Dissoluzione del linguaggio, inesistenza di
concetti, l’aver scelto Twitter come social network, dove bisogna dire tutto in 140 caratteri, ma
ci si riesce anche con meno, testimonia l’intenzione di parlare con slogan
pubblicitari rapidi e veloci, ma soprattutto vacui. Renzi e i suoi accoliti
sono riusciti a sdoganare anche l’Horror vacui, la paura del vuoto, che con la
Leopolda 6 diventa l’elogio dell’orpello, della bugia, della falsità, dell’idiozia,
delle utili vergogne, insomma: tutto va bene per riempire il nulla. Vittorio
Sgarbi , che trovo insopportabile, mi ha rubato una battuta che io avevo già
fatto per la prima Leopolda, ma si sa, lui è super mediatico io no: alla Leopolda 6
preferisco quel gran pezzo della Ubalda tutta nuda e tutta calda. Così con questa Leopolda 6 che si espande con meno
di 140 caratteri su Twitter si celebra l’elogio della povertà di pensiero e la sua
morte definitiva: dall’homo sapiens all’homo
insipiens. La sfida contro l’idiozia è
perduta: super sintetici e efficienti, a morte i professoroni e gli
intellettuali, mentre una stampa asservita e una televisione pure descrivono una
realtà fiabesca dove trovano spazio Biancaneve/Boschi , molti nani, Belle
addormentate/Madia ( ispirate), fatine buone e volenterose /Serracchiani, per
le quali questa Leopolda 6 è un grande valore aggiunto alla storia di un PD che
diventa il castello assediato e l’unica espressione della verità fiabesca che
si racconta. Spariscono i poveri, i disoccupati, gli sfruttati da contratti
capestro, i trombati dalle banche, tutto si diffonde con un twit, con un
liveblog col video integrale della Serracchiani. Mi chiedo: Qual è il confine
esatto tra la ragione e l'idiozia? E soprattutto, esiste più oggi un simile
confine, una simile frontiera? Nel mondo renziano delle varie Leopolde ovvero
il mondo dell’homo insipiens tutto è permesso ed a tutti i livelli, basta solo
scegliere tra le miriadi di possibilità preconfezionate a disposizione e questo
è quello che viene comunemente fatto passare per libertà. Come in un grande
centro commerciale la società insipiens promuove i propri dogmi ed i propri
principi etici attraverso delle vere e proprie campagne promozionali fatte su
Twitter (programmi scolastici e corsi universitari, eventi istituzionali,
incentivi statali, giornate mondiali ecc.) affiancate da una massiccia
promozione commerciale che invogli al consumo (media, televisione, riviste
specialistiche, risultati di studi pseudoscientifici, esperti ecc.). E’ chiaro
che in una società così impostata l’evoluzione naturale ha portato alla
diffusione ed al proliferare di individui homo insipiens a discapito dell’ormai
inadeguado homo sapiens!! Ovvero il gufo.
Cultural studies,Queer/gender studies, urban anthropology,Conteporary Philosophy and contemporary art, politics, indipendent design, literature,art,gay life especially bears-people, electronic music,media studies. Questo blog non può essere considerato una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità predefinita. Pertanto, ai sensi della legge n. 62 del 7 marzo 2001, non può essere considerato un prodotto editoriale.
domenica 13 dicembre 2015
lunedì 23 novembre 2015
AMBIENTE E POLITICA MISURARE PER MIGLIORARE IDEE E PROGETTI PER VICO EQUENSE.
Ok mi va bene! Ma In premessa – come
scelta filosofica dico subito che contesto il concetto di
SOSTENIBILITA’ che, mi sembra di capire, dagli interventi, dai relatori e dai
riferimenti riportati, sottenda tutta questa iniziativa . Il termine sostenibilità (o anche
sviluppo sostenibile) è entrato nell'uso comune e viene impiegato a livelli
molto diversi, dal locale al nazionale o globale, in modo piuttosto generico
per intendere un progetto o un prodotto, una politica locale o una strategia
nazionale più attenta all'ambiente. Il concetto di sostenibilità nasce nel
contesto delle scienze forestali e naturali ed è abbastanza preciso: l'uso di una risorsa naturale è
sostenibile quando il prelievo della risorsa non supera la capacità di
rigenerazione della risorsa stessa. Il concetto di sostenibilità dovrebbe
dunque essere strettamente legato al concetto di limite di uso della risorsa
naturale. Questo concetto entra immediatamente in crisi, quando viene
coniugato e fatto camminare in tandem col concetto di SVILUPPO: è mia opinione, che ogni ambientalista serio
dovrebbe guardare con sospetto al binomio SVILUPPO
SOSTENIBILE, perché il primo termine fa a cazzotti con l’idea di tutela
e rispetto e rigenerazione della risorsa stessa; in altri termini, SVILUPPO è strettamente connesso
alle logiche di sfruttamento capitalistico di ogni tipo di risorsa, sia
naturale che umana ed esso è sempre strettamente legato all’idea di crescita economica, basterebbe
questo per comprendere già come ambiente, qualità dell’ambiente, dell’aria,
delle acque e dunque, qualità delle nostre vite, non possano progredire (
PROGRESSO termine che anch’esso entra in contraddizione con SVILUPPO), o non
progrediscano necessariamente dove vi sia solamente crescita economica. E’ una
premessa necessaria perché ormai in Italia,paese fanalino di coda rispetto ad
alcuni paesi europei, l’ambiente e le
sue qualità, sono usati come fiore all’occhiello per qualsiasi iniziativa che
abbia come obiettivo un’occupazione del potere politico e amministrativo da
parte di chicchessia. Naturalmente mi posso sbagliare, ma relativamente a
questa città, ovvero Vico Equense, in Costiera Sorrentina, in provincia di Napoli,
la tutela ambientale non è mai esistita e sono stati costituiti ad hoc,
moltissimi strumenti – soprattutto urbanistici- per renderla quanto più possibile
inefficace. Questo discorso vale non solo per Vico Equense, mentre la tendenza
nazionale fa registrare picchi altissimi di interventi normativi e legislativi
volti allo scardinamento delle ancora pochissime leggi vigenti in materia di
tutela del territorio. E’ di qualche giorno fa la denuncia fatta fa tutte le
associazioni ambientaliste presenti in Costiera Sorrentina, VAS compresi, dello
sfregio ormai irreparabile apportata in un’area che il PUT, Piano Urbanistico Territoriale, strumento che si sta demolendo
da più parti, considerava soggetta a vincoli rigidissimi, sto parlando della
strada della Minerva, che da Termini, frazione di Massalubrense, porta a Punta Campanella.
In luogo della stradina sterrata e con muretti a secco, il comune di
Massalubrense – con fondi europei e con un concetto di sviluppo sostenibile dei
luoghi, per una fantomatica “messa in sicurezza” , ha costruito una vera e
propria strada carrozzabile con impianto di illuminazione. Uno sfregio ad un
luogo che doveva rimanere così com’era, nonostante non lo fosse già più per l’enorme
abusivismo edilizio presente. Il WWF difendeva l’esistenze di molte specie
vegetali che con questo intervento rischiano la sparizione, io come VAS ponevo
il problema di come spessissimo vengono usati i fondi europei per stravolgere il
genius loci di posti che se avessero
avuto la fortuna di trovarsi in Germania o in Danimarca o in Olanda, non
sarebbero stati neppure calpestati o, se lo fossero stati, lo si sarebbe potuto
fare a giorni alterni o rispettando rigidissimi controlli. Allora capirete
tutte le mie diffidenze, quando sento parlare di ambiente e politica per migliorare
questa città. Un discorso serissimo dovrebbe immediatamente controllare, se non addirittura fermare l’intervento umano che dovrebbe essere limitato entro le capacità di carico dei sistemi
naturali conservandone la loro vitalità e la loro resilienza;un
discorso del genere dovrebbe necessariamente
a spezzare il connubio deleterio usato da molti tra tutela ambientale e turismo.
La vergognosa aggressione e distruzione della piana di Seiano è sotto gli occhi
di tutti, come sono sotto gli occhi di tutti o facilmente documentabili, uno
stradone in cemento armato inutile per il progetto per cui era stato pensato e
inutile ora, o le farneticanti proposte di ascensori doppi a Villetta Paradiso
per accontentare proprietari facoltosi che hanno costruito abusi edilizi in uno
spazio dove un tempo c’erano rigogliosi vigneti prospicienti ad una costa oggi
anch’essa devastata da ogni sorta di abuso. Va bene il progresso tecnologico,
ma esso dovrebbe essere utilizzato per la produzione di beni e servizi indirizzati
all’incremento del verde esistente e alla sua ristrutturazione e/o incremento piuttosto
che all’esclusivo incremento del flusso di danaro e di consumo del territorio
come invece accade e sempre per interessi privatistici. I famigerati fondi europei
potrebbero esser chiesti per progetti di riqualificazione ambientale
autenticamente tali e non per operazioni speculative come sempre accade. E così
pure al controllo dell’’emissione di scarti e rifiuti (solidi, liquidi e
gassosi) dovuti al metabolismo dei sistemi sociali non ecceda la capacità di
assimilazione dei sistemi naturali, come invece ormai è una triste routine
delle nostre zone, asfissiate da un traffico urbano mal controllato e abusato,
o da un mare distrutto dai molti scarichi abusivi che dai rivi e dagli alberghi
vengono sversati in esso e dalla monnezza che spesso tracima dovunque gestita
spessissimo da enti in odore di camorra.Un
mio possibile progetto per Vico Equense, seguendo queste linee guida se fossi
un amministratore di questa città, credo di averlo già scritto da qualche parte
una volta. Allora:
Revocherei tutte le concessioni date sugli
arenili e sulle zone una volta demaniali per un più ampio progetto di recupero
e ristrutturazione delle coste, comprensivo di demolizioni di abusi e
superfetazioni. Un progetto curato da professionalità specifiche atte al
recupero dei litorali e del mare. Quello che si vede oggi a marina d’equa è
semplicemente indecente.
Attiverei controlli per gli sversamenti di
siero nei rivi nella zona alta per tutte
le attività casearie e attiverei controlli serissimi per ogni tipo di
sversamento in mare.
Metterei in funzione i vari depuratori presenti
sulla zona.
Abolirei totalmente il traffico automobilistico
privato dal centro urbano e o ridurrei drasticamente con divieto di transito
sulla Raffaele Bosco per la quale, invece di interventi clientelari a macchia
di leopardo come sono stati fatti fino ad ora dall’ex sindaco Gennaro Cinque,
oggi assessore ai lavori pubblici, sarebbe pensabile un progetto generale, nel
quale, la mobilità pubblica su gomma dovrebbe essere predominante rispetto a
quella privata.
Attiverei progetti di recupero agricolo e di ripiantumazione
con finalità agricole per le colture locali, anche questi, finanziabili con
fondi europei. Insomma riuscirei a cogliere un’autentica svolta di paradigma
solo se sentissi attor sociali e politici fare proposte simili. Pretendo, per
chi dice di occuparsi di ambiente un’analisi critica dell’economia occidentale oggi fatalmente
destinata al collasso, articolando un’inversione di paradigma culturale e di prospettiva economica alternativa che, proprio
per l’inversione di tendenza che propone la smetta di parlare sempre di
sviluppo, crescita economica, prodotto interno lordo ecc. ecc. Ecco proponetemi
questa ristrutturazione della società e della città e un’adeguata ridistribuzione delle ricchezze
territoriali e delle possibilità di incremento
delle risorse della natura e forse sarò convinto della bontà e dell’originalità
di un progetto di qualità ambientale e della vita. Uno degli strumenti
strategici su cui potrebbe vertere questa trasformazione è la rilocalizzazione
delle attività produttive e questa potrebbe rendere possibile una
“riterritorializzazione” dei luoghi e un più diretto contatto con i prodotti e
i mercati vicini. Tutto il resto sono solo un trito e ritrito bla bla di
politicume berlusconian/renziano al quale dico no grazie.
Franco
Cuomo, VAS –Verde Ambiente e Società,
Circolo
“Giovanni Esposito” Vico Equense
venerdì 20 novembre 2015
Una breve lettera a Cambiare Fa Bene, Organizzazione politica
Cambiare fa bene ? Si forse, dipende, cambiare cosa per cos'altro?
Intanto bisognerebbe cambiare le forme del nostro linguaggio,
bisognerebbe, per esempio, decidere di veicolare un’idea senza coniare uno
slogan pubblicitario, perché così facendo si dimostrerebbe la volontà autentica
che non si sta vendendo un prodotto, ma che invece si vuole veramente attivare
un processo. Sono due cose ben diverse, ma oggi nessuno lo sa più. Oggi non lo
fa più nessuno. Siamo abituati a partire da una frase che dovrebbe sembrare una
frase ad effetto, poi si raccoglie un po’ di nomi intorno ad essa e il gioco è
fatto. Ma questo, ed è una mia opinione, significa già partire con il piede
sbagliato. Per carità, forse non è neanche sbagliato, ma sicuramente non è la
forma migliore per affrontare le problematiche proposte poi nel cerchio nero
che racchiude il disegno del manifesto, ovvero:qualità dell’aria, delle acque,rifiuti,
mobilità, e vivibilità urbana. Queste problematiche non sono prodotti o generi
sui quali attivare delle forme di marketing, ma reali processi socio economici
sui quali e attraverso i quali si esercitano poteri e interessi che spesso cozzano
tra loro. Un esempio? Un completo risanamento della qualità dell’aria nel
centro urbano dovrebbe comportare scelte coraggiosissime nel vietare o spostare
tutto il traffico automobilistico dal centro della città, incentivando tutta un’altra
serie di soluzioni di mobilità urbana, ma come ci si colloca di fronte a opere
nefaste e purtroppo realizzate come il mega tunnel e il proliferare di opere
simili che ancora si propongono come soluzioni possibili? Chi si oppone e come ai dictat di un ente come l’ANAS che fa ancora
il bello e il cattivo tempo? Oppure la qualità delle acque, che, da noi
dovrebbe significare principalmente, ma non esclusivamente, la depurazione del
mare e poi, all’interno delle buone politiche di gestione e tutela ambientale,
arrivano proposte di far conciliare le politiche dello sviluppo turistico e la
salubrità dei nostri litorali devastati da un abusivismo selvaggio
incontrollato? Senza parlare poi dell’abuso e della pratica di gestione dei
rifiuti urbani, vero cancro di pericolose commistioni tra pubbliche amministrazioni
e società in odore di gestione camorristica. Io non riesco più a credere alle
frasi di effetto, mentre mi lasciano perplessi i progetti dei cosiddetti
ecosistemi urbani basati su un termine che personalmente ritengo devastante per
l’ambiente ovvero quello di: sostenibilità. Da qualche anno a questa parte, attraverso
questa parola, si fanno passare le cose peggiori per l’ambiente e il
territorio, specialmente nelle nostre zone. Dunque: cambiare fa bene, ma per
cosa e come? E poi la forma per dirle le cose: usciamo dal marketing e entriamo
tutti nella buona pratica delle riflessioni critiche, analizzando gli attori,
ciò che propongono e come lo propongono, solo allora potrei pensare di farmi un’opinione
seria su un argomento e solo allora potrei pensare di attivare autentici processi
di cambiamento, specialmente se questi hanno l’ambiente e la sua salvaguardia
come punto focale.
Franco Cuomo
Coordinatore del Circolo VAS Verde Ambiente e
Società, “ Giovanni Esposito”
Vico Equense
sabato 7 novembre 2015
Punta Campanella: ecco cosa resta dell'antico percorso che portava al tempio di Minerva
Oggi WWF , VAS, ITALIA NOSTRA , LEGA AMBIENTE, Centro Studi MARYON CRAWFORD, insieme a Luigi Gallo del M5Stelle ci siamo recati a via Punta Campanella.Era presente la dr.ssa Tommasina Budetta della Soprintendenza ai beni archeologici , un assessore e la stampa: Corriere del mezzogiorno, Il Mattino, Il fatto Quotidiano, Positano News. Io sono arrivato a metà percorso,per un dolore al ginocchio, ma quello che ho visto mi è bastato: al posto di un sentiero c'è una strada, l'assessore motiva con la solita canzoncina della messa in sicurezza dei luoghi e con il garantismo che i disabili debbano poter raggiungere ogni luogo. In più, la ditta dovrebbe terminare i lavori entro il 31 dicembre pena la perdita dei finanziamenti europei. Grande attivismo dunque di ruspe e di gettate di cemento. Ora, con il massimo rispetto per i disabili e per le orchidee rare, mi chiedo: ma questa non era una zona con vincoli ambientali rigidissimi? Il PUT non prevedeva in essa alcun intervento come è stato possibile eseguire questi sconci? E l'altra Soprintendenza, quella per i beni ambientali e architettonici? Dov'era? Questa discesa mi è sembrata inutile ormai, tranne che a far conoscere al resto del mondo lo scempio avvenuto. i VAS denunciano l'uso improprio del consumo di paesaggio e chiede maggiori controlli sui progetti con fondi europei che spesso sono vere e proprie macchine di distruzione ambientali. Un particolare: la ditta che esegue i lavori è la ditta PASSARELLI.
venerdì 6 novembre 2015
Punta Campanella una strada carrozzabile al posto del vecchio sentiero
Domani pomeriggio, VAS,WWF, LegaAmbiente, Italia Nostra,
Centro Studi e Ricerche Marion Crawford, insieme a rappresentanti del Movimento
5 Stelle si incontreranno sul cantiere di un progetto delirante: una strada
carrozzabile che arriva fino a Punta Campanella. Là dove, esiste una
mulattiera, un tracciato romano antico che arriva fino all'area archeologica
con i fondi europei è stato versato una base di cemento coperta con lastroni di
pietra e innalzato un muro di contenimento con lo stesso procedimento in
sostituzione del muretto a secco ricco di vegetazione rara, l’operazione si sta
eseguendo per consentire ai disabili la fruizione del sito .I VAS pensano che
progetti simili insistano tutti su un'idea falsa e pericolosa del consumo di
paesaggio e mettano seriamente in pericolo l'identità dei luoghi e il sistema
floro/faunistico del sito. Qualcuno dovrebbe argomentare su cosa significa
abuso del paesaggio o anche abuso delle aree archeologiche, un garantismo
peloso che nascondendosi dietro la fruibiltà per i disabili, fa passare vere e
proprie devastazioni e brutture su aree protette. E' già successo sopra Monte
Comune a Vico Equense, orribilmente devastato e snaturato, è già successo a via
Antignano sempre in zona alta di Vico Equense. Per questo progetto i VAS mettono sotto accusa i Fondi Europei che quasi sempre vengono calati a pioggia, senza controllo alcuno, su progettualità spesso
discutibili, un vero e proprio alibi per operazioni che sicuramente non sarebbero
consentite in altri paesi dell'Unione, penso alla Germania o all'Olanda dove la tutela e la conservazione delle aree ambientali protette è rigorosissima.
venerdì 16 ottobre 2015
Caro Eduardo, l'Italia non è un paese per gay e il tuo cattolicesimo non aiuta a cambiarlo.
Caro Eduardo,
Ti ho letto tutto, come sempre.
Ti ho letto attentamente, anche se, scusami, certi voli da catechesi non ce
l’ho fatta e li ho saltati. Mi sono chiesto, mentre leggevo, se prima di fare
il magistrato tu non volessi farti prete. Saresti stato perfetto, anche dopo
che ti ho visto in TV: mite, pacato, elegante. Sei un uomo di destra Eduardo e
non lo hai mai nascosto, sei un uomo di destra vecchia maniera, bon ton, colto,
non come quei pupazzoli ignoranti che
circolano per il parlamento italiano e fanno “politica”o sono in circolazione
ormai dovunque. Anche la tua concezione della sessualità è di destra,
fortemente conservatrice e fortemente ideologizzata. Non credo possa esistere,
e te lo dico subito, un amore omosessuale come quella di cui tu parli,una
idealizzazione estrema dell’amore, e, se esiste, perdonami Eduardo, non è vera!
E’ un artificio, come è un artificio quello degli eterosessuali che pensano le
cose come le pensi tu, sto parlando naturalmente di tutti i cattolici. Naturalmente
ti trovi come interlocutore un omosessuale libertino, nel senso più
illuministico del termine, cresciuto in altri ambiti culturali e, gli
omosessuali libertini come me, non sono un luogo comune, ma una realtà, come lo
sono quelli che scimmiottano le donne ecc. ecc. non mi dilungo perché queste
cose le sai : naturalmente,da omosessuale libertino, ho avuto anche storie
d’amore lunghissime e importanti nella mia vita, anche se una sola, per la
verità,rimane ancora tale. Una storia che oggi, nonostante siano passati 20 e
più anni dura ancora anche se molto profondamente trasformata e, quando iniziò,
non c’era nessuna “signora” che la benedì. Iniziò e basta: c’è stata passione
intensa, poi , amore profondo e incondizionato,fiducia reciproca, affetto
delicato, tradimenti colpevoli, abitudine affettiva, poi è finita dopo 14 anni.
Poi dopo un silenzio durato 4 anni ci siamo rincontrati: altre vite, altri
affetti. Ancora oggi rimane tra noi un
legame profondo e immenso di amicizia. Non abbiamo mai desiderato sposarci, non
abbiamo mai voluto o desiderato avere un figlio, né una famiglia tradizionale,
soprattutto nessuno ha mai posto la questione dell’amore omosessuale, del
sentimento profondo d’amore, nei termini in cui lo hai posto tu. Capisco i tuoi
riferimenti colti a San Tommaso, capisco questo anelito di sublime elevazione
spirituale, quasi una “ ragion pratica mistica” che permea di sé il tuo
assoluto amore o amore assoluto. Questo amore di cui parli mi sembra un
“imperativo categorico”, un’estensione del “divino amore” che tutto avvolge (
dovrebbe avvolgere ma non lo fa), ma in cuor tuo, mi domando: sei veramente
convinto di ciò? Anzi, ti pongo meglio la domanda . Sei sicuro che tu non
voglia forzare e rafforzarti in tutto ciò, perché sai che non è così? Che è tutto
più semplice, più istintivo, più naturale, anche se tutto fortemente avversato
e condannato . In fondo stiamo parlando anche di sessualità Io posso capire tutta questa costruzione fatta
di pinnacoli colti, di elaborazione raffinata del senso del sacro, ma non la
condivido. Non ne condivido neanche una sola virgola, perché in essa vedo riaffiorare
oscuro come una minaccia, il senso di colpa al quale ci ha costretto e ancora
ci costringe la Chiesa cattolica e le sue gerarchie e vedo la minaccia di
esclusione di tutti quelli che, pur essendo omosessuali, vivono l’amore con
minori ansie di legittimazione.
Fatte queste premesse – io
vorrei però evidenziare e denunciare
anche una sorta di appiattimento della
cultura gay su questa problematica,- quella del PACS e/o del MATRIMONIO come se
tutte le persone omosessuali
consapevoli, non aspettassero altro che di sposarsi o di adottare un
bambino. Questo non è assolutamente vero, come non è vero che questi argomenti
siano stati ben recepiti anche all’interno del movimento. Ci sono molte cose
ancora che restano scoperte: il coming out è difficile, il rispetto di sé è un
percorso fatto di consapevolezza maturata in contesti di civiltà che mancano in
Italia. Ti ho già scritto che se parlo col mio amico che vive da 20 anni in
Olanda di queste cose, mi guarda con uno sguardo stranito, come se stessi farneticando.
Io che vengo da una storia diversa, che molte giovani persone omosessuali oggi
neanche conoscono, ho nostalgia per una certa critica alla cultura che si
faceva all’inizio degli anni settanta all’interno del movimento e che serviva proprio a rafforzare l’identità
omosessuale, questa oggi, seriamente minacciata soprattutto tra le giovanissime
generazioni . Non sento il bisogno di un riconoscimento ecclesiale e fossi in
te, neanche lo cercherei, perché tu sai meglio di me che questa Chiesa, anche quella
di Papa Francesco per sua intima architettura, non potrà mai riconoscere
l’omosessualità o di più ancora l’amore omosessuale, pena la sua deflagrazione
e implosione. Ciò di cui sento forte il bisogno oggi è di innalzamento
culturale della popolazione e dei giovanissimi sul problema dei diritti e del
rispetto di ogni differenza o diversità. Ciò di cui sento il bisogno è di
normative che ci elevino allo stesso stato dei paesi europei, dove leggi
specifiche riconoscono dignità e diritti alle coppie omosessuali in Francia,
Germania, Olanda, Belgio, Portogallo Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia,
Islanda, Lussemburgo, Irlanda e nelle regioni spagnole di Catalogna, Aragona,
Navarra. La Gran Bretagna, la Svizzera e la Croazia stanno per approvare leggi
analoghe su proposta dei rispettivi governi, se non lo hanno già fatto! Di
questo avverto la necessità e l’urgenza, anche se, come ti ho detto, da
libertino quale sono, non mi sposerei mai. Poi, bisognerebbe fare tutta una
serie di riflessioni sulla cultura di
ogni singolo omosessuale, perché l’omosessuale non è una specie, nel senso che
gli omosessuali non sono tutti uguali tra loro, come molti eterosessuali pregiudizialmente pensano. Ma ci sono differenze di
carattere, di classe, di status, di
comportamento, per cui certi modelli omosessuali appartengono ad una certa
estrazione culturale, certi altri no, e questi determinano a loro volta stili
di vita e atteggiamenti affatto biologici.
In ultima analisi, non esiste una natura omosessuale, come non esiste un
amore omosessuale, bensì diverse culture
omosessuali e diversi modi di vivere
l’amore omosessuale, e tutti hanno o dovrebbero avere uguale dignità questa è una cosa da non
dimenticare mai, ma che oggi anche all’interno del movimento non è più
ricordata da nessuno. Essere omosessuali non deve significare esclusione e
emarginazione, ma nemmeno avere una medaglia:significa essere una persona come
tutte le altre, così è nei posti che non sono l’Italia di oggi. I pregiudizi di cui ho parlato sono purtroppo
ancora molto radicati, anche in persone di cultura medio-alta e non è raro
sentire anche persone accreditate culturalmente aprire una conversazione con la
frase: voi omosessuali , come se fossimo
una razza a parte. Questo appunto la dice lunga su quanto l’affermazione
dei propri diritti, non risolva, se non in minima parte, il problema della
necessità di una cultura delle relazioni tra gay, cioè tra di noi, una cultura
dell’identità omosessuale oggi difficilmente reperibile. Oggi tende a prevalere
l’immagine del gay tutto amore familiare
e buonismo d’accatto. Un’immagine veicolata da un certo centro sinistra, ma
anche l’operazione culturale che fai tu, come ho già detto di destra, formalizza un insopportabile cliché che mal si adatta
alle persone omosessuali. Al momento, da questo punto di vista, il panorama è abbastanza sconfortante: a noi
gay certamente sono riconosciuti molti più spazi e molti più diritti di un
tempo nelle società del capitalismo globalizzato, ma questa è a mio avviso una
situazione apparentemente rassicurante e anche
effimera, nel senso che è legata alle opportunità e alle sensibilità
politiche dei governanti, e delle culture. Poco si è fatto e si fa, per la
sistemazione e la fortificazione (perdonami i termini ) di una identità gay e
di un sistema culturale di valori, che
possa essere condiviso da tutti noi . Intanto queste “libertà” potrebbero
essere perdute in un momento , ma peggio, i comportamenti delle persone
omosessuali potrebbero essere lasciati ancora per molto tempo solo nell’ambito
del sessuale o traslati solo nell’ambito del “sublime sentimentale”,
rafforzando il pregiudizio che dall’origine della società borghese pesa sugli
omosessuali anche nella stessa definizione: in più, la scarsa formazione
culturale delle giovani generazioni, rafforza comportamenti improntati ad un
consumismo sessuale nevrotico svincolato da qualsiasi affettività, contribuendo
ancora una volta a determinare colpevolizzazioni e insicurezze. Ad un uso dei
piaceri dovremmo - parafrasando Foucault
- affiancare anche una” cura di sé” .
Ovvero una costruzione profonda di un codice, che includa sentimenti e affetti,
cultura dei valori etici da coltivare all’interno delle nostre comunità e
cultura della persona che bilanci una volta per tutte gli effetti del desiderio
falsamente liberatorio in cui spesso si resta costretti. Bisognerebbe, in
ultima analisi, impegnarsi nella seria costruzione di una scandalosa educazione
sentimentale gay e vivere finalmente, dimenticandosi di essere tali, e
avvertendosi solo come una persona qualsiasi, invece tu mi scrivi un libro per
ricordarmi che c’è un amore omosessuale che confina addirittura con Dio. No
caro Eduardo, non ce la faccio! Così è tutto troppo macchinoso e pesante,
mentre invece potrebbe essere tutto più lieve e defilato, un low profile insomma più minimale e più
silenzioso, come dovrebbe esserlo quello di tutte le persone, siano etero che omo , nel rispetto della dignità
umana e dei propri diritti .
Ti abbraccio
Franco Cuomo
martedì 6 ottobre 2015
Diciamocelo in tutta verità: la sinistra non esiste più
Ho chiosato un articolo di Franco Berardi, il mitico BiFo di radio Alice e lo condivido in pieno Eccolo:
Possiamo ben dire che gli
organismi della sinistra non esistono più, ma che, nessuno, comprensibilmente
vuole ammetterlo e nemmeno sentirselo dire. Se penso che cosa è la
sinistra del Partito Democratico che di fatto è un partito di destra, e se
penso ai suoi rappresentanti: Pippo Civati, Stefano Fassina, Gianni Cuperlo e
poi Vendola, Bersani ecc.ecc. possiamo senza ombra di dubbio dire che la sinistra
è morta e che, cosa ancora più veritiera, non se ne sente più il bisogno. Ma,
questa è una affermazione ormai scontata e se invece si affrontasse la questione
da un punto di vista un po’ meno prevedibile? Se tutti, consapevolmente e
senza nostalgie cominciassimo a dirci che
a sinistra non c’è più nulla. Se si eccettuano
gruppuscoli eroici ma stentati di un vasto numero di associazioni
e organismi di base che cercano di garantire la tenuta di alcuni
livelli molto ma molto minimi di solidarietà, mi riferisco ai molteplici centri
sociali, o a piccolissime testimonianze comuniste: il partito comunista
d’Italia, o altre esperienze simili, in Italia non c’è più nulla: la verità,
che lo si voglia o no è questa; non c’è più vita, e se mai c’è qualcosa, questa
è mera sopravvivenza di esperienze che non riescono più teoricamente e
fattivamente a fare i conti con la realtà di una società in cui la tecnologia è
diventata l’elemento agglutinante e dominante di tutto il sociale. La sinistra,
così come si presenta non partorirà più nessuna novità, se riuscissimo tutti a
dirci questa verità, forse potremmo cominciare ad elaborare una nuova visione o
nuovi scenari per rappresentarci livelli più congrui di dignità umana in un
futuro prossimo. Ieri sera, in TV la Moretti era assolutamente devastante (linguisticamente),
devastata (concettualmente), e indecente
(politicamente), così come lo era, lo è, Lilli Gruber: sfiderei
qualsiasi donna comunista o banalmente di sinistra a tentare di identificarsi
in questi due modelli, penso a Nilde Iotti naturalmente o Miriam Mafai o
Margherita Hack o Franca Rame. Dunque, la prima cosa da fare è: non parlare più
di sinistra. Una certa sinistra forse esiste ancora, per raggiunger percentuali
bassissime elettorali forse solo perché esistono ancora ultra sessantenni, ma,
una volta estinti questi ultimi il libro potrà dirsi chiuso. Come pure la
democrazia come governo di rappresentanze elette dal popolo, non esiste più,
sostituita com’è da gruppi oligarchici che si autonomino. “ Ma se sinistra vuol dire una forza capace
di immaginare una svolta nella storia sociale economica e politica
del mondo, una forza capace di attrarre le energie della generazione precaria
e connettiva, se sinistra vuol dire una forza capace di rovesciare il
rapporto di forze che il capitalismo globalizzato ha imposto
all’umanità — allora è meglio non raccontarci bugie pietose. Non c’è
e non ci sarà nel tempo prevedibile.” Perché si dovrebbe pensare che
la democrazia abbia ancora una sua verità politica dopo i fatti di Grecia e l’esperienza di Syriza? Ma non
occorreva l’esperienza greca, per sapere che la democrazia non è più
una strada percorribile. Basta ricordarsi
del referendum italico contro la privatizzazione dell’acqua,
i suoi risultati trionfali, e i suoi effetti praticamente nulli
sulla realtà economica e politica.
E allora, se la democrazia non
è una strada percorribile, ce ne viene in mente un’altra? A me no.
A me viene in mente che talvolta nella vita (e nella storia)
è opportuno partire da un’ammissione di impotenza. Non posso, non possiamo
farci niente.
Cioè, fermi un attimo. Due cose
dobbiamo farle, e se volete chiamarle sinistra allora sì, ci vuole la
sinistra.
La prima cosa da fare è capire, e quindi
prevedere.
Possiamo prevedere che nei prossimi
anni l’Unione europea, ormai entrata in una situazione di scollamento politico,
di odii incrociati, di predazione coloniale, finirà nel peggiore dei modi:
a destra. Possiamo dirlo una buona volta che la sola forza capace di
abbattere la dittatura finanziaria europea è la destra?
Dovremmo dirlo, perché questo
è quello che sta già accadendo, e le conseguenze saranno violente,
sanguinose, catastrofiche dal punto di vista sociale e dal punto di
vista umano. Dobbiamo allora smettere i giochi già giocati cento volte
per metterci in ascolto dell’onda che arriva.
Possiamo prevedere che nei prossimi
anni gli effetti del collasso finanziario del 2008 moltiplicati per gli
effetti del collasso cinese di questi mesi produrrà una recessione globale.
Possiamo prevedere che la crescita non tornerà perché non è più possibile,
non è più necessaria, non è più compatibile con la sopravvivenza
del pianeta, e ogni tentativo di rilanciare la crescita coincide con
devastazione ambientale e sociale.
La decrescita non è una strategia,
un progetto: essa è ormai nei fatti, nelle cifre e negli umori.
E si traduce in un’aggressione sistematica contro il salario,
e contro le condizioni di vita delle popolazioni. E si traduce
in una guerra civile planetaria che solo Francesco I ha avuto il
coraggio di chiamare col suo nome: guerra mondiale.
La seconda cosa da fare è: immaginare.
Immaginare una via d’uscita
dall’inferno partendo dal punto centrale su cui l’inferno poggia: la superstizione
che si chiama crescita, la superstizione che si chiama lavoro salariato. Le
politiche dei governi di tutta la terra convergono su un punto: predicano
la crescita in un momento storico in cui non è più né auspicabile né
possibile, e soprattutto è inesistente per la semplice ragione
che non abbiamo bisogno di produrre una massa più vasta di merci, ma abbiamo
bisogno di redistribuire la ricchezza esistente.
Le politiche dei governi di
tutta la terra convergono su un secondo punto: lavorare di più, aumentare
l’occupazione e contemporaneamente aumentare la produttività. Non
c’è nessuna possibilità che queste politiche abbiano successo. Al contrario
la disoccupazione è destinata ad aumentare, poiché la tecnologia
sta producendo in maniera massiccia la prima generazione di automi intelligenti.
Da cinquant’anni la sinistra ha scelto di difendere l’occupazione, il posto di
lavoro e la composizione esistente del lavoro. Era la strada sbagliata
già negli anni ’70, diventò una strada catastrofica negli anni ’80. Era una
strada che ha portato i lavoratori alla sconfitta, alla solitudine,
alla guerra di tutti contro tutti.
Perché dovremmo difendere la
sinistra visto che è stata proprio la sinistra a portare
i lavoratori nel vicolo cieco in cui si trovano oggi?
Di lavoro, semplicemente, ce
n’è sempre meno bisogno, e qualcuno deve cominciare a ragionare
in termini di riduzione drastica e generalizzata del tempo di
lavoro. Qualcuno deve rivendicare la possibilità di liberare una frazione
sempre più ampia del tempo sociale per destinarlo alla cura l’educazione
e alla gioia.
So bene che non si tratta di un
progetto per domani o per dopodomani. Negli ultimi quarant’anni la sinistra
ha considerato la tecnologia come un nemico da cui proteggersi, si
tratta invece di rivendicare la potenza della tecnologia come fattore di
liberazione, e si tratta di trasformare le aspettative sociali, liberando
la cultura sociale dalle superstizioni che la sinistra ha contribuito
a formare.
Quanto tempo ci occorre? Basteranno
dieci anni? Forse. E intanto? Intanto stiamo a guardare, visto che
nulla possiamo fare. Guardare cosa? La catastrofe che è ormai in corso
e che nessuno può fermare. Stiamo a guardare il processo di
finale disgregazione dell’Unione europea, la vittoria delle destre in
molti paesi europei, il peggioramento delle condizioni di vita della
società. Sono processi scritti nella materiale composizione del presente,
e nel rapporto di forza tra le classi.
Ma naturalmente non si può stare
a guardare, perché si tratta anche di sopravvivere.
Ecco un progetto straordinariamente
importante: sopravvivere collettivamente, sobriamente, ai margini, in
attesa.Praticando filosofie che rifiutano l’esistente, che rifiutano le bugie
dei media, che praticano una sobrietà intellettuale e ricercata. Riflettendo,
immaginando, e diffondendo la coscienza di una possibilità che
è iscritta nel sapere collettivo, e per il momento non si cancella:
la possibilità di fare del sapere la leva per liberarci dallo sfruttamento.
Attendere il mattino come
una talpa, fingendosi morti come fanno molti animali quando avvertono il
pericolo estremo.
venerdì 18 settembre 2015
COLORI FUORI SCENA. QUASI UNA PRESENTAZIONE ALLA MOSTRA DI OPERE DI VANNI BAIANO. FINO A DOMENICA DALLE 19 IN POI AL CIRCOLO INTERNAZIONALE DI CASTELLAMMARE DI STABIA. INGRESSO LIBERO
vanni baiano le zingare danzanti intorno ai lumini |
vanni baiano gli scaricatori di farina |
vanni baiano stazione fantasia ( il francobollo) |
vanni baiano la prima comunione di assuntina |
vanni baiano il foyer |
otto dix cabaret |
vanni baiano le pupe |
giovedì 17 settembre 2015
Soldi che si sbloccano, squali e la Bindi
Sì
sta incominciando a delineare l' affare, forse, che andrà avanti, forse, per
altri trenta anni e forse io non ci sarò per vedere come finirà; 50 milioni di
euro ( 25 per il depuratore e 25 per la rete "nuova"); già gli squali
e non i delfini, svettano sottocosta e
da lontano si intravedono le loro lugubri pinne nere. Intanto le 7000 faccine FB spacciate ad arte per un
movimento popolare, mai visto nella realtà, montato ad arte da politicanti locali
scaltri, ha fatto bene la sua parte. La Grande Onda e era necessaria a tutto questo, e Laura Cuomo ha
svolto bene la sua funzione , quella di riuscire far smuovere i soldi per un
depuratore che ne ha già ingoiati tanti e che doveva essere finito già da un
bel po’ e per un sistema fognario che prevedo che ne ingoierà tanti altri
ancora per avere risultati, se mai vi saranno simili a quelli che vediamo ogni
qual volta piove. Nel frattempo i cittadini della costiera pagano le bollette
dell’acqua alla GORI carissime,
nonostante i ricorsi dei cittadini, questi si, veri e non fittizi come quelli di FB, per un
sistema fognario che alla prima bomba d’acqua fa saltare tombini o tracimare
rivi che sversano a mare di tutto. Ora la macchina fabbrica soldi si è attivata:
il PD ( non si sa quale anima) impegnato davanti a tutti a sbloccare i dané . Per
la cronaca: non ho visto questa estate un solo cittadino per strada, ma solo faccine, improperi,
lamentele e fotografie di mare a tutto spiano, coordinate da un’attenta regia
fatta da sindaci ed ex sindaci. Poi, dopo aver intasato la rete il colpo finale è arrivato col divieto di
balneazione a Sorrento: mai si era osato tanto, ma si sa, il fine giustifica
qualsiasi mezzo. Ora affluiranno altri soldi. Gli squali, sono questi gli unici protagonisti di questa vicenda . Non
quelli che stanno nel mare inquinato sorrentino, ma quelli che nuotano tra
uffici regionali alla ricerca di altri milioni da inghiottire come fosse
plancton rigenerante. Quel depuratore doveva essere finito da anni, e così ,
incompleto com'è ha inghiottito già milioni di euro. Ora, quelli che sono stati
gli attori politici di quella grande abbuffata per una grande opera mai finita,
come vuole la tradizione italiota, si fanno promotori
della salvezza ambientale e chiedono ancora altri soldi da gestire per altre
opere da appaltare e gli allocchi del pensiero mutilato tutti al seguito come
mosche cocchiere sulla merda. Ci dovrebbe essere un limite a tutto questo, la
decenza e il buon senso dovrebbero obbligare la gente a svegliarsi invece di
cianciare di trasparenza . In questo rilancio alla richiesta di altri soldi di
trasparente non c'è nulla! Gli attori poi sono le stesse persone che da decenni
hanno gestito questo fallimento. Tutti quelli che prendono parola nella grande
onda - i maître a penser- sono stati sindaci , hanno amministrato le nostre
cittadine costiere. Si tiene fuori Gennaro Cinque, ma lui non sa che farsene
del consenso di FB , lui, fortunatamente sconfitto alle elezioni , è il
provinciale eroe dei due monti ( Faito e Scutolo), e meno male che il suo seguito
è fatto solo di creduloni equensi. E allora? Di cosa stiamo parlando ? E con
chi andiamo a parlare ? Con Casillo? Con Amato? Con Tito? Con Cinque? Con
Beneduce? Sono questi i rappresentanti della Grande Onda? Sono loro i novelli
paladini ambientali?
Si,
forse sono proprio loro quell'overflow che fa tracimare e scoppiare le fogne e
proprio per questo sono sempre loro che chiedono altri soldi per sistemare le
fogne peninsulari e per "adeguare " punta Gradelle" ad una
penisola sorrentina che non è più la stessa di quando fu progettato. Magari
l'adeguamento durerà altri 20 anni e tra venti anni bisognerà chiedere altri
soldi
per adeguarlo di nuovo. Nel frattempo la Bindi, che non mi sta simpatica, fa saltare dalla sedie le anime belle della politica locale e nazionale quando dice che la camorra è funzionale alla economia della città di Napoli e gli ipocriti si scandalizzano. Perdiamoci di vista, vi prego.
per adeguarlo di nuovo. Nel frattempo la Bindi, che non mi sta simpatica, fa saltare dalla sedie le anime belle della politica locale e nazionale quando dice che la camorra è funzionale alla economia della città di Napoli e gli ipocriti si scandalizzano. Perdiamoci di vista, vi prego.
Franco Cuomo VAS VERDI AMBIENTE E SOCIETA'
venerdì 14 agosto 2015
Sta tornando Marx o è solo moda culturale?
Dopo vari post e commenti – anche
un poco scemi e superficiali – come tutto quello che scorre su FB su attualità
del marxismo e sue possibili rivisitazioni (è mia opinione) in chiave
fideistica e scarsamente teorica, mi sono messo a scartabellare tra cose
scritte tanti anni fa da un me fresco laureato e dimenticate; una di queste era una “fortuna” critica
delle opere di Karl Marx del 1978, fatta per il corso di storie delle Dottrine
Politiche, col prof. Riccardo Campa a Scienze Politiche alla Federico II. Mi
ero laureato da due anni e il prof mi affidò la conduzione di un seminario su
Marx, avevo 27 anni. Ricordo che iniziai il seminario citando un'opera di Umberto Cerroni , La libertà dei Moderni ( La
teoria alla prova della società di massa) allora membro del Comitato direttivo
dell’Istituto Gramsci e se ricordo bene anche del Comitato centrale del PCI e
insieme portai una breve relazione sulla
storia avventurosa della diffusione dell’opera di Marx. Si parlava già di “morte
del marxismo” e il post modernismo e i "nouveaux Philosophes" dilagavano, il TIME annunciava “ Marx is dead”.
Le cose poi sono andate come sono andate, quello fu l’ultimo anno che presi la
tessere del PCI, presa la prima volta nel 71.Nel frattempo molti magisteri
filosofici sono tramontati, ma il padre del socialismo scientifico sembra essere
ancora oggi un grande problema aperto e soprattutto sono in molti che lo stanno
ristudiando.
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Dunque iniziai quel seminario facendo mie le parole di Umberto Cerroni.
“La diffusione dell’opera di Marx
è la storia di una colossale sfortuna editoriale”. Poi continuai “ La prima
opera marxiana importante, la Critica
della filosofia hegeliana del diritto pubblico, che è del 1842-43, vide la
luce tra il 1927 e il 1929, uno stacco incredibile. La Questione ebraica esce nel 1844 in tedesco ma in italiano solo nel
1899. I Manoscritti economico filosofici
del 1844 si pubblicarono postumi in Inghilterra nel 1932 e in Italia nel 1949. L’Ideologia tedesca, composta nel 1845, venne stampata nel 1932
sempre in Inghilterra. Sono testi fondamentali , come ognuno sa per un
approfondimento della filosofia marxiana, eppure questi testi rimasero ignoti
per moltissimi anni, quasi un secolo, sicché, alcuni ideologi del marxismo –
Lenin e lo stesso Gramsci – li ignorarono. Il secondo volume del Capitale vide la luce in Italia nel 1946
e il terzo dieci anni dopo. I famosi Grundrisse
, composti attorno al 1859, appaiono in lingua originale nel 1939-41 e in appena
dieci anni fa. Si può parlare allora di “un” marxismo? Tutto quello che abbiamo
ricevuto fino ad ora è il frutto di un marxismo stratificato, filtrato
attraverso una congerie di interpretazioni che sicuramente andrebbero tenute
separate dall’autentico cammino di Marx. Ora, se proprio si vuole istituire un
rapporto tra Karl Marx e i paesi socialisti si potrebbe dire: Marx previde che
una serie di paesi sarebbero diventati socialisti, sbagliando pure, e questa
previsione non l’ha fatta Kant, né Smith, né Hegel. Dopodiché la responsabilità
è di chi ha costruito quelle società così come sono. Marx, si sa, aveva dato ben
poche prescrizioni per l’avvenire.
Gli studenti sono invitati alla
discussione.
Febbraio 1978
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Il seminario durò fino a maggio mese in cui finì il corso e fu molto seguito,
con grande soddisfazione del prof che però, dopo la morte di mio padre,
avvenuta nel giugno di quello stesso anno, mi scaricò molto impietosamente
privilegiando due suoi protetti che oggi sono ordinari a Napoli nella stessa
facoltà o forse in pensione. Oggi, dopo tanti anni, i commenti che - ripeto ho trovati un po' provvisori e generici, compresi i miei - mi hanno riportato alla memoria quel seminario e mi chiedo se veramente c'è una ripresa degli studi marxiani o ci troviamo davanti a una delle ennesime mode culturali.
domenica 9 agosto 2015
Derrick de Kerckhove e Vico Città cablata
Derrick de Kerckhove |
8 agosto, ovvero ieri, ma già il 7 sera a Vico Equense
black out telematico: telefoni muti, bancomat scollegati, internet assente, non
si naviga né con smartphone, né con chiavette. Forse lunedì o martedì si
ritornerà alla normalità ma quella normalità non sarà molto dissimile
dall'isolamento di questi giorni:
internet a Vico Equense è una chimera, la connessione wifi Free City, fa
ridere, se stai in piazza il tuo smartphone è praticamente bloccato e gira a
vuoto col 3G, se va bene, altrimenti gira a vuoto con E! Qualche mese fa con un convegno a cui
prestarono la loro faccia e la loro professionalità un massmediologo di fama
internazionale e la Società di Cominucazione Media 2000 e vari mammasantissima
della cultura accademica e non : Derrick de Kerckhove direttore del Programma
McLuhan in cultura e tecnologia, Lello Savonardo, docente presso l’Università
Federico II, Maria Pia Giovannini, dell’Agid, Cesare Protettì, direttore del
master di giornalismo alla Lumsa, Giovanni Santella, dell’Agcome e Maria Pia
Rossignaud direttore della rivista Media 2000 sancirono che Vico Equense,
grazie alla rete di fibra ottica che l'ex sindaco Gennaro Cinque aveva
sistemato insieme si tubi del gas - era diventata la città più connessa del
mondo, in pratica in quel convegno si disse che stavamo più avanti di Olanda e Danimarca
tanto da fargli dichiarare:” A Vico Equense siamo
arrivati prima degli obiettivi fissati dall’agenda digitale europea dotando la
città di un’infrastruttura in fibra ottica capace di garantire ai cittadini e
alle aziende una banda massima di 1gigabyte”, non so quanti siano d’accordo a
Massaquano , Moiano, Arola e molte zone
alte . Tralascio i contenuti espressi in quell'occasione dai due insigni intellettuali,
soprattutto de Kerckhove, che forse, consapevole di non andare oltre Vico
Equense, dette il meglio di sé nelle sue incomprensibili affabulazioni,
dimentichi forse che la UE, ha collocato l'Italia al penultimo posto ( dopo ci
sono solo la Grecia e la Turchia) per la copertura la velocità dei collegamenti
internet in Europa. Tralascio che quel convegno farsesco e bugiardo incuriosì -
per i contenuti mirabolanti sostenuti dai due mega intellettuali - anche Rai 2
che tramite i giornalisti di Caterpillar, intervistò l'ex sindaco-
ridicolizzando tutta l'operazione: l’ascolto di quell’intervista, per chi
riesce ancora a trovarla è esilarante. Di fronte a questo scatafascio mediatico
e a queste bugie mi chiedo sempre perché professionisti, che si professano
seri, si prestano a simili buffonate, ma soprattutto perché poi tacciono di
fronte a simili disservizi. Il black out di due giorni fa certamente non è
dipeso da loro, ma sulla completa inefficienza dei collegamenti internet a Vico
Equense, forse dovrebbero dire qualcosa, soprattutto de Kerckhove che molto
invece disse in quel convegno farsa del 28 marzo scorso. L’onestà intellettuale
è una cosa seria, molto ma molto,seria!
Franco Cuomo VAS- Verdi Ambiente e Società