un: “io sono giovane, sono arrivata adesso e
la politica a me hanno insegnato che è mediazione” : Insomma un rimanere vaghi
sui problemi reali, sulle alleanze o sulla messa in discussione di questa
maggioranza, un parlare sul nulla con grande convincimento, nel senso che, la
stessa Morani era molto convinta di quello che diceva. Stessa storia con la Picerno , stesse
dichiarazioni su donne e sull’esser giovani, insomma un copione linguistico
ripetuto che – è mia opinione – rappresenta la débacle di qualsiasi pensiero critico, di qualsiasi riflessione
seria sui concetti. Ecco, questo è il punto: questa vittoria di Matteo Renzi,
oltre ad aver decretato la sparizione definitiva della sinistra, decreta la
completa affermazione dei linguaggi televisivi ovvero delle pratiche di
rappresentazione dei discorsi che prima di esser pronunciati si sottopongono ad
un montaggio ovvero un’operazione che di solito va fatta dopo che le immagini
sono state registrate. Si taglia, si seleziona,
si riformula, si dà ordine, si escludono i passaggi noiosi, si manipolano i
contenuti. Tutti i linguaggi, penso anche ai linguaggi quotidiani parlati dai
quarantenni in giù, sono omologati ai format televisivi, ovvero obbediscono a
precise regole iconiche e formali che decretano la nascita di un linguaggio povero di concetti, ma ricco di
pause studiate, ammiccamenti e gestualità rassicuranti e soprattutto sorrisi,
un po’ come se parlando ognuno aggiungesse degli emoticon rafforzativi, volti
però a smussare il complesso e a rendere sempre più diretto, semplice e meno
pensato, ciò che si afferma: in ultima analisi, un uso pubblicitario del
linguaggio . Il tragico e il pericoloso,per me, perché portatore di derive
autoritarie, è che questo linguaggio ormai è quello parlato dai TG. Chi se ne
discosta in un’esposizione rischia di sembrare immediatamente un alieno, una
persona completamente astrusa ed incomprensibile. Mi viene in mente anche un
altro confronto tra un super televisivo Beppe Servegnini – che pure blatera
sull’ovvio- e un grande linguista come Tullio De Mauro, che in quell’occasione,
proprio perché estraneo a quelle logiche di domande alle quali si deve
rispondere rapidamente senza dire quasi nulla, resto quasi silenzioso. Oggi
Matteo Renzi, già personaggio televisivo di Mike Buongiorno in “La ruota della
fortuna” e la sua “ innovativa” segreteria del PD sono il coronamento di un
trentennio nel quale la televisione ha assoggettato tutti. Io credo che ormai
non sarà semplice smantellare un sistema così ben strutturato nel quale:
comunicazione, informazione, economia
hanno minato in maniera letale le stesse capacità del pensiero.
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