Ieri sera, una mia amica, riordinando
la sua libreria mi ha praticamente fatto felice, perché, tra i libri molto
vecchi ha trovato questo: è il mio primo libro pubblicato nell’ottobre del 1983:, avevo 32 anni trentasette anni fa. Io
non ne avevo più da tempo una copia, e vani sono stati i miei tentativi di
cercarlo sulle bancarelle. Ne furono stampate così poche copie che la mia
ricerca è stata sempre infruttuosa. Ieri
sera, trovarmelo tra le mani mi ha emozionato e ho ripercorso l’iter di questo
piccolo saggio. Mi laureai con una tesi sui Minima Moralia di Th: W. Adorno nel
1976, con il professor Riccardo Campa e come succedeva in quegli anni, nell’entusiasmo
di quello studio “matto e disperatissimo”, invece di cercarmi un lavoro ( era
già difficile allora, non come oggi però), rimasi a collaborare con la cattedra
di Storia delle Dottrine politiche. Io all’epoca vivevo praticamente con Adorno, passeggiavo,
mangiavo, dormivo con lui. Chiesi al prof. Se mi permetteva di fare un
seminario sulla sua Estetica, avevamo molti studenti e allora, nelle facoltà, c’era
ancora molto impegno politico. Lui, mi rispose con un no secco, e mi disse che se volevo
collaborare – sottolineando gratuitamente- avrei dovuto organizzare un
seminario sul Trattato della natura umana
dello scozzese David Hume il terzo e forse il più radicale
dei British Empiricists dopo l'inglese John
Locke e l'anglo-irlandese George
Berkeley. Mancavano pochi giorni al Natale del 1976, io
avevo discusso la mia tesi con un bel 110 appena un mese prima. Mi ricordo che corsi
in ufficio da papà a Santa Lucia per
dirgli che il prof. Mi inseriva tra i suoi collaboratori per iniziare a gennaio
un seminario su Hume: ero felice, come lo sono stato in pochi momenti della mia
vita. Papà, che già non stava molto bene ( sarebbe morto due anni dopo) , mi abbracciò e mi chiese se mi pagavano, il
mio diniego lo deluse, ma mi incoraggiò a fare quello che mi piaceva di più allora.
Lasciai il corso a settembre del 1978,
papà, se ne era andato a giugno e io non potevo più fare il figlio di famiglia.
Trovai un lavoro come docente nei corsi di formazione, un lavoro che trovavo
allora umiliante per me, ma che mi permetteva di portare un po’ di soldi a
casa. Così, tra defaticanti e spesso mortificanti lezioni di Cultura generale a
ragazzi poco più piccoli di me, per sopravvivere a quella quotidianità
alienante , ripresi a studiare e a scrivere e di cosa potevo scrivere se non di
Adorno? Ripresi tutti i miei vecchi appunti, le mie letture e scrissi il testo
che vedete, con la Olivetti lettera 22 di papà. Mi si in forma scritta quello
che avrei voluto fosse il mio corso di Estetica col professore Campa. All’epoca militavo nel PCI e ero molto amico del
senatore Pietro Valenza, zio Pietro, per quelli della sezione di Vico Equense ,
parlai con lui: mi voleva bene, mi chiamava appena tornava da Roma e spesso lo
accompagnavo in lunghe passeggiate: Pietro Valenza era un intellettuale che si
era formato all' esperienza di
"Cronache meridionali", con Giorgio Amendola, Francesco De Martino,
Mario Alicata, Giorgio Napolitano, Rosario Villari e tanti altri, tra l' inizio
degli anni Cinquanta e i Sessanta. E poi a Napoli, con Gaetano Macchiaroli, fino al periodo della direzione della rivista
"La città nuova", nel
tentativo - purtroppo incompiuto - di unificare i due filoni essenziali del
meridionalismo laico (l' altro era "Nord e Sud"), venuta meno ogni
ragione storica di contrasto. E fu lui che mi chiese di leggere il mio
dattiloscritto. Glielo portai un pomeriggio, io ero molto timoroso, lo lesse in
un pomeriggio sulla terrazza della sua casa davanti al mare e mi disse: “Portalo
a Aldo Trione (il professore Trione) saprà lui cosa farne”. E così, a via
Vittoria Colonna numero 30, cominciò la mia avventura di scrittore J filosofoJ. Conobbi un raffinato
studioso di filosofia estetica che era ed
è ancora il prof, Aldo Trione e la responsabile delle edizioni Tempi Moderni,
la analitica e attenta Marzia Rocca, che purtroppo non c’è più… e poi tra
correzioni di bozze, e brevi lezioni ritagliate al mio lavoro che mi dava da
vivere e di lì a poco altre collaborazioni con l’università…uscì questo libretto con la prefazione del professore
e un suo articolo su IL Mattino. Averlo tra le mani ieri sera mi ha riportato alla mente tutto questo.
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lunedì 13 gennaio 2020
sabato 11 gennaio 2020
SUL NUOVO DISEGNO DI LEGGE SUL GOVERNO DEL TERRITORIO PRESENTATO DALL’ASSESSORE REGIONALE DELLA GIUNTA DE LUCA: BRUNO DISCEPOLO.
Assessore Giunta Regionale: architetto Bruno Discepolo |
Stamattina al palazzo Serra di Cassano si
riuniranno in una assise pubblica intellettuali e ambientalisti per discutere e
soprattutto evidenziare i pericoli che si nascondono, neanche poi tanto,
nel nuovo disegno legge sul governo del
territorio che sarà presentato ad opera dell’architetto Bruno Discepolo, assessore all’urbanistica della Giunta De Luca.
Chi scrive non è nuovo a questi “disegni”
legati al mondo delle costruzioni, “disegni” che dietro l’apparente volto di
regolare e tutelare consumo di suolo e paesaggio sembrerebbero invece il
grimaldello per forzare le ormai inesistenti norme urbanistiche andate in
deroga a tutto, per ulteriori interventi costruttivi su un territorio già
ampiamente compromesso.
Attraverso questa legge, la Regione vorrebbe affermare che la qualità della concezione architettonica e l’inserimento di nuovi interventi edilizi e infrastrutturali secondo criteri di salvaguardia, innovazione e valorizzazione sostenibile del paesaggio naturale e di quello storico urbano, costituiscono un valore identitario e un patrimonio regionale e come tali rappresentano un diritto non comprimibile di tutti i cittadini.
Nel frattempo però in Regione Campania vige ancora il
Piano Casa Campania che doveva essere valido fino al 31 dicembre 2020 e che invece nel nuovo disegno sembrerebbe diventare definitivo. In pratica quelle domande che si potevano presentare fino al 31 dicembre del 2020 potrebbero presentarsi anche oltre questa data per la realizzazione di interventi che prevedono l’ampliamento fino al 20% degli edifici residenziali e il cambio di destinazione d’uso di quelli a destinazione produttiva, che possono quindi sfruttare la volumetria interna.
Il tutto – viene
presentato, lo ripeto,- come uno strumento di tutela del paesaggio e della “buona
architettura”, ma non è cosi.
Esso si presenta come un
testo unico e accorpa diverse leggi tra cui anche quella sui box interrati, in pratica, nel
disegno si tenterebbe di far passare
le aree sopra i box interrati come suoli già urbanizzati e quindi, secondo la
medesima legge, utilizzabili prioritariamente rispetto a quelli intonsi, sempre
nella ipocrita prospettiva di preservare il consumo di suolo.
In pratica,si
renderebbero quei suoli terreno edificabile. Questo sarebbe
un’ulteriore schiaffo al territorio soprattutto in Costiera Sorrentina, dove
molte di quelle aree che dovevano essere
ripiantumate sono rimaste sospese, nell’attesa di una legge come questa che ne
potesse consentire l’utilizzo edificabile con la giustificativa ipocrita di
risparmiare cosi il suolo agricolo che comunque nello stesso disegno di legge
non è tutelato, anzi.
Insomma un pateracchio
ad uso e consumo dei costruttori. Cosi
dopo 20 anni di millantate "garanzie"
che sui parcheggi sarebbe tornato tutto
"come prima o meglio di prima"
ora con questo disegno si configura la possibilità di utilizzare le centinaia di
aree soprastanti i parcheggi per” interventi migliorativi”.
Ma ancora più preoccupanti appaiono le disposizioni sugli interventi costruttivi, perché, questi, invece di essere limitati, con urgenza
specie in aree cosiddette sotto tutela, saranno
incentivati attraverso
interventi di demolizione e
ricostruzione, che possono ottenere un premio volumetrico fino al 35%, e quelli
di riqualificazione con contestuale delocalizzazione degli edifici situati
nelle aree a rischio sismico, idrogeologico e vulcanico.
Anche in quest’ultimo caso, il cosiddette bonus di
cubatura, in pratica un premio se realizzi al meglio più volumi, può arrivare
al 35%.
Questo
leggendo le 59 pagine dell’allegato
DGR 527,2019 . Ora VAS, farà un tentativo di presentare
osservazioni a questo disegno di legge aberrante, come già quelli precedenti
atti a scardinare e liquidare un PUT
ormai inesistente- si chiede fino a
quando si dovranno sentire ancora queste menzogne millantate per meccanismi di
protezione del paesaggio e del territorio ? Fino a quando dovremo ancora ascoltare
l’abuso e lo stupro del termine “paesaggio naturale “? . Questo disegno legge
si colloca- come un ulteriore strumento di sfascio -tra quelle normative che
non tutelano un bel niente tranne che l’interesse dei costruttori.
Forse
sarebbe meno ipocrita se da questi documenti si togliessero definitivamente i
termini di: tutela del paesaggio e di consumo di suolo. Quello che sta
accadendo a Vico Equense e in tutta la Costiera Sorrentina orma rappresenta
degnamente l’attuazione di questi disegni per il “governo “ del territorio. GRAZIE architetto Discepolo, Lei non poteva fare un regalo migliore al paesaggio della Sua città e della Sua terra!
Franco Cuomo , Coordinatore del Circolo VAS “Giovanni Esposito”,
di Vico Equense.