Ho visto Slavoij Zizeck ( per un poco ) domenica sera a che
tempo che fa. Ho letto tutto un articolo che lo distrugge, però è stato scirtto
da un giornalista de Il Foglio (1), quindi preso con la debita
diffidenza. Cosa dire? Alcune cose scritte sono verissime: la maniacale cura del
personaggio, le boutades sparate ad effetto, l'estetica della trasandatezza
super studiata. vezzi tra le altre cose, tipici di altri filosofi (penso a Gilles Deleuze negli anni '70). Questo filosofo,come
anche Alain Badiou è diventato talmente personaggio che
il suo pensiero non produce nessun effetto, anche quello di Badiou. E' certamente affascinate
l'affabulazione linguistica al limite dell'incomprensibilità e dell'oscurità
mutuata da Jacques Lacan, non riesco però
ancora a valutarne il peso reale sui sistemi filosofici precedenti. Io per
esempio resto un faucoltiano convinto invece lui pensa che Michel Foucault era una creatura prodotta dal sistema
di pensiero liberale. Non lo so, alcuni suoi libri mi sono piaciuti, Il Grande Altro. Nazionalismo,
godimento, cultura di massa, Milano,
Feltrinelli, 1999 o anche L'isterico
sublime. Psicanalisi e filosofia, Milano,
Mimesis Edizioni, 2003 o ancora Dalla Tragedia alla Farsa. Ideologia della crisi e
superamento del capitalismo, Milano, Ponte alle Grazie, 2010. Altri
invece decisamente no: Dello sguardo e altri oggetti. Saggi su cinema e
psicoanalisi, Pasian di Prato, Campanotto, 2004; credo che Gilles
Deleuze abbia scriito cose molto superiori sull'argomento e Considerazioni
politicamente scorrette sulla violenza metropolitana, Udine, Forum,
2007. un libro inutile, anche se infine trovo ininfluenti tutti i suoi scritti
sul piano della prassi, nel senso che non produrranno o innescheranno alcuna
rivoluzione e soprattutto ben metabolizzati dal super
star system: voglio dire, non è Antonio Gramsci o Herbert
Marcuse, specialmente per gli studi sul marxismo. .Allora cosa? E' un
personaggio ad alta compatibilità massmediologica è pura spettacolarità anche
se argomenta partendo da interpretazioni di Martin
Heidegger, il quale rimane uno dei suoi riferimenti, assieme alla Scuola
di Francoforte (in particolar modo Theodor
Adorno e Walter Benjamin). Certamente si può dire che
leggerlo, oltre che faticoso un po' fa pensare e questo di per sé non è un
male.
(1)
Oggi, 8 dicembre 2013, il KKE compie 95 anni di incrollabile lotta.
RispondiEliminaCon buona pace di Zizek e Badiou, il marxismo-leninismo continua ad essere il vivo intelletto degli oppressi e non un putrefatto cadavere su cui praticare stravaganti sofismi necrofili.
Viva il KKE!