Stamattina a letto,
alle cinque e mezza leggevo un articolo de Il Manifesto, un articolo che, tra l’altro,
ho anche condiviso, in cui il pensiero portante era: non dobbiamo desiderare un
ritorno alla normalità, perché la normalità ci ha portato a quello che sta succedendo ora. L’articolo poi
chiudeva con una esortazione che condivido, ma la condivido solo fino ad un
certo punto, perché nel dire che tutti sono capitalisti dentro, colpevolizzando anche
chi non lo è, non rende un buon servigio alla causa di quelli che non lo sono
mai stati, e riporto il testo : “Il
nostro confinamento è inteso in questi giorni come il più vitale esercizio di
cittadinanza. Tuttavia, abbiamo bisogno di essere capaci di portarlo più
lontano. Se la clausura ha congelato la normalità delle nostre inerzie e dei
nostri automatismi, approfittiamo del tempo sospeso per interrogarci su inerzie
e automatismi. Non c’è normalità alla quale ritornare quando quello che abbiamo
reso normale ieri ci ha condotto a quel che oggi abbiamo. Il problema che
affrontiamo non è solo il capitalismo in sé, ma anche il capitalismo in me.
Chissà che il desiderio di vivere non ci renda capaci della creatività e della
determinazione per costruire collettivamente l’esorcismo di cui abbiamo
bisogno. Questo, inevitabilmente, tocca a noi persone comuni.” Cominciamo
dal nostro confinamento: intanto come si fa a pensarlo come un vitale esercizio
di cittadinanza? Come si fa a pensare un isolamento vigilato da droni, polizia,
vigili urbani, altoparlanti che impongono la clasura, minacce di multe e
reclusioni, come un esercizio di cittadinanza? Qui ciò che è sparita è proprio
la cittadinanza, mentre l’esercizio del pensiero è stato affidato solo alla
possibilità data da quelli che- secondo me impropriamente- chiamiamo social
media, ovvero una massa di informazioni e comunicazioni che ci scambiamo,
illudendoci di poter dire o dare opinioni, ma che è in fondo solo uno sfogatoio
solipsistico, dove ognuno narcisisticamente parla di sé con se stesso. Poi,
continua, dicendo che dovremmo approfittare di questo “tempo sospeso” per interrogarci, sulle inerzie e gli automatismi,
quali? Eppoi interrogarsi? Ma se io non riesco più a concentrarmi su due pagine scritte? Chiecchiere,
chiacchiere solo chiacchiere! Questo isolamento annichilisce le nostre coscienze e la nostra
consapevolezza individuale, ma anche le nostra forza vitale, le nostre difese immunitarie: ese mi ammalo di depressione? E se io improvvisamente non ce la faccio più perché sto male e ho crisi di panico e ansia? A chi mi rivolgo? Agli ansiolitici? E per le altre patologie, come le curo in che modo? Io non sono un santo stilita, io non sono un
eremita che trova il suo sé nell’isolamento, io sono un essere sociale e
nessuna crisi di civiltà potrà farmi pensare il contrario, nessuno può dirmi e
non me lo lascio dire, che la mia coscienza si arricchisce in solitudine,
perché questa è una menzogna! Ci hanno inoculato il virus della diffidenza
verso l’altro, e lo fanno tutte le sere in ogni ora del giorno con il terrore
del contagio pandemico, la paura dell’abbraccio e allora penso a Gesù, ma anche
a madre Teresa e a Budda, che abbracciavano i lebbrosi senza paura, e la loro
forza, la loro potenza, ma anche il loro non infettarsi, derivava da quel
coraggio, dal non lasciarsi dominare da quella paura e derivava anche dal non
aver paura del contagio e dunque non aver paura della morte, perché la vita non
è un valore materiale che si può capitalizzare e qui, dissento dalla fine dell’articolo,la
vita è un mistero grande che si alimenta di spirito di vita, di amore verso gli
altri come te, e non di opprimente
solitudine e di paura ma soprattutto e non appartiene a noi e quindi non
possiamo pensare di capitalizzarla. Pensate se Gesù, Budda, Madre Teresa si
fossero chiusi in casa invece di accogliere i lebbrosi o gli appestati,
riuscite a formulare un pensiero del genere? L’articolo dice che il virus arriva dagli allevamenti intensivi, dagli
animali in batteria, attraverso la trasmigrazione zoonotica- altro termine “magico”
- di virus animali all’uomo, cioè una cosa che è sempre successa, come dice lo
stesso articolo già dai primi tempi delle comunità umane, oggi ciò che è stato
reso veramente pandemico e globale è il terrore, la funzione dei media in
questa malattia è stata devastante per le nostre libertà e per i nostri
equilibri psichici e con questo sistema stanno tentando di fare la stessa cosa con le
nostre coscienze: anche noi animali da batteria con coscienze reattive uniche.
Io non ci sto. Io ora, abbraccerei chiunque senza mascherina e senza guanti e
mi farei abbracciare da chiunque perché vorrei trovare la mia felicità e la mia
forza tra le braccia di un altro o di un’altra. Lo so che in molti non sarete d’accordo,
la risposta pragmatica calcolante dell’illuminismo progressivo, ci vuole tutti
ubbidienti: la pandemia si combatte con l’isolamento, ma ne siamo veramente
sicuri? I virologi dicono di si, ma i virologi avrebbero isolato madre Teresa? Mi
aggredirete in parecchi ma io ora sono un eretico.
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