- Ormai esiste solo un rapporto di corruzione che lega la massa del pubblico all’opera d’arte contemporanea, come il drogato alla droga e finisce col contaminare anche la figura dell’artista. E’ la corruzione indotta dalla necessità di avere un pubblico, dal bisogno e dalla medesima necessità del successo a tutti i costi e dalla necessità di gestire danaro pubblico. Attraverso queste necessità, tutti sono assoggettati a diventare uomini di spettacolo così i nuovi artisti sono ragazzotti modaioli pompati dal genio dell’imitazione, della parodia, della caricatura, dei Proteo dalle mille maschere e dalle mille forme, che possono vivere solo in virtù del loro rapporto con il pubblico e del loro potere sul pubblico. E’ la demolatria, l’arte del mercato e dell’evasione, che ha contaminato piccoli e grandi cosiddetti musei di arte contemporanea, non se ne salva nessuno, neanche chi fa le pulci e con questa e tramite questa si da alla massa dei mediocri, dei venali, dei poveri consumatori quali siamo diventati tutti lo spettacolo di eventi mediocri di ciò che oggi genericamente si definisce arte contemporanea. E dietro ai cosiddetti artisti una pletora di agenti, di mediatori, di galleristi: un vorticoso giro di danaro per costruire una immagine o un evento scollegato da qualsiasi rapporto con l’oggetto prodotto. Per un momento ho sentito ancora una volta quella nausea che mi aveva attanaglia lo stomaco ogni volta che mi trovo di fronte ad una mistificazione e alla corruzione . E’ un solo unico disegno, altro che grande arte. Non è più neanche solo l’ozio del borghese, com’ era stato qualche secolo fa, perché è scomparso ozio e borghesia per fare spazio ad una brulicante massa di morti di fame che si illudono di essere o forse, più mediocremente di rappresentare qualcosa, solo perché qualcuno glielo ordina sorridendo sempre gentile da display e monitor luccicanti e colorati sempre più perfetti e sempre più reali del reale. Obbediamo come i dannati della terra a un unico imperativo: l’ethos dell’apparire come fatto mediatico e niente altro. Ecco spiegato il gesto dell’appiccare il fuoco a cosiddette opere. Gli spacciatori, come gli artisti, i tossici come i galleristi e quelle “opere” in questi posti testimonino soltanto questo. So in cuor mio tristemente che oggi è così : è la miseria del nostro tempo. Ma so anche che non è stato sempre così, anche se prevale la prima reazione: i Braque,i Cézanne, i Degas, i Gauguin, i Kandinsky, i Manet sono stati consegnati a noi da un tempo diverso. Sono la storia dell’arte del novecento ma tra me e loro avverto una distanza abissale, inorridirei veramente se a bruciare fossero loro.Smettiamola di fare i pagliacci, siamo una volta tanto seri.
Franco Cuomo
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