Neti neti, quello che non puoi osservare
Se sei in grado di
osservare qualcosa, tu non sei quella cosa. Ci hai mai riflettuto? I filosofi
orientali sì, tanto da aver coniato una simpatica espressione conosciuta come
Neti neti, che dal sanscrito potremmo tradurre come: non è questo, non è quello.
In pratica, osservatore e
oggetto osservato non possono essere la stessa entità, altrimenti sarebbe una
contraddizione coi fiocchi. Per capire che cosa sono, insomma, devo prima
capire che cosa non sono. Se mi metto a osservare la mano, infatti, ben presto
mi rendo conto di non essere (solo) la mia mano. Sono molto di più di questo,
che diamine, così come sono molto di più rispetto a ogni parte del mio corpo
presa singolarmente.
Ne consegue che, se posso
osservare in modo minuzioso ciò che costituisce il mio corpo, allora io non
sono (solo) il mio corpo. Proseguendo con questo ragionamento, allora non posso
essere nemmeno la mia mente, perché in qualità di Homo Sapiens, se mi ci metto
di impegno, io posso diventare perfettamente consapevole di ogni singolo pensiero
che mi passa per la testa.
Anche le emozioni che
provo, e da cui spesso mi lascio dominare, sono un prodotto della mente. E sì,
anche queste le posso osservare, posso cioè comprendere che fanno parte di me,
sì, ma non rappresentato affatto la mia identità. Infatti, se continuo a
osservare le emozioni come farebbe lo sguardo severo di una madre nei confronti
dei propri figlioletti, queste perdono slancio e si trasformano, fino a non
essere più mie.
Quindi, neti, neti. Non
sono i miei pensieri e nemmeno le mie emozioni. Eppure, ero sempre convinto di
essere tutte queste cose. Come credere diversamente?
Che cosa sono quelle
braccia e quelle gambe e quei muscoli e quelle ossa, se non IO? Che cosa sono
quei ricordi che scorrono all’impazzata come un film visto e rivisto, che cosa
sono quei sogni e quelle speranze e quei progetti che tra mille fatiche e mille
tribolazioni cerco di costruire e ricostruire attimo dopo attimo, se non IO?
Che cosa sono quei valori e quei comportamenti che ogni giorno guidano le mie
azioni, dandomi un senso di coerenza e sicurezza, se non IO? Come potrei non
impazzire, se un giorno qualcuno mi dicesse che sono tutte illusioni, come in
un crudelissimo Truman Show?
E soprattutto, chi è che
osserva davvero? E ancora, questo osservatore misterioso lo posso osservare?
Magari, a furia di negare
questo e quello, anche questa separazione tra osservatore e osservato, in
fondo, finisce per diventare soltanto apparente e scopriamo di essere tutti la
stessa identica cosa.
Se non sei ciò che
osservi, ebbene sì, forse lo sei. Perché, alla fine dei giochi, noi siamo tutto
e non siamo niente.