Potere al popolo. Non voglio fare il filosofo, ma, pur appoggiando tutte le rivendicazioni di questa formazione , condividendole tutte nessuna esclusa: dalla difesa dell’ambiente e del territorio, alla tutela dei beni comuni e dei diritti inalienabili dei cittadini, mi disturba nel nome quella parola “popolo”, e, sebbene, proprio nel nome, questa formazione sembra rimandare a mitici gruppi che negli anni ’70 rappresentavano le avanguardie della lotta politica, penso a Potere Operaio e Servire il Popolo, formazioni dalle connotazioni marxiste leniniste e maoiste, oggi la parola popolo mi disturba perché dietro di essa non c’è più niente che rinvii a come essa veniva intesa negli anni ’70: sono sparite le analisi economiche in chiave di critica al capitalismo, sono sparite le connotazioni di classe e di lotta di classe, è sparito da questo termine il marxismo. In effetti Marx costruì la categoria politica di proletariato proprio in contrapposizione a quella classica di popolo, eccessivamente inglobante e soprattutto omogeneizzante e molto generica, proprio perché essa finiva col mascherare o occultare o ignorare i conflitti di classe. In tal senso, la nozione di popolo sarebbe chimerica, foriera di pericolose illusioni laddove politicamente strumentalizzata da tutti. Da qui, la mia diffidenza , verso il termine popolo e qualsiasi concezione organica di esso. Il primo dovere allora di un intellettuale oggi, ammettendo che esista ancora una figura simile, o comunque che qualcuno ancora la riconosca o vi dia importanza, è quello di insegnare alla gente a non ascoltare le mostruosità linguistiche o gli inganni linguistici che spesso si nascondono dietro a linguaggi fuorvianti. Non è naturalmente il caso di Potere al Popolo, di cui riconosco l’onestà intellettuale di base, ma vorrei però evidenziare che il termine oggi è fortemente abusato da tutti e inoltre, i detentori di quel potere omologato che attraverso i media controllano ormai il pensiero di tutti, utilizzano in chiave dispregiativa il termine populismo, per nullificare qualsiasi protesta venga dal basso, ovvero dalle classi subalterne, benché oggi un’altra menzogna sostenuta dal potere è quella di dire che le classi non esistono più. E allora, in altre parole il dovere di un intellettuale oggi sarebbe quello di rintuzzare tutte le menzogne che attraverso la stampa, la televisione, i social media, inondano e soffocano questo paese Italia, perché la lingua che parliamo è diventata la lingua della menzogna, perché essa è infarcita di luoghi comuni che ormai fanno a meno di qualsiasi analitica di verità ( Foucault, Pasolini), una cultura putrefatta che veicola un genericismo concettuale ad uso e consumo dei poveri del mondo, illudendoli di farli partecipare al gioco democratico, dove di democratico ormai non c’è più niente,una lingua mescolata con la cultura tecnologica, in concreto, una lingua che è pura teratologia ovvero, raccolta di cose mostruose, per lo più false in cui i termini sono ridotti a pochi lemmi, e dunque, una di queste parole che oggi suona falsa è appunto POPOLO. Se si capisce questo e se ne spiega il perché allora si è su una buona strada. Ultima considerazione : il fascismo della vulgata dominante, per intenderci anche quello del PD, ostenta un non celato disprezzo verso gli intellettuali chiamati con valenza dispregiativa: “sapientoni”. Da sempre la piccola borghesia e la borghesia hanno profondamente e visceralmente disprezzato gli intellettuali, quelli del PD che manifestano questa attitudine sono incastonati nell’essenza più recondita di un sentire fascista. Premesso tutto ciò, credo che voterò PAP, ovvero Potere al Popolo.
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