Ciò che oggi sta scomparendo dalle nostre società è quello
che una volta si chiamava pensiero critico, o meglio ancora, il compito più
autentico del pensiero: riflettere sulla natura dei problemi e riformularne
altri. Il pensiero invece è stato asservito alla produttività economica e,
dunque, invece di riflettere e far riflettere è stato dirottato a un uso
economicistico e privatistico, Valgono come esempi, le riforme della scuola e
dell’Università, varate in tutta l’Europa, nelle quali il trend è quello di
eliminare gradualmente tutti i fondi per l’insegnamento universitario di
materie umanistiche e scienze sociali: il sapere deve essere unicamente
finalizzato alle competenze richieste dalle economie di mercato, tutto ciò che
non rientra in queste competenze non sarà finanziato da fondi pubblici, ma si
potrà studiare privatamente. Se vorrò per esempio fare un corso di Storia, o di
Filosofia, se vorrò approfondire arte e letteratura, mi dovrò pagare
personalmente questi corsi, attraverso il pagamento delle tasse universitarie,
ad eccezione delle materie tecnico-scientifiche. In Italia l’ultimo ministro
Gelmini si è adeguato al trend europeo. La scuola deve adeguarsi alle esigenze
sociali di mercato: quindi, tagliare e far cassa a spese delle scuola pubblica
e della qualità dell'offerta formativa. Tagliato l'Italiano al liceo classico,
distrutto l'insegnamento del Latino al liceo scientifico e nel liceo
linguistico, la Storia
e la Geografia
addirittura accorpate insieme come se fossero disciplina unica o un mero
approfondimento. Inutile
poi parlare di altre discipline come Arte e Musica, che praticamente spariscono
dai quadri orari e dai programmi ministeriali. In questa guerra tra culture, il
pensiero critico è minacciato di estinzione. Il disinvestimento da parte dei
governi rispetto a queste discipline significa che l’istruzione universitaria
nelle materie umanistiche e nelle scienze sociali diventerà un affare di
mercato tra università e individui privati che decideranno di studiare tali
materie interamente a propri spese. Questa è l’unica “libertà di scelta”
offerta dalla nostra società, ovvero: la libertà di commerciare, comprare e
vendere, il pensiero, come le relazioni umane ormai rientrano in questa unica
logica. Gli studi si fanno solo se mirati all’economia e alle competenze che la
società richiede al di fuori di questo dispositivo
il pensiero critico non ha diritto di cittadinanza, anzi, non serve. Nel
capitalismo postmoderno la logica di mercato s’impone quale ideologia
egemonica, pensare fuori da questa logica oltre che rischioso è inutile. Stessa
sorte per i sentimenti e le relazioni umane: il processo di intrecciare
relazioni sentimentali è sempre più organizzato sulla linea di una relazione di
mercato. Basta riflettere sul proliferare delle agenzie per la ricerca di un
partner sessuale o di molti siti Internet dove ogni individuo si presenta come
una merce elencando le sue qualità, le sue preferenze i suoi gusti ed esibendo
una fotografia. Nella maggior parte dei casi, una volta combinato l’incontro,
questo è quasi sempre una delusione: la ragione non sta nel fatto che noi
idealizziamo noi stessi nelle nostre autorappresentazioni, ma che queste
autorappresentazioni che diamo di noi sono necessariamente limitate alla
enumerazioni di caratteristiche astratte che noi abbiamo inserito nel profilo,
quello che manca – e che dovrebbe far scattare l’amore – è quel “ certo non so
che” che mi fa piacere una persona rispetto ad un’altra.” L’amore è una scelta
vissuta per definizione come una necessità: innamorasi è un qualcosa che deve
essere libero, non può esserci ordinato di innamorarci; e tuttavia non siamo
mai messi in condizione – attraverso questi dispositivi – di compiere questa
libera scelta. Se dobbiamo decidere di chi innamorarci, confrontando le qualità
dei rispettivi candidati, per definizione questo non è amore" (Zizeck). Ciò che si vuole
sostenere in questo post è che l’economia ormai è diventata l’ideologia
dominante. Non c’è più bisogno di rintracciare il rapporto tra struttura e
sovrastruttura come nel marxismo classico, poiché, nel momento in cui si
afferma che tutte le ideologie sono morte, se ne accetta come naturale solo
una: l’economia di mercato, al di fuori di questa niente ha più senso. D’altra
parte cosa sta succedendo oggi nel mondo? E cosa stiamo vivendo noi in Europa?
I nostri media ormai parlano solo di crisi economica e di economia, ma
soprattutto parlano di difesa delle banche e dei loro dispositivi – e uso il
termine alla maniera di Foucault - Il modo di operare delle Banche sta minando le
fondamenta degli Stati democratici e della stessa democrazia con modalità
sovversive: gli Stati e gli individui all’interno di questo dispositivo sono
soggetti consapevoli, ovvero assoggettati consapevolmente, strumenti atti a
creare interessi economici: niente di più, niente di meno.
Nessun commento:
Posta un commento