martedì 29 novembre 2011

UN ATTO ANTIDEMOCRATICO E POLITICAMENTE SPREGEVOLE



Nel Consiglio Comunale di lunedì 28 u.s., il rinvio  a data indefinita della discussione e delle decisioni in merito alla problematiche connesse all’installazione delle antenne di  telefonia, rinvio richiesto, con motivazione pretestuosa, dalla maggioranza consiliare e concordato successivamente anche con i Consiglieri Starace, Scaramellino e Maresca ( assente Dilengite per motivi familiari), rappresenta a parere dei VAS, un atto antidemocratico e politicamente spregevole. Lo rappresenta ancora di più, all’indomani della trasmissione Report di Milena Gabanelli, dove sono stati denunciati i giochi di potere delle società di telefonia e i rischi antenne sulla salute dei cittadini e in un momento in cui questa amministrazione sta velocemente attuando una variante che prevede sette antenne sulla vecchia  Casa Comunale contro le tre già previste dal vecchio progetto!
Calate le maschere ipocrite, si è capito chiaramente che la salute dei cittadini non è certamente la preoccupazione del Sindaco Gennaro Cinque e di tutti i Consiglieri Comunali, assenti a parte!
E’ ancora più triste e sconcertante il constatare che all’interno del “Breve resoconto del Consiglio Comunale del 28 novembre” riportato sul sito di In Movimento per Vico” non si faccia menzione né alla sospensione della seduta, né all’inversione dei punti all’ordine del giorno.
I VAS intendono ribadire che continueranno la lotta contro le installazioni di antenne di telefonia mobile sulla vecchia Casa Comunale e in tutto il centro cittadino e lo faranno insieme ai veri e convinti sostenitori di questa battaglia di civiltà, e non con quelli per i quali la dignità politica sembra essere una qualità del tutto sconosciuta!
Franco Cuomo VAS 
Circolo AEQUA
Vico Equense

RINVIATA NUOVAMENTE LA DISCUSSIONE SULLE ANTENNE AL CONSIGLIO COMUNALE del 28/11/2011

         Mentre la maggior parte dei giornali nazionali, dopo il servizio denuncia della Milena Gabanelli a Report sulla pericolosità riconosciuta dell’uso dei telefonini e delle radiazioni elettromagnetiche delle antenne particolarmente sui bambini, tale da indurre il CSS ad affermare,dopo anni di silenzio e omertà al servizio delle lobby della telefonia , il “principio di precauzione” a difesa della salute dei cittadini, i nostri consiglieri maggioranza e opposizione unanimi  hanno ritenuto l’argomento così poco importante da rinviare per la terza volta la discussione in consiglio comunale. Tutto questo mentre la giunta ha approvato il nuovo progetto presentato dai gestori di telefonia mobile che prevede ben CINQUE antenne, contro le tre del precedente progetto, da installare sul tetto della antica casa comunale e volutamente camuffato all’interno dell’ orologio della torre, e un comitato di cittadini da mesi si batte contro l’installazione nel centro abitato della città. Che tristezza!!! Un esempio di  un buon e rinato doroteismo, all’altezza dei compiti e ruoli che questo consiglio comunale nella sua interezza ha adottato. Qualcuno ha riferito che per puro atto di cortesia nei riguardi del consigliere Dilengite assente per motivi familiari l’argomento proprio per la sua importanza è stato rinviato, una atto di cortesia della durata di pochi secondi, perché ai successivi punti quando si è trattato di discutere sul rinnovo della commissione paesaggistica, di dubbia legittimità , cade di colpo ed ogni gruppo consiliare secondo l’intramontabile “ manuale cencelli” nomina i suoi fidati tecnici, tutti esercenti la propria attività professionale a Vico. Più che una commissione possiamo parlare di commistione di interessi. Che tristezza! Questo è il nuovo corso? Questo è porsi oltre la partitocrazia?   

Un vecchio ordine sta morendo e in nuovo ordine non si vede ancora” 
Antonio Gramsci 

  

Editoriale Sito Nazionale VAS del 28 novembre 2011 Il Falso Mito dei Sacrifici ovvero la Dissacrazione dei Sancta Sanctorum della Economia di Antonio D’Acunto



  La felicità collettiva, in senso epicureo o la santa comunità agostiniana,  la realizziamo se neghiamo i sacrifici, ci contrapponiamo alla loro  religione, e cioè  DISsacriamo questi falsi Dei ed i loro sacerdoti, dando al prefisso  dis tutta la valenza sia latina di  negazione che  greca di male, di   mancanza  qualità, di degrado.”
Partiamo oggi da Monti e dal suo Governo? Sono sotto gli occhi di tutti le immani catastrofi ambientali che colpiscono il Mondo e, anche in questi giorni,  l’Italia:  le alluvioni, le frane, le esondazioni, i  fiumi  di fango,  le vittime, gli immani danni,  dalla Liguria alla Sicilia. Sempre più rari sono i negazionisti del cambiamento climatico quale origine di tale calamità; da oggi,  lunedì 28 novembre a sabato 10 dicembre si terrà a Durban, in Sud Africa, la 17° Conferenza Mondiale ONU sul Clima. Non è di una gravità  estrema che l’Italia si presenti a tale appuntamento,  di fondamentale importanza per il Pianeta,   senza che il Capo del Governo e,  a parte la formale audizione in Commissione Ambiente del Senato del  Ministro dell’Ambiente,  l’intero Parlamento abbia  discusso la questione ed abbia approvato le proprie  scelte sulle quali confrontarsi?  Il Presidente del Consiglio o  ignora la esistenza stessa della questione e  dell’appuntamento e o li ritiene  “tecnici” e perciò  da delegare direttamente al Ministro dell’Ambiente, senza avere minimamente consapevolezza che la intera economia reale mondiale, la pace, la cooperazione, lo sviluppo sono strettamente legate alle decisioni della Conferenza. La delega in bianco al Ministro Clini, già Direttore generale del Ministero dell’Ambiente, è, poi densa di gravissime preoccupazioni per il Suo  ben noto percorso personale rispetto alle questioni dell’Ambiente, alle incredibili prese di posizioni alla ultima Conferenza di Copenhagen con cui equiparava il nucleare alle fonti rinnovabili!  ed alle ultime dichiarazioni  su Ogm ed ancora sul Nucleare, brillantemente ed efficacemente contestate da Simona Capogna,  Vice Presidente Nazionale VAS.   E’ perciò parimenti grave  il silenzio -  a parte addirittura qualche  dichiarazione a  sostegno di  Clini -  delle forze politiche della ex opposizione a Berlusconi sull’assenza di un documento del Governo e del Parlamento sulla Conferenza di Durban, nonché sulla  costituzione della  delegazione   e del modo della sua realizzazione.  Ciò, purtroppo sta avvenendo nella  logica della sacralità ed intoccabilità dell’operato di Monti indipendentemente dalle scelte; se prima le gravi vicende personali di Berlusconi facevano da copertura al silenzio sulla moltitudine delle scelte sbagliate, oggi il dogma che copre tutto è l’intoccabilità di Monti, indicato come  l’ultima spiaggia per la salvezza dell’Italia!
Passa così sotto silenzio un altro gravissimo  attacco alla Costituzione, lo svuotamento dell’Articolo 81, che disciplina le regole  del bilancio dello Stato. La nostra Costituzione prevede saggiamente che siano la discussione parlamentare sul bilancio ed il conseguente documento finale il cuore delle scelte politiche, degli obbiettivi  da realizzare, in una  connessione stretta, unitaria, indissolubile con la scelta delle vie  per realizzarne la loro copertura finanziaria: e’ in tale momento che si realizza compiutamente in una democrazia parlamentare  il confronto  tra gli interessi e le diversità ideali, culturali, sociali rappresentati  dai Partiti Politici presenti in Parlamento: se voto missioni di guerra e  potenzio gli armamenti,  sottraggo risorse all’ambiente, alla cultura, alla scuola, ai disabili, agli ospedali; se voto tasse su stipendi e salari di pensionati e  lavoratori a basso reddito, ne chiedo meno e perciò regalo a chi ha molto. La contestualità delle scelte di spesa e delle scelte di entrate  è chiarezza politica, trasparenza, certezza.
E la Storia  del nostro Paese - fin quando è stata  democratica e costituzionale -  è sempre stata questa: solo eventi eccezionali  ed imponderabili - l’alluvione del Polesine e di Firenze, i terremoti dell’Irpinia, del Friuli, del Belice portavano a manovre eccezionali fuori dalla discussione del bilancio annuale, decise autonomamente dal Parlamento Italiano, senza missioni e condizionamenti dall’estero. Siamo ora all’assurdo per cui non si esaurisce una manovra dell’ordine di grandezza del  bilancio dello Stato che già è pronto un nuovo decreto per una manovra sempre dello  stesso ordine di grandezza, delle decine di miliardi di Euro. Senza essere Santoni della Economia, o ancor  di più senza sapere né leggere né scrivere,  che credibilità può avere un soggetto, in questo caso lo Stato Italiano, che opera in tal modo?  Monti, come peraltro i suoi predecessori, Berlusconi e Tremonti, superesperti della loro  Economia,  per il ruolo che svolgono, sicuramente hanno almeno letta la Costituzione; come fanno, se in buona fede,  a non comprendere la difformità profonda del loro agire dalla volontà Costituzionale? Io Penso che lo stesso Presidente della Repubblica, garante primo della Costituzione, debba intervenire, fermare qualsiasi altra manovra ed imporre  che tutta la Questione Economica del Paese venga riportata alla discussione ed al voto  sul Bilancio, dove  si capiranno le reali volontà e le scelte di ogni forza politica. Se si vuole rispettare veramente la Costituzione, non vi può essere  altra via,  anche se dettata dalle potenti banche internazionali o da Sarkozy e dalla Merkel.
Ma la crisi,  letta -  in contrapposizione ai potentati finanziari ed economici che l’hanno generata e la stanno gestendo -  dal versante dei sacrifici e degli interessi generali del Paese, di oggi e del futuro, per poter aprire nuovi percorsi,  pone la necessità di dissacrare  certezze delle economia nazionale, tabu incontestabili.
Sicuramente il primo riguarda l’Euro* sotto due fondamentali aspetti: il primo come scelta  della adesione ad esso come moneta nazionale.  In una pesante subalternità politica, economica  a Germania e a Francia,  in una Europa inesistente come realtà istituzionale e di  pari dignità tra i suoi Stati,  che interesse ha il nostro Paese ad agire al suo interno e verso l’estero con tale moneta con tutti i vincoli che ne derivano: una moneta nazionale accompagnata da una forte politica ecologista di tutela e valorizzazione delle risorse interne, a partire dalla energia solare e dalla materia da riciclare, non genererebbe miseria o collasso economico ma  creerebbe potenzialità grandi su produzioni ecocompatibile, su spesa sociale, su lavoro; in un corretto, intenso  rapporto alla pari di scambio e di solidarietà e di comuni interessi con il Resto del Mondo ne potrebbero certo  guadagnare la Bilancia dei Pagamenti ed il Debito Estero.
Il secondo aspetto riguarda il Soggetto che emette la Moneta. Il nodo del cosiddetto Debito Pubblico sta in questo innaturale ribaltamento dei ruoli tra chi  decide (dovrebbe decidere) la politica, anche quella  economica e di conseguenza quella monetaria, che in una democrazia dovrebbe naturalmente appartenere alla Collettività e cioè allo Stato e chi, anche in un Paese ad economia di mercato, ne può costituire un esecutore, cioè le banche ed ogni sistema similare. In una logica di interesse generale della Collettività, come si giustifica l’assurdo che la “Banca” emette moneta e che lo Stato acquista la moneta, pagando con complessi intrecci e meccanismi finanziari, ossia pesantissime  speculazioni, interessi da usurai?  Se lo Stato emette moneta, mai lo Stato può essere debitore con se stesso e cioè è inesistente la stessa identità, l’essere stesso  di “debito pubblico”.
Gravissima, pesantemente contraria agli interessi della collettività e tutta a favore di quelli privati e dei grandi gruppi finanziari sarebbe l’approvazione della  Modifica Costituzionale agli articoli 53, 81, 119  e 123 con la introduzione del titolo I – bis della parte seconda della Costituzione, in materia  di equità tra le generazioni e di stabilità di bilancio, in discussione anzi in fase di votazione alla Camera: si è proprio con questa definizione di interesse per le future generazioni  che il governo Berlusconi ha attivato il percorso del progressivo annientamento del peso e della funzione del bilancio dello Stato!!  Tutto, di ogni natura, sociale, educativo, assistenziale, di “tutela dell’ambiente e dei beni culturali”, anche di sicurezza  lo si farà sempre più  con il privato; il pubblico può anche scomparire! Al contrario la emissione di moneta da parte diretta della Stato, con la inesistenza del debito pubblico verso l’esterno, consente di programmare uno squilibrio tra entrate ed uscite funzionale alle cose in più che - in una nuova compatibilità di risorse e vincoli -  lo Stato,  e ciò che di pubblico e privato agisce in sintonia con Esso,   può realizzare quale reale costruzione di Ricchezza vera del Paese di oggi e delle future generazioni.
Partendo proprio da questa ultima considerazione occorre perciò dissacrare il tabù fondamentale del  PIL come indicatore della Ricchezza del Paese ed introdurre i nuovi indicatori di una  Economia che nasce dalla Ecologia; nell’Editoriale sul Sito VAS** quale specifico contributo   indicai  un   decalogo che mi sembra giusto riproporre:
 1- la Sostenibilità Energetica e della Materia nella produzione dei beni materiali e di consumo, con il crescente, fino al totale impiego del Sole, del rinnovabile e del riciclo della materia;
2 - la Tutela della Biodiversità Animale, Vegetale e  del Volto del Pianeta;
3-  la Tutela e la Preservazione integrale da inquinamento  dei Beni Comuni, Acqua , Aria , Etere;
4 - La tutela della Storia e della Cultura Umana e dei Beni  da Essa prodotta;
5 -  il Diritto di ciascuna Persona Umana a realizzarsi con il Lavoro e perciò la Politica per la Piena Occupazione;
6 - la Produzione ed il Lavoro quali arricchimento dei Valori dell’Uomo e del Pianeta; 
7 - l’Agricoltura e l’Alimentazione nella Naturalità e nella Rinnovabilità;
8 - la Salute quale Diritto inalienabile di tutti i cittadini al livello massimo consentito dalle conoscenze di oggi;
9) il Diritto alla Scuola, alla crescita Culturale, alla Università ed alla Ricerca scientifica , Umanistica e Tecnologica;
10)  la Solidarietà
Non sono naturalmente Comandamenti,  ma necessari contenuti per un radicale   cambiamento del Mondo  al mondo, profondamente ingiusto ed insostenibile,  costruito nei Sancta Sanctorum dei Templi del Potere finanziario, economico e politico di oggi.

Antonio D’Acunto, presidente onorario VAS Campania

Napoli, 28 novembre 2011

sabato 26 novembre 2011

ANTENNE: in Consiglio Comunale si fanno” proposte” mentre Gennaro Cinque e gli Uffici comunali, come caterpillar, vanno avanti per conto loro!



In merito alla proposta di variante per le antenne sulla Casa Comunale proposta orrenda sotto l’aspetto paesaggistico, culturale e storico – i cittadini che stanno lottando strenuamente per salvaguardare la salute propria e dei propri cari pensavano che mai e poi mai una Commissione Edilizia Comunale Integrata avrebbe potuto rilasciare parere favorevole a questa autentica manomissione della copertura della storica Casa Comunale e del vecchio orologio che ne rappresenta il punto più caro alla memoria di tutti.
Ed, invece , l’Ufficio Urbanistica adotta il PROCEDIMENTO SEMPLIFICATO , eliminando così il parere della CECI ( Commissione Edilizia Integrata Comunale), e già con un documento del 28 ottobre 2011 prot.28292 ha emanato la proposta di accoglimento della domanda di variante! Sono ormai passati quasi trenta giorni dal 28 ottobre : la Soprintendenza ai BB.AA. di Napoli, cui l’Ufficio Urbanistica avrà inviato, a nostro parere, il predetto documento, ha risposto nei 25 giorni a disposizione oppure ha fatto decorrere il tempo a disposizione come per le antenne di Montechiaro? E se ha risposto in tempo, ha approvato questo autentico scempio o finalmente si è opposta a questa ulteriore devastazione dei nostri beni storici ed all’inserimento di manufatti pericolosi per la salute pubblica?
Noi ci auguriamo che la Soprintendenza si sia opposta: altrimenti Gennaro Cinque e l’ Ufficio Urbanistica potranno ancora una volta cantare vittoria e prendersi gioco dei cittadini, dei comitati, dei Consiglieri Comunali, dei VAS e di tutti quelli che si adoperano per tutelare la salute dei cittadini di Vico Equense.
Franco Cuomo VAS

venerdì 25 novembre 2011

PERCHE’ UNA NUOVA COMMISSIONE EDILIZIA COMUNALE INTEGRATA (CECI) A VICO EQUENSE?



Un breve commento da parte dei VAS sul punto n.9 dell’ordine del giorno del prossimo Consiglio Comunale del 28 novembre, così articolato: “ Nomina nuova Commissione Edilizia Comunale Integrata ai sensi della legge regionale 10/1982 – ovvero della commissione locale per il paesaggio ai sensi dell’art.148 del Decreto Legislativo A2/2004 ss.
I VAS dunque si chiedono: perché rinnovare la Commissione Edilizia Comunale Integrata (CECI), eletta nel 2009 visto che la medesima risulta ancora in carica in quanto non ancora scaduta per il decorso dei tre anni previsti dal Regolamento Edilizio?
A tale proposito, siamo a conoscenza che l’architetto ARPINO, dirigente del Servizio Urbanistica, sostiene questa tesi.
Secondo l’architetto ARPINO, la legge regionale n.1 del 5 gennaio 2011, all’articolo 4, ha abrogato i commi 2 e 3 dell’articolo 41 della legge regionale n.16 del 2004, in virtù dei quali commi era stata eletta nel 2009 la Commissione Edilizia Comunale Integrata attualmente ancora in carica. Secondo l’architetto dunque, poiché questi commi sono stati abrogati, la CECI dovrebbe considerarsi decaduta e, pertanto, non essendo non essendo stata ancora varata una disposizione di legge regionale per le modalità dell’elezione della CECI, occorre operare con la vecchia legge regionale n.10 del 1982.
I VAS non concordano con la tesi dell’architetto ARPINO e spiegano il perché. I VAS ritengono che  i commi 2 e 3 dell’articolo 41 della legge regionale 16/2004, non sono stati dichiarati incostituzionali, ma sono stati solamente abrogati. Ne consegue, a nostro parere, che la nomina della Commissione Edilizia Integrata Comunale effettuata nel 2009 sia ancora pienamente valida in quanto effettuata in base alla legge vigente di allora. Il problema dunque, a nostro parere, si dovrebbe porre alla scadenza dei tre anni, cioè nel novembre 2012 . Ci auguriamo che per quella data la Regione Campania emanerà le norme per l’elezione della Commissione Edilizia Comunale Integrata.
Allo stato attuale, pertanto, la Commissione Edilizia Comunale Integrata può e deve continuare ad operare, senza alcun cambiamento, in virtù della sua piena validità.
 A sostegno della tesi dei VAS, vorrei evidenziare una situazione paradossale, ma possibile e porre una domanda. Se il Governo MONTI e l’attuale Parlamento modificassero la legge elettorale in pochi mesi, non per questo si avrebbe come conseguenza immediata la decadenza di tutti i Parlamentari?

giovedì 24 novembre 2011

Perché la tolleranza non può bastare


slavoj zizek

Dieci anni fa, quando la Slovenia stava per entrare nell’Unione europea, uno dei nostri euroscettici parafrasò una battuta dei fratelli Marx sugli avvocati: noi sloveni abbiamo un problema? Entriamo nell’Unione europea! Avremo ancora più problemi ma ci sarà l’Unione a farsene carico! È così che oggi molti sloveni vedono l’Europa: è utile ma porta anche nuovi problemi. E allora vale la pena difendere l’Unione europea? La vera domanda, ovviamente, è un’altra: quale Unione europea?
Un secolo fa Gilbert Keith Chesterton spiegava chiaramente l’impasse fondamentale della critica alla religione: “Uomini che cominciano a combattere la chiesa per amore della libertà e dell’umanità, finiscono per combattere anche la libertà e l’umanità pur di combattere la chiesa”. Lo stesso vale per i difensori della religione. Quanti fanatici difensori della religione hanno cominciato attaccando la cultura laica e hanno finito con il tradire qualsiasi esperienza religiosa? Così molti paladini liberali sono ansiosi di combattere il fondamentalismo antidemocratico e finiscono per allontanarsi da libertà e democrazia. Se i “terroristi” sono pronti a radere al suolo questo mondo in nome di un altro, i nostri guerrieri antiterroristi sono pronti a radere al suolo il loro mondo democratico in preda all’odio per quello musulmano.
Zelo xenofobo
Non si può dire lo stesso dei difensori dell’Europa contro la minaccia degli immigrati? Con il loro zelo nel proteggere la tradizione giudaico-cristiana, i nuovi zeloti sono pronti a tradire il cuore della tradizione giudaico-cristiana: cioè la possibilità per ogni individuo di avere accesso all’universalità dello spirito santo (oppure, oggi, dei diritti umani e della libertà ) e di poter partecipare a questa dimensione universale direttamente, senza tener conto del posto occupato nell’ordine sociale globale.
L’impasse dell’Europa ha però radici molto più profonde. Il vero problema è che chi critica l’ondata xenofoba, cioè chi vorrebbe difendere le preziose tradizioni europee, tende invece a limitarsi al rituale di accettare umilmente i limiti delle tradizioni europee e di celebrare la ricchezza di altre culture. Le parole della poesia La seconda venuta di William Butler Yeats rendono bene la situazione: “I migliori mancano di ogni convinzione, mentre i peggiori sono pieni di intensità appassionata”. È un’eccellente descrizione dell’attuale divisione tra progressisti timidi e fondamentalisti appassionati, sia musulmani sia cristiani. “I migliori” non sono più capaci di impegnarsi a fondo, mentre “i peggiori” sposano il fanatismo religioso, sessista e razzista.
Come uscire da quest’impasse? Un recente dibattito tedesco può indicarci la strada. A ottobre la cancelliera Angela Merkel ha detto che “l’approccio multiculturale ha fallito”. Le sue parole si riferivano al dibattito sulla Leitkultur (cultura dominante) in cui i conservatori tedeschi insistevano che ogni stato è basato su uno spazio culturale dominante che i membri di altre culture devono rispettare. Il senso di queste parole è che invece di lamentarci dell’emergente Europa razzista dovremmo fare autocritica e chiederci quanto il nostro astratto multiculturalismo abbia contribuito al triste stato delle cose.
Le culture diverse devono convivere
Se tutti gli schieramenti non condividono la stessa civiltà, allora il multiculturalismo si trasforma in reciproca ignoranza o odio regolati legalmente. Il conflitto sul multiculturalismo è già un conflitto sulla Leitkultur: non è uno scontro tra culture ma tra differenti visioni di come culture diverse possano e debbano convivere, e sulle regole e i comportamenti che queste culture devono condividere.
Dunque bisognerebbe evitare di restare imprigionati nel gioco su “quanta tolleranza possiamo permetterci”. L’unico modo di uscire da quest’impasse è impegnarsi e lottare per un progetto positivo universale condiviso da tutti. Le battaglie possibili in questo senso sono molte, dall’ecologia all’economia. Alcuni mesi fa nella Cisgiordania occupata è avvenuto un piccolo miracolo: ad alcune donne palestinesi che manifestavano contro il muro si è unito un gruppo di lesbiche israeliane. La reciproca diffidenza iniziale è svanita al primo scontro con i soldati, lasciando il posto alla solidarietà: alla fine una donna palestinese in abiti tradizionali ha abbracciato una lesbica israeliana con i capelli viola. Un simbolo vivente di quale dovrebbe essere la nostra battaglia.
E così, forse, il sarcasmo dell’euroscettico sloveno non ha colto il senso della questione. Invece di perder tempo su costi e benefici dell’Unione europea, dovremmo concentrarci su cosa l’Ue rappresenta davvero. Agisce principalmente come regolatore del capitalismo globale, a volte flirta con la difesa conservatrice della sua tradizione. Entrambe le strade portano alla marginalizzazione del vecchio continente. L’unica via d’uscita è resuscitare la propria tradizione di emancipazione radicale e universale. Bisogna andare oltre la semplice tolleranza degli altri e sposare una reale Leitkultur che possa sostenere un’autentica coesistenza. Non limitarsi a rispettare gli altri, ma offrire loro una battaglia comune, come comuni sono oggi i nostri problemi.
Traduzione di Andrea Sparacino.
Internazionale, numero 888, 11 marzo 2011

Army Of Me - Sonetto per i 31 anni


20.11.11

Army Of Me - Sonetto per i 31 anni




Army of me

In me talvolta spio:
C'è più di un inquilino,
L'uno all'altro vicino,
Isotopi dell'io.

Ognuno ha un tratto mio:
C'è un me nero e uno albino
Me vecchio e me bambino
Me diavolo, me dio,

Il me equo e il me che sbaglia
Chi è sicuro di sé
E chi è fragile paglia.

Ma tutti contro me
Si schierano in battaglia
Gli eserciti dei me 

andy violet

mercoledì 23 novembre 2011

L’illusione della democrazia


slavoj zizek


E’ un filosofo e studioso di psicoanalisi sloveno. Il suo ultimo libro è Dalla tragedia alla farsa (Ponte alle grazie 2010).

Le proteste a Wall street e di fronte alla cattedrale di St. Paul a Londra hanno in comune “la mancanza di obiettivi chiari, un carattere indefinito e soprattutto il rifiuto di riconoscere le istituzioni democratiche”, ha scritto Anne Applebaum sul Washington Post. “A differenza degli egiziani di piazza Tahrir, a cui i manifestanti di Londra e New York si richiamano apertamente, noi abbiamo istituzioni democratiche”. Se si riduce la rivolta di piazza Tahrir a una richiesta di democrazia di tipo occidentale, come fa Applebaum, diventa ridicolo paragonare le proteste di Wall street a quelle in Egitto: come possono i manifestanti occidentali pretendere ciò che già hanno? Quello che la giornalista sembra non vedere è un’insoddisfazione generale per il sistema capitalistico globale, che in luoghi diversi assume forme diverse.
“Eppure in un certo senso”, ammette Applebaum, “è comprensibile che a livello internazionale il movimento non sia riuscito a produrre proposte concrete: sia le origini della crisi economica globale sia le sue soluzioni sono, per definizione, al di fuori della sfera di competenza dei politici locali e nazionali”. Ed è costretta a concludere che “la globalizzazione ha chiaramente cominciato a minare la legittimità delle democrazie occidentali”. È proprio questo il punto su cui i manifestanti vogliono richiamare l’attenzione: il capitalismo globale mina la democrazia. La conclusione logica è che dovremmo cominciare a riflettere su come espandere la democrazia oltre la sua forma attuale – basata su stati-nazione multipartitici – evidentemente incapace di gestire le conseguenze distruttive dell’economia. Invece Applebaum accusa i manifestanti “di accelerare il declino” della democrazia.
Sembra sostenere quindi che, siccome l’economia globale non è alla portata del sistema democratico, qualunque tentativo di espandere la democrazia per gestire l’economia rischia di accelerare il declino della democrazia stessa. Cosa dovremmo fare allora? A quanto pare dovremmo continuare a riconoscere un sistema politico che, stando alla spiegazione di Applebaum, non è in grado di fare il suo lavoro. In questo momento le critiche al capitalismo non mancano: siamo sommersi da storie di imprese che inquinano spietatamente l’ambiente, banchieri che intascano bonus enormi mentre le loro banche sono salvate dal denaro pubblico, fabbriche che sfruttano i bambini per confezionare abiti destinati a negozi di lusso.
Ma c’è un tranello. Il presupposto è che la lotta contro questi eccessi dovrebbe svolgersi nel quadro liberaldemocratico. L’obiettivo è democratizzare il capitalismo, estendere il controllo democratico sull’economia globale grazie alla denuncia dei mezzi d’informazione, a inchieste parlamentari, leggi più severe, indagini di polizia eccetera. Ciò che non si mette mai in discussione è il quadro istituzionale dello stato democratico borghese.
Qui l’intuizione cruciale di Marx è attuale ancora oggi: la questione della libertà non dovrebbe essere riferita solo alla sfera politica, cioè a cose come le libere elezioni, l’indipendenza della magistratura, la libertà di stampa o il rispetto dei diritti umani. La vera libertà risiede nella rete “apolitica” dei rapporti sociali, dal mercato alla famiglia, dove la trasformazione necessaria per promuovere dei miglioramenti non è la riforma politica, ma un cambiamento nei rapporti sociali di produzione. Noi non votiamo su chi possiede cosa o sul rapporto tra i lavoratori in fabbrica. Queste cose sono lasciate a processi che esulano dalla sfera del politico, ed è un’illusione che si possa cambiarle “estendendo” la democrazia: creando, per esempio, banche “democratiche” controllate dal popolo.
Occorre ricordare che i meccanismi democratici fanno parte di un apparato dello stato borghese chiamato ad assicurare il regolare funzionamento della riproduzione capitalistica. Alain Badiou aveva ragione quando sosteneva che il nemico ultimo oggi non si chiama capitalismo, impero, sfruttamento o cose del genere, ma democrazia: è l’“illusione democratica”, l’accettazione dei meccanismi democratici come unico mezzo legittimo di cambiamento, a impedire un’autentica trasformazione dei rapporti capitalistici.
Le proteste di Wall street sono appena un inizio, ma bisogna cominciare così, con un gesto formale di rifiuto che è più importante del suo contenuto propositivo, perché solo un gesto di questo tipo può aprire lo spazio a un nuovo contenuto. Perciò non dovremmo farci distrarre dalla domanda su cosa vogliamo. Questa è la domanda che l’autorità maschile rivolge alla donna isterica: “Ti lamenti e piagnucoli: almeno sai cosa vuoi?”. In termini psicoanalitici le proteste sono una crisi isterica che provoca il padrone, minandone l’autorità. E la domanda del padrone, “Ma cosa vuoi?”, nasconde il suo sottinteso: “Rispondi nei miei termini oppure stai zitto!”.
Finora i manifestanti sono riusciti a evitare di esporsi alla critica fatta da Lacan agli studenti del 1968: “Come rivoluzionari siete degli isterici che vogliono un nuovo padrone. Lo troverete”.
Traduzione di Gigi Cavallo.
Internazionale, numero 922, 4 novembre 2011

L’illusione della democrazia

  • 3 novembre 2011
  • 15.18
Le proteste a Wall street e di fronte alla cattedrale di St. Paul a Londra hanno in comune “la mancanza di obiettivi chiari, un carattere indefinito e soprattutto il rifiuto di riconoscere le istituzioni democratiche”, ha scritto Anne Applebaum sul Washington Post. “A differenza degli egiziani di piazza Tahrir, a cui i manifestanti di Londra e New York si richiamano apertamente, noi abbiamo istituzioni democratiche”. Se si riduce la rivolta di piazza Tahrir a una richiesta di democrazia di tipo occidentale, come fa Applebaum, diventa ridicolo paragonare le proteste di Wall street a quelle in Egitto: come possono i manifestanti occidentali pretendere ciò che già hanno? Quello che la giornalista sembra non vedere è un’insoddisfazione generale per il sistema capitalistico globale, che in luoghi diversi assume forme diverse.
“Eppure in un certo senso”, ammette Applebaum, “è comprensibile che a livello internazionale il movimento non sia riuscito a produrre proposte concrete: sia le origini della crisi economica globale sia le sue soluzioni sono, per definizione, al di fuori della sfera di competenza dei politici locali e nazionali”. Ed è costretta a concludere che “la globalizzazione ha chiaramente cominciato a minare la legittimità delle democrazie occidentali”. È proprio questo il punto su cui i manifestanti vogliono richiamare l’attenzione: il capitalismo globale mina la democrazia. La conclusione logica è che dovremmo cominciare a riflettere su come espandere la democrazia oltre la sua forma attuale – basata su stati-nazione multipartitici – evidentemente incapace di gestire le conseguenze distruttive dell’economia. Invece Applebaum accusa i manifestanti “di accelerare il declino” della democrazia.
Sembra sostenere quindi che, siccome l’economia globale non è alla portata del sistema democratico, qualunque tentativo di espandere la democrazia per gestire l’economia rischia di accelerare il declino della democrazia stessa. Cosa dovremmo fare allora? A quanto pare dovremmo continuare a riconoscere un sistema politico che, stando alla spiegazione di Applebaum, non è in grado di fare il suo lavoro. In questo momento le critiche al capitalismo non mancano: siamo sommersi da storie di imprese che inquinano spietatamente l’ambiente, banchieri che intascano bonus enormi mentre le loro banche sono salvate dal denaro pubblico, fabbriche che sfruttano i bambini per confezionare abiti destinati a negozi di lusso.
Ma c’è un tranello. Il presupposto è che la lotta contro questi eccessi dovrebbe svolgersi nel quadro liberaldemocratico. L’obiettivo è democratizzare il capitalismo, estendere il controllo democratico sull’economia globale grazie alla denuncia dei mezzi d’informazione, a inchieste parlamentari, leggi più severe, indagini di polizia eccetera. Ciò che non si mette mai in discussione è il quadro istituzionale dello stato democratico borghese.
Qui l’intuizione cruciale di Marx è attuale ancora oggi: la questione della libertà non dovrebbe essere riferita solo alla sfera politica, cioè a cose come le libere elezioni, l’indipendenza della magistratura, la libertà di stampa o il rispetto dei diritti umani. La vera libertà risiede nella rete “apolitica” dei rapporti sociali, dal mercato alla famiglia, dove la trasformazione necessaria per promuovere dei miglioramenti non è la riforma politica, ma un cambiamento nei rapporti sociali di produzione. Noi non votiamo su chi possiede cosa o sul rapporto tra i lavoratori in fabbrica. Queste cose sono lasciate a processi che esulano dalla sfera del politico, ed è un’illusione che si possa cambiarle “estendendo” la democrazia: creando, per esempio, banche “democratiche” controllate dal popolo.
Occorre ricordare che i meccanismi democratici fanno parte di un apparato dello stato borghese chiamato ad assicurare il regolare funzionamento della riproduzione capitalistica. Alain Badiou aveva ragione quando sosteneva che il nemico ultimo oggi non si chiama capitalismo, impero, sfruttamento o cose del genere, ma democrazia: è l’“illusione democratica”, l’accettazione dei meccanismi democratici come unico mezzo legittimo di cambiamento, a impedire un’autentica trasformazione dei rapporti capitalistici.
Le proteste di Wall street sono appena un inizio, ma bisogna cominciare così, con un gesto formale di rifiuto che è più importante del suo contenuto propositivo, perché solo un gesto di questo tipo può aprire lo spazio a un nuovo contenuto. Perciò non dovremmo farci distrarre dalla domanda su cosa vogliamo. Questa è la domanda che l’autorità maschile rivolge alla donna isterica: “Ti lamenti e piagnucoli: almeno sai cosa vuoi?”. In termini psicoanalitici le proteste sono una crisi isterica che provoca il padrone, minandone l’autorità. E la domanda del padrone, “Ma cosa vuoi?”, nasconde il suo sottinteso: “Rispondi nei miei termini oppure stai zitto!”.
Finora i manifestanti sono riusciti a evitare di esporsi alla critica fatta da Lacan agli studenti del 1968: “Come rivoluzionari siete degli isterici che vogliono un nuovo padrone. Lo troverete”.
Traduzione di Gigi Cavallo.

L'ENNESIMA PAGLIACCIATA POLITICA DI CINQUE E DELLA SUA GIUNTA


Il sindaco e la Giunta Comunale, nonostante il Comune sia attanagliato da un debito di spese fuori bilancio di quasi quattro milioni di euro hanno varato l’ennesima pagliacciata politica, una sfrontata pagliacciata  che da sola dovrebbe far capire ai cittadini di Vico Equene  da chi è amministrato il paese. Nonostante il crollo internazionale del suo modello, ridicoleggiato e sbeffeggiato dall’Europa intera, il Sindaco di Vico Equense, senza accorgersi che il vento della storia sta andando in altra direzione continua ad imitarlo e nel farlo continua  a prendere per i fondelli i cittadini del paese che dovrebbe amministrare e lo fa con un’ennesima delibera. La delibera  è la n. 138 del 26 ottobre 2011 ovvero: “Adozione Programma Triennale delle Opere Pubbliche relativo al Periodo 2012/2014 ed elenco annuale dei lavori”. A leggerla tutta si fatica a credere che si possano proporre con tanta leggerezza interventi incongrui ed assolutamente spropositati o già presentati e contrabbandati per nuovi per un territorio come il nostro già abbondantemente devastato da cantieri che spesso iniziano lavori e poi stranamente si fermano. Vi si leggono, tra i molti interventi proposti di: realizzazione di sei parcheggi pubblici a raso per le frazioni collinari 978 mila euro (prestito con contributo regionale); Realizzazioni di parcheggi a Vico centro e frazioni per 5 milioni di euro, realizzati in project finacing ( come se non bastassero tutti quelli invenduti che già abbiamo); Realizzazione di un parco archeologico Aequano  ( dove?) , 3 milioni e 600mila euro con POR Campania; Un cinema multisala ( di cui si parla da anni ) in pieno centro, altri 4 milioni e 160mila e 40 euro in project financing; di Anfiteatri Vicani, 500mila euro. Insomma una sorta di fantasmatico libro dei sogni e di mirabilie sparato sull’incredulità dei cittadini, come il famoso ponte sullo stretto o il Mosè salva acqua di Venezia. Ma quando la smetterà questo Sindaco di raccontare panzane e di presentarle in questo modo? Quando capirà che anche la sua popolarità è già in ribasso come quella del suo modello più grande? Forse bisognerebbe - a proposito di lavori pubblici – ricordare a lui e alla Sua Giunta qualche punto e magari fornire qualche spiagazione, per esempio:
  • I lavori di sistemazione e messa insicurezza della via Raffaele Bosco, nel tratto Vico Centro/Moiano, tre lotti per complessivi 4milioni di euro! L’Amministrazione comunale di Vico non è proprietaria di questo tratto di strada, che invece è di proprietà della Regione e la cui gestione è affidata alla Provincia. Come spiega allora la previsione di spesa?
  • Perché mancano nell’elenco annuale dei lavori i primi due lotti, già finanziati da tempo , per ampliare la Scuola Elementare di via Sconduci? Ma allora è vero che il Sindaco – contrariamente a quanto promesso ai genitori – non ha alcuna intenzione di ampliare la scuola elementare?
  • Il costo complessivo di tutti gli interventi da finanziare con capitale privato ammonta a 58 milioni e 360 mila euro, pari a 113 miliardi delle vecchie lire! Se questo programma del Sindaco Gennaro Cinque e della sua Giunta venisse portato avanti senza ostacoli e non fosse così smargiassamente gonfiato, il capitale privato, impegnando 58 milioni e passa di euro, realizzerebbe e gestirebbe opere pubbliche o di interesse pubblico che stravolgerebbero letteralmente le previsioni urbanistiche del Piano Regolatore Generale. Un piano del genere andrebbe a devastare le poche zone di pregio ambientale ancora intatte o creerebbe strutture che non sarebbero pienamente utilizzate o inutili che pertanto risulterebbero antieconomiche.

 Questa grossolana e pesante aggressione al territorio, affidata per altro ad un geometra e un ingegnere, non può e non deve essere subita! Non si può più tollerare la smania distruttiva e barbara di questo sindaco che passa attraverso la privatizzazione selvaggia  ed ignora sensibilità ambientale e cultura e qualità della vita. Vorremmo ricordare che a questo Programma Triennale potrebbero portare un contributo tutti i cittadini, ovvero ogni cittadino potrebbe e dovrebbe farsi portatore di idee e di contributi e dunque sarebbe al più preso necessaria una discussione aperta a tutta la città.

Franco Cuomo

martedì 22 novembre 2011

SUL SINDACO DI VICO EQUENSE: MESCHINITA’ E PESSIMA AMMINISTRAZIONE. MA I VERI UOMINI DELLA POLITICA,PURTROPPO LA PENSANO COSI'



DEPURATORE DI PUNTA GRADELLE
Provare a descrivere cosa sta succedendo nella città dove vivo e nel paese intero è un ‘impresa difficilissima, qualcuno potrebbe subito dire: e allora non farlo. Proverò comunque, alla faccia di questo qualcuno. Nella mia città ormai non esiste più una reazione indignata ad un sindaco e ad una amministrazione che stanno devastando il territorio, ma che soprattutto hanno fiaccato o intorpidito le menti di tutta la popolazione. Non che la mia città sia stata in passato particolarmente sveglia e partecipativa verso le problematiche sociali o ambientali, ma oggi l’assuefazione ai modelli omertosi delle cittadine del Sud, rispetto alle politiche di cattiva amministrazione è ancora più vistoso. La popolazione più giovane poi, ha dato piena fiducia a questo sindaco, che passa per essere un uomo intelligente e buono che si prodiga per il bene della città. Naturalmente non è vero: mai uomo è stato tanto deleterio per la città e non è che  in passato  abbiamo avuto Soloni, ma questo, li ha superati tutti in quanto ad attività ed interventi  che rimarranno il segno della protervia e della rozza inciviltà amministrativa: lo stradone di Seiano, l’anonimo slargo dell’ex Piazza mercato ( un lavoro sul quale ancora indaga la procura), lo sventramento programmato del territorio attraverso la distruzione di aree di rara bellezza per far posto a parcheggi interrati per box auto che rimangono invenduti. Contro tutto questo,  il nulla. Il sottoscritto, con la sua associazione, composta da dodici persone, è stato isolato anche dalla opposizione che si vuole ufficiale. Di quest’ultima, divisa in due tronconi, due teste, potrei solo descrivere la scarsa incisività che oscilla tra momenti esaltanti autocelebrativi e autoreferenziali del tipo: siamo forti, siamo bravi, siamo una realtà che cambia, o momenti fatti di intollerabili e poco dignitosi tatticismi di chi va ad offrire a questa amministrazione e a questo sindaco il contributo di “ lavoro e di esperienza” , pur di avere una “visibilità”. Va da sé, che questo Sindaco e la sua amministrazione, consapevoli di queste debolezze, si rafforzano ancora di più, là dove invece bisognerebbe sferrare attacchi durissimi e coinvolgere la popolazione dormiente che spesso dorme perché non sa e non è informata, o se è informata lo è dall’ufficio stampa del sindaco o dai “giornalisti” che, pur non facendo parte di tale ufficio, riportano le notizie dell’ufficio stampa del sindaco perché ritengono che la popolazione debba sempre saper cosa “pensa” e “fa” il suo sindaco. Sono le modalità “ comunicative” di due blogger che si odiano a morte, ma che  alla fine propagandano le medesime cose, nello stesso medesimo modo. Eppure se si volesse fare veramente informazione, ce ne sarebbero di notizie da dare alla gente: altro che le sagre e i premi per le pizze o per gli chef gran gourment  e le esternazioni del sindaco. Per esempio si potrebbe  spulciare su tutti i lavori che vengono appaltati, sulle imprese che li eseguono, bisognerebbe esporsi un po’ di più e forse rischiare anche e non mettersi al telefono e farsi rilasciare “interviste” a comando. Bisognerebbe denunciare le procedure- spesso non conformi- con le quali queste attività vengono affidate ecc. ecc. Il caso dell’elettrosmog e delle antenne di telefonia mobile è solo il più pubblico ed il più eclatante dei casi: ci sono tanti altri lavori che meriterebbero una denuncia simile. Per l’elettrosmog i VAS furono i primi che denunciarono quanto stava accadendo, anche se oggi nelle interviste e nelle dichiarazioni nessuno se lo ricorda più, poi provvidamente un comitato di cittadini, il Comitato art.32, ha fatto il resto, poi si sono accodati tutti gli altri e ognuno sta facendo la sua parte. Nessuno che per esempio denunci il fatto gravissimo che il depuratore di Punta Gradelle è chiuso e che tutti i liquami vengono direttamente scaricati a mare, anche perché a chi volete che interessi il mare d’inverno ( forse solo alla Bertè che ci fece una canzone). Nessuno che si sia chiesto del perché di una scogliera soffolta davanti al Pezzolo, di chi ha eseguito i lavori, per conto di chi. O perché si è arenato il progetto della scuola elementare a via Sconduci o perché, nonostante siano stati fatti lavori recenti, la Scuola media statale  “Scarlatti” non è dotata di sistemi di sicurezza No! Queste cose non si chiedono, né si denunciano a chi importano? Tutti però sanno che il sindaco è stanco del linciaggio mediatico perpetrato ai danni della sua amata montagna di Faito ripiantumata  da coltivazioni di Cannabis. Grandi! Questi giornalisti che abbiamo, grandi veramente non c’è che dire! Grande! Pure una parte dell’ opposizione, il Partito Democratico, che chiede di apportare un contributo a questa amministrazione pur non avendo una rappresentanza consiliare perché punito dagli elettori (era riportato sul settimanale Metropolis di qualche giorno fa). Forse alla fine se lo meritavano, perché se queste sono le proposte che riescono a fare, capisco bene perché questo sindaco è il più amato dei vicani! Così, per dire queste cose, forse con una costanza ma anche con una oggettiva valutazione di cosa è veramente questo sindaco, intorno al sottoscritto e alla sua associazione, questa “attiva” ed “operosa” opposizione bicefala ha creduto- poco intelligentemente- di costruire un cordone sanitario di sufficienza. Io la chiamo la sufficienza dei presunti politici o quelli che si credono essere i veri uomini della politica. Isoliamo quel presuntuoso! Non ci porta da nessuna parte! Sa solo criticare! Sa solo aggredire, non è costruttivo!  Le denunce non servono a niente! Noi dobbiamo lavorare con Gennaro Cinque essere collaborativi: ecco! Questo è il segno della demenza raggiunta e dello stato di avanzata decomposizione che è lo stesso che poi si respira a livelli più alti, dove i costi di una crisi voluta dai super ricchi, viene fatta pagare con misure che macellano i più poveri: lo spirito collaborativo di quelli che non contano un cazzo e credono di contare, laddove sarebbe più proficuo per tutti smascherare le grossolane ed inaccettabili posizioni di questo sindaco, qui nella mia città e di difendere chi affonda lentamente nella povertà nel resto del paese, invece di chiederne ancora i sacrifici. Ma i veri uomini della politica, purtroppo la pensano in questo modo, c’è poco da fare. Per conto mio, io e l’associazione nella quale profondo il mio impegno, andremo avanti come abbiamo sempre fatto. Le   cose che mi sento dire da anni da queste persone che la storia ha di fatto condannato, non le temo. Questa è gente che ha saputo lasciato solo rovine  e ruderi e, di fatto hanno dilapidato un patrimonio di voti, che, benché esiguo, rappresentava un reale rapporto con la popolazione. Ma anche lo stesso dico a quelli che credono di essere i depositari della legalità e della buona politica, come se, il sottoscritto fosse un bombarolo: il sottoscritto e i VAS combatteranno sempre questo sindaco, e denunceranno sempre l’ingiustizia e il malcostume politico. Smascherare il sindaco Cinque non per mero personalismo, ma perché egli rappresenta il peggior modo d’intendere l’amministrazione della cosa pubblica , il peggior costume politico, la peggiore espressione di una civiltà urbana e, in quanto all’isolamento, ormai mi sono e ci siamo da tempo abituati anche perché non cerchiamo consensi elettorali ma solo che l’etica della responsabilità venga diffusa in tutti i gangli della vita civile.
 Franco Cuomo – VAS