Questo è il nostro mondo, qui le
cose funzionano così. Twitteriamo, postiamo su FB, manifestiamo intenzioni,
emozioni, antipatie o simpatie, gusti musicali e gastronomici, esterniamo su
blog personali, prendiamo posizioni politiche, condanniamo ingiustizie, ma le
cose funzionano solo così. I social netwok sono l’epitome della nostra società
permissiva, la nostra società amplia il raggio di ciò che abbiamo il permesso
di fare, senza darci nessun potere aggiuntivo. E’ il modo in cui il capitalismo
contemporaneo ha economicizzato le spinte libertarie del ’68: l’illusione di
avere tutte le libertà che si chiedevano allora solo che ce le hanno
confezionate sotto forma di permessi. Chi detiene il potere sa molto bene la
differenza che passa tra un diritto e un permesso. Il diritto ci da accesso
all’esercizio di un potere a spese di un altro potere, mentre il permesso non
diminuisce il potere di colui che lo dà e non aumenta il potere di chi lo
riceve. Un esempio fra tanti: i gay non hanno il diritto di sposarsi, ma il
permesso per poterlo fare e in italia neanche quello, e così è stato con
l’aborto, il divorzio, tutti permessi mascherati da diritti..Questo in pratica
è come funzionano le cose da noi, abbiamo l’illusione di grande libertà, ma
siamo annicchiliti dal nulla e dalla immobilità fisica: non succede nulla. Chi
non riesce ad usufruire di questi permessi, non sa che farsene delle nostre
libertà e dunque esplode, incendia sfascia io dico giustamente, perché
sperimenta su di sè l’inganno: lo hanno fatto nelle banlieu di Parigi o nelle
periferie urbane di qualsiasi metropoli ora lo stanno facendo in Grecia, perché
non hanno più nulla e non sanno che farsene della democrazia che l’Europa vuole
imporgli attraverso una economia capestro, come non sanno cosa farsene gli
esclusi delle metropoli o i dannati della terra. Noi tutto quello che riusciamo
a fare è esercitare una libertà fittizia esternando il nostro dissenso, perché
questo è solo quello che ci è permesso di fare, ma soprattutto perché il potere
reale che ci da i permessi per fare un sacco di cose, ci impone poi dicktat ai
quali dobbiamo sottostare, perché oltre questo non abbiamo niente altro:
persino il voto è ridicolo in queste condizioni, perché non abbiamo autentiche
rappresentanze. Le nuove tecnologie cambiano le nostre vite quotidianamente,
costringendoci a vivere come se fossimo liberi: ci mettono davanti a questioni
che toccano in modo fondamentale le nostre vite, ma non ci danno più nessuna
possibilità di una autentica azione reale. Credo che qualcuno abbia parlato di
Internet come di un surrogato delle droghe classiche: ti da l’illusione di
onnipotenza, allargandoti la coscienza come un qualsiasi allucinogeno,ma ti
lascia seduto dietro una tastiera a digitare un pensiero che serve solo all’esercizio
di un ennesimo controllo.
Cultural studies,Queer/gender studies, urban anthropology,Conteporary Philosophy and contemporary art, politics, indipendent design, literature,art,gay life especially bears-people, electronic music,media studies. Questo blog non può essere considerato una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità predefinita. Pertanto, ai sensi della legge n. 62 del 7 marzo 2001, non può essere considerato un prodotto editoriale.
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