lunedì 19 marzo 2018

Parlando di libertà che non dovrebbe mai essere parlare in libertà

Johnn Locke
Peter Singer filosofo utilitarista
Qualche giorno fa mi è capitato di leggere  su FB un post di un giovane (giovane rispetto a me, ma insomma un quarantenne credo), eppoi uno di  un gruppo che farebbe politica nella mia città. Entrambi parlavano di libertà, ho fatto qualche commento suggerendo che forse prima di affrontare un tema così serio sarebbe stato interessante leggere nei loro post dei riferimenti a chi ha speso una vita  e sono molti) a disquisire su questo concetto che è stato spesso e lo è ancora oggi, utilizzato in maniera impropria  e con modalità astratte. Li invitavo insomma, ad andare più in là delle loro concezioni che sembravano essere generiche e anche superficiali ovvero l’idea di una libertà individuale che spesso sconfina con il fare sempre il proprio comodo, insomma quella concezione tanto cara oggi a tutti in questo occidente che cade a pezzi. Lo facevo anche perché entrambi hanno la pretesa di fare politica attiva sul territorio e dunque si dovrebbero far carico anche di essere portatori di cultura ideale e valoriale, che non ripercorra il piatto politicume locale.  Entrambi, il quarantenne e il gruppo, si sono rizelati , come a dire, anzi lo hanno scritto: “lasciaci la libertà di scrivere quello che vogliamo”. Non sono rimasto per nulla sorpreso dalla risposta che mi aspettavo conoscendo la supponenza e la presunzione di chi prende sempre i commenti per rimproveri e non ha capito che il mio era un consiglio a buone letture o per lo meno proficue letture. Io ho risposto che spesso la libertà di scrivere ciò che si vuole sfocia frequentemente anche nella libertà di scrivere idiozie soprattutto sul social di cui si è detto, invitandolo e invitandoli, appunto, a fare una disamina sul concetto di libertà. Fondamentalmente quello che succede ora è che nessuno più per esempio distingua tra la libertà astratta della tradizione culturale liberale e la libertà dalla necessità per esempio della tradizione culturale marxista. Parlare di queste cose oggi fa spalancare gli occhi a tutti, eppure  sarebbe il caso di ricordare che un prodotto della prima tradizione sono le tonnellate di bombe che pretenderebbero di portare la libertà in medio oriente, mentre per quelle popolazioni sarebbe più utile per loro l’applicazione del concetto di libertà, come libertà dal bisogno e dalla necessità, ovvero non una astrazione ma  l’atto concreto di determinare le proprie esistenze.  Ecco, io credo che se uno non capisce questa differenza e continua a parlare di libertà col solito refrain che in Italia dalla Democrazia Cristiana (Libertas) a Berlusconi a Renzi contin ua ad essere praticato, cioè di una astrazione e non di una pratica reale allora in questi 72 anni di storia repubblicana e di cultura politica non è cambiato proprio niente e che anzi, con la crisi della sovranità degli Stati Nazionali e con quella della democrazia rappresentativa, questo concetto di libertà per il quale ognuno può fare quello che vuole, sfocia in un egoismo senza più nessun limite, perché la libertà della tradizione liberale intesa come non interferenza degli altri sulle proprie scelte spesso non è un bene per tutta la collettività ma può ribaltarsi nell’esatto contrario. C’è uno splendido esempio del filosofo morale australiano Peter Singer  di impostazione utilitaristica. L’esempio fa riferimento alla vita quotidiana in una grande metropoli, ed è questo: se si vive in periferia e il proprio posto di lavoro è in centro, si hanno due scelte a disposizione  per raggiungere il posto di lavoro, quello di prendere l’automobile o quella di prendere la metro o un qualsiasi altro mezzo pubblico. La maggior parte dei cittadini sceglie liberamente  di prendere l’automobile per accorciare i tempi. La conseguenza è che la strada per raggiungere il posto di lavoro diventa intasata. In questo caso gli individui hanno agito secondo quel concetto di libertà conforme alle prescrizioni della libertà individuale della tradizione liberale, ovvero: ciascuno ha preso le sue decisioni autonomamente , e nessuno ha interferito nelle scelte degli altri. I risultati sono tuttavia  contrari all’iniziale desiderio di ottimizzare i tempi. Ecco, questo fa comprendere che prima di parlare di libertà, forse bisognerebbe misurarsi con riflessioni un po’ più ampie e articolate che non  le affermazioni generiche lette. Allora sostiene sempre Singer c’è bisogno di un accordo e di una cooperazione tra tutti i cittadini, che imponga limiti all’uso dell’automobile, che potrà sembrare un limite alla propria libertà personale ma in compenso però farà beneficiare di strade finalmente libere e scorrevoli. Oggi più che mai si abusa di questa idea di libertà, e non è vero che la libertà non è mai troppa, bisogna vedere chi ne usufruisce e in che a scapito o a vantaggio di chi, se non facciamo questo stiamo parlando solo della libertà di fare ognuno quel che cavolo ci pare.

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